GHISELLI CHIEDE VERA FLESSIBILITÀ

Roberto Ghiselli ricorda l’importanza di una riforma pensioni, “per rimuovere le attuali disuguaglianze” presenti nel sistema pensionistico. Il Segretario confederale della Cgil, secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, evidenzia in particolare che “vanno riconosciute le diverse condizioni delle persone, a partire da quelle di genere, bisogna prevedere una vera flessibilità in uscita, tutelare le carriere discontinue, il lavoro di cura prestato in ambito familiare, che per il 68% è a carico delle donne. Inoltre è urgente intervenire per garantire una piena e regolare copertura previdenziale alle lavoratrici in part time verticale ciclico, che ad oggi, non vedendosi riconoscere i contributi nei periodi di sosta lavorativa, sono costrette ad andare in pensione più tardi”. “Stiamo affrontando il tema della diseguaglianza di genere nel sistema previdenziale perché il nostro sistema previdenziale è ingiusto per tante ragioni, in quanto non è pensato sul fatto che il lavoro delle donne ha caratteristiche differenti”, ha aggiunto Susanna Camusso, responsabile delle Politiche di genere della Cgil nazionale.



DAMIANO: LEGGE MONTI-FORNERO BRUTALE

Nella puntata della trasmissione diMartedì si è parlato di riforma pensioni. In studio Cesare Damiano ha detto di ritenere che “chi comincia a lavorare a 15-16 anni abbia il diritto di andare prima in pensione rispetto agli altri, soprattutto se fa lavori pesanti”. “La Riforma Monti, più che Fornero, è stata brutale, perché svegliarsi al mattino e scoprire di dover aspettare altri 5 anni per poter andare in pensione ha ovviamente squilibrato le famiglie”, ha aggiunto l’ex ministro del Lavoro, che ha anche suggerito, per chi ha un lavoro e può farlo, di costruirsi una pensione complementare. Carlo Cottarelli, ospite in collegamento, ha ricordato che la Legge Fornero “era necessaria perché si vive più a lungo e si fanno meno figli. Poi si sono fatti dei correttivi, che pure erano necessari, ma che spesso sono stati fatti in fretta. Poi si è fatta Quota 100 che non era più un correttivo mirato, ma un’apertura generalizzata al pensionamento che secondo me è sbagliato”. Il Direttore di Libero, Pietro Senaldi, ha evidenziato come in Italia le pensioni siano un terno, visto che nessuno sa esattamente quando ci potrà andare.



DONNE COSTRETTE AD ATTENDERE I 73 ANNI

Un dato interessante che emerge dall’analisi presentata ieri dalla Cgil sulla disparità di genere presente nel sistema pensionistico italiano è che, per effetto degli interventi di riforma pensioni, tra il 2035 e il 2040 le donne rischiano di dover aspettare i 73 anni di età per accedere alla quiescenza in quanto prima l’importo della futura pensione non supererebbe di 2,8 volte (1.280 euro) o 1,5 volte (680 euro) l’assegno sociale. Tutto per via del sistema contributivo pieno. Lo stesso che si intende applicare ai parlamentari Secondo Elvira Evangelista, senatrice del Movimento 5 Stelle, che ha è intervenuta nel corso della trasmissione di La7 L’aria che tira, “il principio dell’affidamento e quindi anche la retroattività, è possibile perché non siamo nel campo penale ma civile-amministrativo. Il principio di affidamento cede il passo ad esigenze di equità sociale. Se l’andamento economico del paese cambia, se si sfiora la recessione, non è assolutamente vero che non si possano toccare questi vitalizi”.



ESODATI IN PIAZZA COI SINDACATI

I sindacati dei pensionati si preparano a scendere in piazza sabato a Roma per protestare contro alcune misure del Governo in tema di riforma pensioni che non li soddisfano (la rivalutazione degli assegni) o che sono assenti (l’ampliamento dei beneficiari della quattordicesima). Il Comitato 6.000 Esodati Esclusi, tramite un comunicato stampa, ha fatto sapere che parteciperà alla manifestazione. “Gli ultimi 6.000 Esodati, rimasti esclusi a causa delle discriminazioni contenute nell’ultima Ottava Salvaguardia, non hanno ancora visto la fine del loro calvario previdenziale per il quale attendono giustizia da 8 anni: sono ex-lavoratori sepolti vivi dagli ultimi 3 Governi che rivendicano il diritto di essere cittadini e non fantasmi! Siamo i primi dei quali questo Governo, che proclama a gran voce equità e giustizia sociale, deve occuparsi finché anche all’ultimo Esodato sia restituito il diritto alla pensione!”, si legge nel comunicato, in cui si chiede la riapertura dell’ottava salvaguardia per tutte le categorie di esodati in essa incluse che maturano il requisito pensionistico entro il 31/12/2021.

