NELLA NADEF NON C’È LA LEGGE DELEGA
Nei giorni scorsi, grazie anche alle dichiarazioni della sottosegretaria al Lavoro Francesca Puglisi, era stata confermata la volontà del Governo di procedere a una riforma pensioni post-Quota 100 tramite una legge delega. Tuttavia, come scrive Il Sole 24 Ore, nel quadro disegnato dalla Nadef vi sono 22 collegati e nell’elenco non appare alcun riferimento a questa legge delega. “La scelta di non inserire il tema tra quelli investiti dall’ondata di collegati potrebbe essere dovuta ai lavori ancora in corso nella maggioranza tra le forze che, come in Cinque stelle e Leu, spingono per un intervento che garantisca a un’ampia fascia di lavoratori flessibilità in uscita e preveda tutele per i giovani, con costi però non trascurabili, e chi guarda invece alla sostenibilità finanziaria. La scelta non potrà però essere rinviata a lungo”, si legge sul quotidiano di Confindustria. Non si può poi escludere che prima di parlare di varo della legge delega il Governo voglia chiudere il confronto aperto con i sindacati.
RIFORMA PENSIONI, L’AUMENTO DEGLI ASSEGNI DI INVALIDITÀ
Come noto, nel decreto agosto è stato previsto l’aumento degli assegni di invalidità a seguito della sentenza della Corte Costituzionale sul tema. In Trentino, tuttavia, tali assegni non sono erogati dall’Inps, ma dalla Provincia, che non ha però ancora provveduto ad adeguare gli importi. Per questo, come riporta l’agenzia giornalista Opinione, il Consigliere Lorenzo Ossanna ha presentato un’interrogazione cui ha risposta l’Assessore Stefania Segnana, spiegando che “l’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa sta lavorando con Trentino Digitale s.p.a. alla modifica del modulo informatico” per presentare la domanda per il cosiddetto incremento al milione. Il Messaggero ricorda intanto che con una sentenza del Tribunale di Roma di fine settembre è stata dichiarata illegittima la pretesa dell’Inps di riavere indietro da un pensionato delle somme indebitamente erogate a causa di propri errori e che nel corso degli anni avevano raggiunto un importo superiore ai 51.000 euro.
FNP CISL SPRONA IL GOVERNO SU RIFORMA FISCALE
Il segretario nazionale della Fnp Cisl è intervenuto nel territorio dei Laghi (le province di Como e Varese) nel primo consiglio generale della Federazione Nazionale Pensionati dopo il lockdown in Lombardia: Piero Ragazzini ha chiesto, come sindacato, al Governo un’accelerazione sulla nuova riforma pensioni e soprattutto sulla svolta fiscale già dalla prossima Manovra di Bilancio. «Dobbiamo provare a portare a casa pochi grandi obiettivi, come la Legge sulla non autosufficienza. E’ importante poi prendere i soldi del Mes per creare sviluppo. Serve quindi una riforma fiscale che si base sulle proposte della piattaforma studiata dalle tre confederazioni sindacali del paese. E infine è necessario un nuovo modello di sviluppo sostenibile: bisogna dire no alla contrapposizione tra salute ed economia e a quella tra ambiente e lavoro», sottolinea il n.1 della Fnp Cisl come riportato da PrimaComo. Poi la conclusione con un appello al Governo: «Non dobbiamo correre rischio che il Governo spezzetti in tanti tavoli il confronto per poi arrivare a gestire come crede la questione generale. Serve una cabina di regia da parte della Confederazione. A oggi sono aperti tavoli sulla non autosufficienza e sulle pensioni, bisogna cercare di portarli a compimento nel miglior modo possibile».
