LA PROPOSTA DEL FONDO COMETA
Si discute da tempo della necessità di misure di riforma pensioni che incentivino l’adesione alla previdenza complementare, specialmente dei giovani. Anche per questo Maurizio Agazzi ritiene che sia “prioritario intervenire incentivando le adesioni dei lavoratori più giovani consentendo agli stessi una maggior capitale da investire anche attraverso bonus fiscali che premino le adesioni precoci (sullo stile del bonus 110%)”. Come riporta focusriparmio.com, infatti, il Direttore generale del Fondo Cometa esprime “il timore principale” relativo al fatto “che la previdenza complementare non venga considerata, in primo luogo dal legislatore, strategica per il nostro Paese e che vi sia un ‘riconvengere’ sul pilastro pubblico unico di previdenza. L’auspicio è che si riprenda a comunicarne l’importanza attraverso campagne di informazione che consentano un’adesione massiva ed informata”. E nel frattempo che la riforma fiscale non intervenga in maniera penalizzante sulla previdenza integrativa.
SLITTA DECISIONE SULLE PENSIONI
Il Governo ha approvato oggi in Consiglio dei Ministri la Nadef (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), ma non ha trovato ancora l’accordo di massima per il tema pensioni nella prossima Manovra di Bilancio: restano diversi i nodi ancora da sciogliere sul fronte riforme che nella Nadef non trovano ancora spazio, a cominciare dal fisco e per l’appunto sulla prossima riforma pensioni.
Dopo la scadenza di Quota 100 il prossimo 31 dicembre 2021, il Governo cerca di trovare una quadra su possibile nuove forme di pensionamento anticipato senza però concedere molto sul fronte spesa pubblica Inps. Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera in merito all’ultimo Cdm, in Finanziaria dovrà accogliere un pacchetto di almeno 2 miliardi di euro per il capitolo pensioni, sempre in attesa di una convocazione successiva al tavolo sindacati-ministero del Lavoro, a questo punto slittato dopo le Amministrative. (agg. di Niccolò Magnani)
RE DAVID: SISTEMA PENALIZZA LE DONNE
Si sta parlando molto di un nuovo patto sociale in Italia, ma secondo Innocenzo Cipoletta, deve trattarsi di “un accordo dove le parti si scambiano qualcosa”. Il punto è quindi chiedersi, evidenzia l’economista oggi Presidente di Ubs Corporate Finance Italia quale possa essere oggi lo scambio necessario e possibile. “Difficile da trovare perché le parti sociali non hanno molto da scambiarsi di materie di loro pertinenza, ma hanno i dee diverse su strumenti dello Stato: come gli ammortizzatori sociali, il peso delle tasse, la pensioni e altro. In queste condizioni, l’accordo tra le parti sociali rischia sempre di essere fatto a spese di un terzo, ossia lo Stato. E non credo che questa sia l’idea che Mario Draghi abbia di patto sociale”, aggiunge Cipoletta secondo quanto riporta da Askanews. Intanto Francesca Re David, Segretaria generale della Fiom, intervenendo alla trasmissione Omnibus in onda su La7 ha detto che “una riforma delle pensioni che non tiene conto della maternità penalizza le donne. Siamo l’unico paese al mondo oltre al Cile ad avere un contributivo rigido!”.
LE PAROLE DI LANDINI E GUERRA
Intervistato dalla Stampa, Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, evidenzia che Quota 100 “non era la riforma della Legge Fornero e non è stata sufficiente per cambiarla. Noi proponiamo che dall’età di 62 anni ci sia la possibilità di scelta, visto che il sistema è contributivo. Senza dimenticare che occorre tenere conto dei diversi lavori più gravosi, dei giovani, del lavoro di cura e in particolare delle donne, che pagano cara la pandemia in termini occupazionali. L’obiettivo deve essere questo, oltre a evitare lo scalone di cinque anni”. Sempre in tema di riforma pensioni, intervistata dal Corriere della Sera, Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia, spiega che “lo scalone creato da Quota 100 costringe chi è nato anche solo un giorno dopo ad andare in pensione cinque anni più tardi. È sbagliato e bisognerà intervenire”. Vedremo quale modalità concreta sceglierà l’esecutivo per farlo nella Legge di bilancio che dovrà essere approvata il mese prossimo.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI
Per Domenico Proietti, “la fine di quota 100 non può in alcun modo segnare il ritorno a 67 anni previsti dalla legge Fornero, una flessibilità più diffusa oltre ad essere una necessità potrebbe essere anche un utile strumento per il processo di ristrutturazione nel quale saranno impegnate molte imprese italiane”. Intervistato da pensionipertutti.it, il Segretario confederale della Uil ricorda che “la Legge Fornero ha introdotto eccessive rigidità nel sistema: ha portato a 67 anni, 3 anni sopra la media europea, l’età di accesso alla pensione, ancorando con filo doppio l’età a all’aspettativa di vita, abbiamo l’unico sistema in tutta Europa ad adeguare sia importo che età di accesso”. Chiara quindi la richiesta in tema di riforma pensioni che arriva dalla Uil.
LA RICHIESTA DI FLESSIBILITÀ DIFFUSA
Proietti ha anche evidenziato che “in questi anni, attraverso l’Ape Sociale e Quota 100, si è cercato di introdurre elementi di flessibilità più diffusa di accesso alla pensione, intorno a 62 anni, in media con quello che avviene nel resto dei Paesi Ue, e parallelamente con il solo requisito contributivo stabilendo che 41 anni sono sufficienti per andare in pensione a prescindere dall’età. La Uil ritiene che la prossima Legge di Bilancio debba introdurre una flessibilità più diffusa tenendo anche conto della gravosità e dell’usura dei lavori”. Per il sindacalista “ora è necessario, quindi, che il Governo avvii subito un confronto con il sindacato per definire un pacchetto di misure eque e giuste per milioni di lavoratori”. Vedremo quando l’esecutivo convocherà le confederazioni.
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