CANCELLAZIONE QUOTA 100 NON BASTA PER MICRO-TASSE

La Legge di bilancio ha cominciato il suo iter parlamentare e, come evidenzia il Corriere della Sera, non è da escludere un braccio di ferro nella maggioranza sulla riforma pensioni con Quota 100. Vero è che Italia Viva ha già annunciato un emendamento per cancellare la misura previdenziale, ma lo stesso quotidiano milanese, intervistando Luigi Marattin, gli fa ammettere che non si potranno recuperare risorse per evitare le cosiddette “micro-tasse” da Quota 100 o dal rinvio del taglio del cuneo fiscale, proprio perché gli alleati di Italia Viva non condividono queste proposte. Il deputato ex Pd spiega quindi che bisognerà usare una seria spending review per recuperare le risorse necessarie a eliminare sugar tax, plastic tax e imposte sulle auto aziendali. Da segnalare che secondo Il Giornale “il tesoretto di Quota 100 non eviterà nuove tasse”. Questo perché, secondo quanto detto da Pasquale Tridico, le risorse risparmiate da Quota 100 andrebbero usate per aumentare le indicizzazioni delle pensioni o per creare un fondo per il futuro previdenziale dei giovani.

LE PAROLE DI SALA

Giancarlo Giorgietti propone a tutti i partiti di sedersi intorno a un tavolo “per cambiare il gioco e per dare un governo decente a questo Paese”. Un tavolo per le riforme costituzionali, come spiega Adnkronos, che ha raccolto anche le dichiarazioni di altri protagonisti della scena politica, come Giuseppe Sala, che sembra accogliere l’invito ampliando però il dialogo a più ampie riforme. “Il nostro Paese merita una stagione di riforme: senza riforme radicali non si va da nessuna parte”, “ho raccolto questa provocazione di Giorgetti perché la situazione nel nostro Paese se non è grave come nel dopoguerra è comunque molto grave. Ormai abbiamo il 45% di persone che lavorano e il 55% che non lavorano. I dati ci dicono che il carico delle pensioni sarà insostenibile per cui il nostro Paese è in una situazione tendente al drammatico. Le riforme non possono essere piccole e di breve termine ma con una visione a lungo termine e radicale”, sono le parole del Sindaco di Milano. Vedremo se la proposta dell’esponente leghista avrà un qualche seguito nei prossimi giorni.

RIFORMA PENSIONI, QUOTA 100 BATTE APE VOLONTARIO

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene evidenziato che “da aprile 2018 a giugno 2019 sono state presentate 31.308 domande per l’anticipo pensionistico (Ape) volontario e solo 6.861 cittadini hanno poi effettivamente utilizzato questo strumento. Invece da gennaio a giugno 2019, le domande per il pensionamento con Quota 100 sono state 151.114, quelle accolte 94.777 (senza considerare i dipendenti pubblici la cui prima decorrenza utile era ad agosto)”. Il concetto quindi è che “Quota 100 batte Ape volontario 15 a 1, quanto a prestazioni effettivamente erogate”. Il quotidiano di Confindustria ricorda che queste due misure di riforma pensioni, per quanto differenti, si rivolgono quasi alla medesima platea. Tuttavia l’Ape volontario è destinato a scomparire alla fine dell’anno. A meno che non venga prorogato, come si prevede di fare con quello social.

PRONTA PROROGA PER APE VOLONTARIO

In questo senso Tommaso Nannicini ha fatto sapere, come riporta sempre Il Sole 24 Ore, che intende presentare un emendamento con questo obiettivo. “L’Ape volontario non ha funzionato per l’aspettativa che potesse arrivare Quota 100 e per varie ragioni, tra cui il meccanismo che comporta un finanziamento e la compartecipazione delle banche, aspetto che viene percepito negativamente dalle persone. Inoltre, la penalizzazione a carico di questi ultimi è superiore con l’Ape rispetto a Quota 100 nel caso si smetta di lavorare e quindi di versare i contributi durante il periodo di anticipo”, sono le parole del senatore dem riportate dal quotidiano di Confindustria.