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Cesare Damiano condivide le osservazioni di Domenico Proietti relative al livello della spesa pensionistica sul Pil indicato dal Governo nella Nadef. “La nota della Uil a proposito dell’incidenza della spesa pensionistica sul Pil è assolutamente condivisibile. Ormai è noto a tutti che i dati che indicano la percentuale del 17 per cento, purtroppo contenuti nella Nadef (Nota di Aggiornamento del Def), non sono veritieri”, spiega l’ex ministro del Lavoro, secondo cui “non solo va separata la spesa della previdenza da quella dell’assistenza ma, aggiungiamo noi, va considerato il fatto che i pensionati italiani restituiscono allo Stato ben 50 miliardi di euro all’anno sotto forma di tasse. Il dato vero dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil, tenuto conto di queste osservazioni, è dunque del 12 per cento come per gli altri Paesi europei”. Per l’esponente dem, “l’utilizzo distorto dei dati favorisce quelle forze che tentano costantemente di dare un altro colpo ai pensionati” proprio mentre il Governo sta discutendo con i sindacati una riforma pensioni all’insegna della flessibilità per il post-Quota 100.
IL COLLEGAMENTO PENSIONI-AUTONOMIA
In un articolo sul Foglio dedicato all’autonomia, Maurizio Crippa ricorda uno dei temi su cui i sindacati chiedono un intervento nell’ambito della riforma pensioni: “La spesa pensionistica italiana, al netto di quella assistenziale, è addirittura leggermente inferiore a quella media degli altri paesi europei. Ma poiché in Italia, per una sorta di ‘masochismo contabile’ entrambe sono in capo all’Inps, tutti ritengono che l’Italia paghi più pensioni e quindi che debba riformare il sistema”. Il vicedirettore del quotidiano ricorda anche che secondo Alberto Brambilla “è sbagliato trattare l’Italia ‘come se il paese fosse omogeneo… Ma intervenire, ad esempio, sulle pensioni di anzianità, significa incidere sul 70 per cento delle pensioni erogate al nord e meno del 10 per cento di quelle pagate in tutto il sud; sulle assistenziali i differenziali sono gli stessi ma con una grande prevalenza per il sud’”. Bisognerebbe che “tutte le regioni fossero più produttive, quindi in grado di sostenere la propria spesa pensionistica” per avere una situazione di equilibrio.
RIFORMA PENSIONI, I PENSIONATI IN FUGA ALL’ESTERO
In un recente articolo pubblicato sul sito del Corriere della Sera è stato ricordato come stia proseguendo “la fuga dei pensionati italiani” verso l’estero dove poter godere di vantaggi fiscali. Il che rende importante riuscire, tra le misure di riforma pensioni di cui si discute, far scendere le imposte o aumentare il potere d’acquisto degli assegni. I sindacati, per esempio, sono tornati a chiedere di aumentare la platea dei beneficiari della quattordicesima, ma per ora l’esecutivo non pare intenzionato a soddisfare tale richiesta. Va comunque tenuto conto che “nel 2019 le pensioni pagate all’estero dall’Inps sono state 388 mila. In testa ai Paesi che attirano maggiormente i nostri pensionati c’è il Canada con 51.927 persone, la Germania, con un totale di 51.085 cittadini. Seguono la Svizzera, con 46.171 mila preferenze, la Francia (41.778), l’Australia con 43.955 cittadini e gli Stati Uniti (35.015)”.
GLI IMPORTI DEGLI ASSEGNI
Interessanti anche i dati relativi agli importi di queste pensioni. Ad esempio, mediamente quelle in Australia e Canada sono di poco superiori ai 100 euro. “Ci sono però alcuni Paesi in cui la media delle pensioni ricevute dagli italiani che hanno deciso di andarvi ad abitare è molto più alta: per esempio in Irlanda si attesta a 948,21 euro per i 105 cittadini che vivono là. Ma ci sono casi in cui le cifre aumentano sensibilmente: a Malta si toccano i 1.860,58 euro in media, mentre in Portogallo un assegno pensionistico arriva mediamente a 2.719,99 per i 2.897 italiani che ci vivono”. “Negli Emirati Arabi Uniti si arriva a una media di 3.783,81 euro a testa, e a Cipro di 5.467,74 euro”.