IL NODO DELLA REVERSIBILITÀ

Mentre le acque del Governo sono sempre più agitate per dover portare al più presto un piano di rilancio che comprenda il Sì o il No al fondo Mes, una riforma pensioni che eviti il collasso dei prossimi mesi e una decisione univoca sul fronte vitalizi, restano diverse le perplessità di opposizioni e commentatori circa l’orientamento del Governo. In primis è l’ex senatore Guido Crosetto scrive su Twitter «Ora ve lo spiego in altre parole, visto che non riguarda me. I vitalizi degli ex parlamentari, molti della prima Repubblica, non sono molto diversi dalle pensioni di quei tempi, quelle con il sistema retributivo e che magari scattavano dopo 17 anni e mezzo. Già. Interessante, no?». In maniera ancora più netta è il giornalista esperto di cronaca giudiziaria Frank Cimini ad entrare a “gamba tesa” sulla vicenda del taglio vitalizi impedito dalla Commissione Contenziosa del Senato: «vitalizi… Comunque è pericoloso toccare i diritti acquisiti e far valere la retroattività… una prassi che potrebbe portare a toccare le pensioni di tutti… la polemica contro la casta non mi appassiona mi interessa il conflitto sociale la lotta di classe l’unica speranza…». (agg. di Niccolò Magnani)



LAMBERTO DINI CONTRO TAGLI VITALIZI

L’ex premier Lamberto Dini, nonché titolare di una riforma pensioni che maggiormente hanno cambiato il sistema previdenziale italiano negli anni Novanta, esulta dalle colonne del Corriere della Sera per la cancellazione del taglio ai vitalizi avvenuto nella Commissione Contenziosa al Senato. «Si era creata una situazione iniqua per troppa discrezionalità: il taglio delle pensioni era ingiusto, bisogna tener conto di chi ha vissuto di sola politica. Si è applicata una regola che ha provocato delle ingiustizie», spiega l’ex Presidente del Consiglio riferendosi anche ai casi di Corrado De Mita e Forlani che avevano visto tagliata la loro pensione dopo le leggi ultime del Movimento 5 Stelle.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

Il sito di Donna Moderna riporta alcune parole di Domenico Proietti in tema di riforma pensioni. Il Segretario confederale della Uil ricorda che le donne “sono le più penalizzate dal sistema previdenziale attuale, perché quasi mai raggiungono i 38 anni di contribuzione per accedere a quota 100. Il motivo è semplice: dopo la nascita di un figlio rimangono fuori dal mondo del lavoro spesso oltre il periodo di maternità. Inoltre, sono sempre loro a occuparsi in larga parte della cura dei familiari anziani o con disabilità. Per questo proponiamo che sia conteggiato un anno di contributi ai fini previdenziali per ciascun figlio avuto dalle madri lavoratrici e un altro periodo da definire per i lavori di assistenza familiare. Solo così valorizzeremo questi impegni anche ai fini previdenziali”.



LA FLESSIBILITÀ NECESSARIA

Il sindacalista ricorda anche la battaglia per introdurre la flessibilità nel sistema pensionistico, che deve basarsi sul “principio della volontarietà: se un lavoratore è in buone condizioni e vorrebbe continuare a lavorare, dovrebbe essere libero di proseguire. Se al contrario è in difficoltà, ci deve essere la possibilità di anticipare il pensionamento”. Oltretutto, “oggi che molte imprese si trovano a dover ristrutturare le attività, occorre uno strumento che permetta un’uscita più flessibile dal mondo del lavoro attivo”. Vedremo quindi se riprenderà il confronto avviato a inizio anno tra Governo e sindacati proprio sul tema della riforma pensioni, interrotto poi dall’esplodere della pandemia.