IFO VS RIFORMA PENSIONI: “NON FA CRESCITA”

Si chiama Timo Wollmershäuser ed è uno degli economisti più importanti dell’Ifo Institute, il più importante centro di ricerca della Germania le cui analisi sono tenute in decisa considerazione dal governo tedesco e dalla Bce: ebbene, in una lunga chiacchierata con l’Adnkronos, è la riforma pensioni italiana a destare non poche preoccupazioni in quel di Berlino. «La politica di bilancio del governo italiano mette a rischio la sostenibilità del debito scaricando sulla prossima generazione il conto salato dell’impatto del reddito di cittadinanza e di Quota 100», sostiene l’Ifo attaccando l’impianto centrale delle politiche economiche del Governo Conte. Nel momento in cui le economie e le crescite di Italia e Germania si intrecciano e si “affossano “ a vicenda, per l’Ifo l’Italia dovrebbe puntare su «misure che riducano la disoccupazione, rendano le imprese più competitive e innovative e dovrebbe quindi stanziare risorse per misure che aumentino la crescita futura: questo sarebbe accolto con favore dal mercato, con la conseguenza che i premi di rischio e l’onere degli interessi sul debito diminuirebbero e ci sarebbe spazio per politiche redistributive». (agg. di Niccolò Magnani)



DURIGON RILANCIA SU QUOTA 41 E OPZIONE DONNA

Come rilanciato negli scorsi giorni dal Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega) la riforma pensioni sul fronte “femminile” viene confermata nella sua proroga: la cosiddetta Opzione Donna ha visto l’iter riavviarsi e presto saranno presentate i requisiti e le modalità per poter tornare all’accesso dell’importante misura in atto da anni per favorire una uscita anticipata per molte lavoratrici. Durante un intervento a Monfalcone, Durigon ha – oltre che rilanciato la proroga su Opzione Donna – aggiornato sulle ultime novità in merito alla Quota 41, il vero obiettivo della Lega dopo la prima riforma di Quota 100: «Saremo pronti, quindi tra tre anni per procedere all’obiettivo finale che è Quota 41. Vi do per certo che la Quota 100 di oggi sarà gestita in maniera diversa, caso mai adattata a quelle persone che hanno lavori più difficoltosi, usuranti in modo che possano ancora avere una risposta». (agg. di Niccolò Magnani)



UGL: “CONTRIBUTI PER PENSIONI GIÀ A SCUOLA”

Secondo la Ugl Pensionati una modalità per affrontare l’immensa crisi previdenziale che ha afflitto e sta affliggendo il nostro Paese si potrebbe iniziare a “contrastare” con una mossa tanto semplice quanto complesse nella sua realizzazione: iniziare a versare i contributi già a scuola in modo da costruire prima il “monte pensioni” e aumentare in questo modo l’importo finale dell’assegno dopo l’uscita dal lavoro. Al netto di ogni Quota 100 o prossima riforma pensioni, il sindacato Ugl immagina in questi termini la modalità giusta per affrontare il problema della spesa previdenziale e dell’accumulo di capitale da versare poi ai pensionati. «Con la riforma del sistema previdenziale pubblico è stato deciso che l’importo di ogni singola pensione sarà determinato esclusivamente da quanti contributi previdenziali ognuno avrà potuto accumulare nel corso della sua vita lavorativa che, come noto, di questi tempi non inizia certamente da giovani», spiega all’Adnkronos il segretario dell’Ugl Pensionati, Corrado Mannucci. Invece il principio della mutualità scolastica per i giovanissimi, sempre per l’Ugl, potrebbe «diventare uno strumento di fondamentale importanza per far comprendere alle nuove generazioni che prima inizieranno a costruire il loro ‘monte contributi’, da agganciare ai contributi che accumuleranno quando andranno a lavorare, e maggiore sarà l’importo della pensione che potranno ricevere quando smetteranno di lavorare». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, PEDRETTI CONTRO IL GOVERNO

Ivan Pedretti va all’attacco del Governo, che a suo modo di vedere “deve smetterla di imbrogliare le persone più deboli”.  Il Segretario generale dello Spi-Cgil imputa in particolare all’esecutivo il fatto di aver varato una riforma pensioni con il blocco parziale delle indicizzazioni e di usare “3 miliardi dei pensionati per pagare quota 100 e il reddito di cittadinanza”. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale, per Predetti bisognerebbe “permettere ai lavoratori che svolgono lavori usuranti di andare in pensione”, “istituire una pensione di garanzia per i giovani, oltre a riconoscere il lavoro di cura alle donne, che sono bloccate al lavoro e avranno pensioni future più basse”.

IL PROBLEMA DEI LAVORI DI CURA

“Il governo usa i soldi degli anziani per mandare in pensione altre persone o per dare risorse ai poveri? Questa è una politica ingiusta, dovrebbe usare le risorse dei ricchi per dare una risposta alla povertà”, aggiunge poi il sindacalista, che contesta anche l’ipotesi di introdurre la flat tax, una misura che si rivolgerebbe solo “ai ricchi, non ai poveri e al ceto medio”. Lo Spi-Cigl, insieme ad Auser, ha promosso anche una ricerca sui problemi e le prospettive della domiciliarità, dove il futuro non appare roseo per via della crescita del numero degli anziani bisognosi di cure e la diminuzione dei caregiver familiari. I quali devono anche fare i conti con la mancanza di un riconoscimento, ai fini previdenziali, dei lavori di cura. Il Comitato Opzione donna social da tempo chiede che si faccia qualcosa in questa direzione.