LE PAROLE DI FORNARO

Il discorso pronunciato da Mario Draghi in apertura del Meeting di Rimini è stato commentato da diversi esponenti politici. In una nota riportata da Askanews, Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera, evidenzia che l’ex Presidente della Bce “ha posto con forza la questione generazionale in Italia. I nostri giovani, infatti, rischiano di pagare il conto di quelle precedenti con una vita precaria e pensioni da fame al termine del lavoro. Il presente e il futuro dei giovani non può però essere una priorità solo per il governo e la politica. Il governo può e deve investire di più nella formazione e nel sistema educativo, usare la leva fiscale e gli incentivi per favorire l’ingresso e la stabilizzazione nel mondo del lavoro dei giovani e la nascita di imprese innovative”. Parole che ricordano quindi il problema del futuro previdenziale dei giovani, che nelle proposte dei sindacati dovrebbe essere affrontato con una pensione di garanzia contributiva. Per Fornaro è però importante che anche le aziende facciano la loro parte, non costringendo i giovani “a vivere per anni nella precarietà contrattuale, senza prospettive sul loro futuro”.



DRAGHI E LA RIFORMA PENSIONI

Con il lungo intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini oggi sui quotidiani è tutto un rincorrere-prender posizione rispetto al “programma” lanciato dall’ex n.1 Bce su giovani, previdenza, lavoro ed economia post-Covid: in particolare, Il Giornale e Linkiesta in maniera diversa insistono sullo stesso punto. Da Conte al Pd passando per il M5s, c’è generale “gradimento” per le parole di Draghi dalla kermesse riminese, ma secondo Laura Cesaretti e Christian Rocca «quelli che applaudono Draghi» non fanno poi i conti con le misure assistenzialiste approvate dal loro stesso Governo. E così, in attesa di una riforma pensioni e del mercato del lavoro, il direttore di Linkiesta sottolinea nel suo editoriale del 19 agosto «L’ex banchiere centrale ha detto a Rimini che c’è un debito buono e uno cattivo e che la politica dei sussidi non può durare. L’area democratica governa con i populisti ma elogia l’ex presidente della Bce: ma se si sta con lui vanno cancellati quota 100, reddito di cittadinanza, bonus e vanno utilizzati i soldi del Mes. Altrimenti è una presa in giro».



LE PAROLE DI DE LUCA

In un post sulla sua pagina Facebook, Vincenzo De Luca ha rivendicato le misure prese dalla sua Giunta di fronte all’esplodere della pandemia da Covid-19. “Insieme all’emergenza sanitaria, ci siamo occupati con uguale determinazione e rigore anche dell’emergenza sociale. Siamo l’unica Regione d’Italia ad aver varato un Piano Socio Economico a sostegno delle categorie più colpite dalla crisi”, ha scritto il Presidente della Regione Campania, sottolineando in particolare che “tra i provvedimenti che maggiormente ci riempiono d’orgoglio c’è l’aver innalzato, nei mesi di maggio e giugno, a 1.000 euro l’assegno mensile per i pensionati al minimo residenti in Campania. Una misura di grande civiltà”. Una misura che in effetti in altre regioni non è stata adottata e che anche a livello centrale non è stata presa. Da questo punto di vista si è scelto solo di anticipare e scaglionare il pagamento degli assegni agli uffici postali e si è proceduto ad aumentare le pensioni di invalidità dopo la sentenza della Corte Costituzionale in materia.



LE RIFORME NECESSARIE COL NGEU

In un articolo su agoravox.it viene ricordato che con il Next Generation EU ci si pone l’obiettivo di costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. Concretamente, per ricevere le risorse del programma, “tutti i 27 Paesi Membri devono presentare entro il 15 ottobre dei Piani Nazionali di Riforme (PNR) necessariamente in linea con le strategie di base europee (ripresa economica sostenibile, green deal e rivoluzione digitale) nonché con le raccomandazioni UE 2019-2020 per i singoli Paesi: fra le altre, per la Francia la riforma dell’assurdo sistema pensionistico e per la Germania un maggior impiego di energie rinnovabili; per l’Italia le riforme di giustizia, lavoro, pubblica amministrazione, sanità, pensioni e istruzione”. L’autore conclude la sua analisi esprimendo l’auspicio che “la maggior parte degli italiani alzi lo sguardo dallo starnazzante pollaio multicolore per concentrare pensiero ed azione nel favorire il futuro di figli e nipoti, auspicando ed accettando, da adulti ‘giusti’ e non egoisti”. Vedremo se ciò accadrà anche sul fronte della riforma pensioni.

LE IPOTESI PER IL POST-QUOTA 100

Come noto, Quota 100 andrà in scadenza a fine 2021 e il Governo, nell’ambito anche del confronto aperto con i sindacati, dovrà studiare una misura di riforma pensioni che dovrà entrare in vigore nel 2022 per evitare che si crei il cosiddetto “scalone” tra la possibilità di andare in quiescenza a 62 anni (con 38 di contributi) e i 67 previsti in base alle norme previgenti a Quota 100. Secondo quota riporta notizieoggi24.it, “il governo sta cercando delle alternative per la misura delle pensioni anticipate di Quota 100, tra le quali ci sono Quota 41 per tutti, Opzione Donna e l’Ape Social da attuare dal 2022, quando scadrà la riforma attualmente in vigore. Questa riforma delle pensioni di Quota 41 è già attiva per alcune categorie disagiate, mentre l’idea di alcune parti sociali, come la Cgil, è quella di renderla strutturale per tutti”. Per quanto riguarda Opzione donna, che scade a fino 2020, c’è invece l’ipotesi che possa “diventare strutturale, anche visti i costi ridotti per lo Stato, circa un miliardo all’anno”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

Domenico Proietti ricorda che Quota 41 “è una proposta contenuta nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil ed è stata riproposta all’ultimo incontro con la ministra Catalfo: riteniamo che chi ha 41 anni di contribuzione debba andare in pensione a prescindere dall’età. La misura riguarda i lavoratori precoci e non ha un impatto economico rilevante, ma comunque pensiamo che sia giusto rimettere un po’ di equità nel sistema previdenziale, dopo i tanti miliardi sottratti dalla Legge Fornero. Non dimentichiamo che i conti sono in equilibrio, ed anche il presidente dell’Inps Tridico ha detto che la spesa previdenziale italiana è in linea con quella dei paesi europei. Qualche equivoco ancora a volte si ripresenta solo perché la spesa previdenziale non è separata da quella assistenziale”.

LE TAPPE DEL CONFRONTO GOVERNO-SINDACATI

All’Agi il Segretario confederale della Uil spiega anche che il confronto sulla previdenza con il Governo, che riprenderà l’8 settembre, servirà “a definire il pacchetto di misure da inserire nella Legge di bilancio, che dovrebbe contenere il prolungamento dell’Ape sociale, con la possibilità, come chiesto da Cgil, Cisl e Uil, di aumentare le categorie di lavoro gravoso. Tra gli interventi previsti anche la proroga di Opzione donna, agendo su alcuni aspetti in sospeso come part-time verticale e fondo esattoriale”. In un successivo incontro, in programma il 16 settembre, “si farà una valutazione più generale su come evitare lo scalone al 2021”, anche per “garantire una flessibilità più diffusa, differenziando tra settori e gravosità del lavoro”.