LEGA VS PD SULLA QUOTA 41

Da una parte i sindacati (con il sostegno della Lega) vorrebbero introdurre la Quota 41 al posto della riforma pensioni di Quota 100, in scadenza il 31 dicembre 2021; dall’altra, Pd e M5s invece spingono per maggiore flessibilità per agevolare alcune categorie di lavoratori utilizzando Opzione Donna e Ape Sociale. La sfida nel Governo Draghi è ancora sul fronte previdenza, sempre nell’attesa della convocazione al Ministero del Lavoro dei sindacati nazionali per iniziare ad intavolare le trattative. In particolare sul fronte della Quota 41 – ovvero 41 anni di contributi per uscire dal lavoro, a qualsiasi età – è intervenuto nei giorni scorsi il responsabile Lavoro nonché sottosegretario al Mef Claudio Durigon: il leghista ha lanciato un messaggio netto agli alleati dell’esecutivo «Anche noi pensavamo a Quota 41, non posso che essere d’accordo con la proposta dei sindacati per non tornare alla Legge Fornero. Quota 100 nasceva come una norma per la flessibilità in uscita che ha bloccato l’aspettativa di vita prevista dalla legge Fornero».



CISL BOCCIA PROPOSTA PENSIONI INPS

Il momentaneo silenzio del Governo in merito ad una proposta specifica sulla riforma pensioni non è stato preso benissimo dai sindacati nazionali che si attendevano una rapida e imminente convocazione al Ministero del Lavoro con il titolare Andrea Orlando: nel vertice invece avuto a Palazzo Chigi lo scorso 6 maggio, Cgil, Cisl e Uil hanno in maniera diversa convenuta sul medesimo problema, la mancata – per ora – chiamata alla discussione sul tema pensioni. Si rimane così con le tante ipotesi di riforma ancora tutte sul tavolo, con una in preminenza sulle altre, ovvero la proposta del Presidente Inps Pasquale Tridico: «La proposta Tridico è estemporanea e fuori da ogni realtà. E‘ un esercizio di fantasia sulle spalle dei futuri pensionati e sarebbe l‘ennesima ingiustizia inflitta ai lavoratori italiani», ha commentato molto duramente il segretario confederale Uil, Domenico Proietti. Più dialogante ma altrettanto netto l’omologo della Cisl, Ignazio Ganga: «L’idea di una pensione pagata in due rate non ci sembra idonea. Ma la flessibilità per andare in pensione è un’esigenza colta da tutti, anche dal presidente Inps. Il come sarà costruita dovrà essere oggetto di un confronto con il Governo. E’ per questo che siamo fiduciosi». La stessa Cisl ha poi chiesto che il dossier pensioni possa coordinarsi con quello sugli ammortizzatori sociali, già attivato da Palazzo Chigi e dal Ministero del Lavoro. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Parlando con Adnkronos, Giuliano Cazzola ha commentato la proposta di riforma pensioni di Pasquale Tridico, dicendosi d’accordo con il Presidente dell’Inps secondo il quale “non è corretto portare sempre il discorso sullo scalone. Dopo Quota 100 non c’è la fine del mondo, ci sono diverse misure di flessibilità da ampliare: l’Ape sociale, i precoci, gli usuranti”. Per l’ex deputato, infatti, “il pacchetto Ape e le altre misure sono in grado di coprire lo spazio di cui abusava quota 100; e quindi di attutire il rientro senza gravi traumi nei binari della riforma Fornero”. Tuttavia queste considerazioni rendono di fatto inutile la proposta stessa avanzata da Tridico che prevede una sorta di “rateizzazione” della pensione in due tranche: la prima a 62-63 anni e la seconda a 67. Dal suo punto di vista resta importante però capire cosa abbia intenzione di fare il Governo sulla previdenza.



LE PAROLE DI MASTRAPASQUA

Secondo l’ex Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, dividere la pensione in due tranche rischia di “disorientare gli italiani”. Parlando con Lapresse, l’attuale componente della task force sulla riforma delle Pa spiega di ritenere “ci sia bisogno di semplicità. Dopo scalini, scaloni e salvaguardie, gli italiani avrebbero bisogno di conoscere con semplicità come e quando accedere alla pensione. L’ingegneria previdenziale non mi appassiona”. Dal suo punto di vista, per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico occorre favorire il lavoro, specie giovanile, e promuovere la previdenza complementare, “la cui centralità nel sistema sembra sia stata trascurata”.