I SUPPLEMENTI DI PENSIONE

Il Direttore Provinciale del Patronato Epasa-Itaco di Imperia, Luciano Vazzano, evidenzia che “chi pensa che una volta tagliato il traguardo della pensione il suo importo debba essere considerato ‘per sempre’, rivalutazioni a parte, sbaglia. Non tutti lo sanno ma i pensionati che continuano a lavorare, o cominciano nuovi lavori, possono conquistare uno o più supplementi di pensione. Il pensionato lavoratore, infatti, è soggetto al versamento della contribuzione obbligatoria, e dunque a successivi incrementi”. Come riporta rivierapress.it, Vazzano precisa che tale diritto “non si matura automaticamente, ma è soggetto a requisiti stabiliti dalla legge. Occorre fare domanda e, dopo il 2012, esso si calcola con il sistema contributivo. Per stabilire se si ha diritto al supplemento di pensione, controllare i propri requisiti e fare successiva domanda, è bene rivolgersi a professionisti come gli operatori del Patronato Epasa-Itaco della CNA della Provincia di Imperia: una consulenza mirata, infatti, è necessaria per capire in quale direzione muoversi e quindi procedere nella richiesta”.



IL NODO DEL LAVORO

In tema di riforma pensioni, l’esperto Claudio Maria Perfetto, in un’analisi pubblicata su pensionipertutti.it, scrive: “Signori del governo, del sindacato, economisti e giuslavoristi a me sembra chiaro che se ci mettiamo nelle condizioni di rispettare il primo articolo della Costituzione italiana avremo anche risolto l’attuale problema delle pensioni. O no? Se aumentiamo l’occupazione avremo anche i soldi per pagare le pensioni. Se riusciamo a mandare in pensione quanti più sessantenni possibili, possiamo far lavorare quanti più trentenni possibili. È inutile discutere sulle pensioni se non si tira in ballo anche il lavoro, come è inutile parlare di lavoro se non si tira dentro anche l’argomento delle pensioni. Per far lavorare la gente occorre effettuare investimenti: vanno fatti investimenti statali, perché i privati non investono. Ma chi glielo fa fare ai privati di investire quando la gente non consuma?”. “Solo i nuovi lavoratori possono stimolare i consumi”, aggiunge Perfetto.



LA SCELTA PER RENDERSI INDIPENDENTI

In un recente articolo pubblicato su aostasera.it, il consulente finanziario Matteo Capitoni ricorda che in Italia, secondo i dati diffusi dalla Cgia di Mestre, c’è stato a maggio il sorpasso del numero di pensioni erogate rispetto a quello degli occupati, cosa che crea dei problemi per la sostenibilità del sistema previdenziale. Anche perché considerando il calo demografico e l’andamento non buono dell’economia, con un sistema a ripartizione come quello pensionistico italiano le prospettive non paiono buone. Per Capitoni, di fronte a questo scenario, “anche questa volta possiamo aspettare che qualcuno faccia qualcosa per noi, ma potrebbe essere troppo tardi. Oppure possiamo iniziare ad essere indipendenti dal sistema pensionistico italiano dimostrando che la nostra responsabilità individuale e sociale di cittadini è più forte di quella di chi ci governa”. Il che “vuol dire prendere in mano le proprie finanze personali per pianificare e costruire una strategia di lungo termine che tenga in considerazione anche la vecchiaia”.



IL PESO DI VITALIZI E PENSIONI NEL BILANCIO DELLA CAMERA

Nelle scorse settimane si era tornati a parlare della riforma pensioni degli ex parlamentari che al Senato è stata bocciata e per questo rischia di dover essere “ritirata” anche alla Camera. Intanto da Montecitorio, come riporta Askanews, sono arrivati i dati sul bilancio previsionale di quest’anno. “Relativamente alla spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato, gli assegni vitalizi erogati agli aventi diritto si riducono nel 2020 di un importo complessivo di 46,2 milioni di euro per effetto del ricalcolo di tali trattamenti secondo il metodo contributivo disposto dall’Ufficio di Presidenza della Camera nel luglio 2018; per quanto concerne la spesa previdenziale per il personale in quiescenza, le pensioni erogate si riducono nel 2020 di circa 20 milioni di euro per effetto del recepimento da parte dell’Ufficio di Presidenza della Camera delle disposizioni della legge di bilancio per il 2019 che hanno stabilito una riduzione, per cinque anni, dei trattamenti pensionistici diretti di importo superiore a 100 mila euro lordi annui”.

GLI EFFETTI DELLA CRISI SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Gli effetti della crisi determinata dalla pandemia si sono fatti sentire, oltre che sui mercati finanziari, anche sulla previdenza complementare nella prima parte dell’anno. Come evidenzia Morningstar, sulla base dei dati della Covip sul primo trimestre del 2020, “al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno perso il 5,2%, i fondi pensioni aperti il 7,5% e i PIP di tipo unit linked il 12,1%”. Ciò non toglie che “valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, comunque, l’impatto della crisi appare più limitato. Tra l’inizio del 2010 fino a fine marzo 2020, il rendimento medio annuo composto è pari al 3% per i fondi negoziali e per i fondi aperti, al 2,4% per i PIP di ramo III (unit linked) e al 2,5% per le gestioni di ramo I (gestioni separate). Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del Tfr è stata pari al 2%”. Non bisogna poi dimenticare che il secondo trimestre dell’anno ha visto un recupero degli indici azionari e obbligazionari.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MANTOVANI

Secondo la Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, Quota 100 non è stata certo una buona misura di riforma pensioni. Tuttavia, come evidenzia il Presidente Mario Mantovani, dopo gli effetti della pandemia coronavirus, “potrebbe essere utilizzata dai potenziali fruitori, dopo la cassa integrazione e aver usufruito di sussidi di disoccupazione, come un ‘ammortizzatore’”. Allo stesso modo, tramite la Rendita integrativa temporanea anticipata, anche la previdenza complementare potrebbe “essere utilizzata come uno strumento di flessibilità in uscita”, specie per i dirigenti. Al tavolo di confronto con il Governo sulla riforma pensioni, la Cida ha anche “insistito sull’utilizzo del ricalcolo contributivo per chi sceglie di anticipare il proprio pensionamento”.

LE RICHIESTE DELLA CIDA

Secondo la Confederazione, infatti, “va abolito il vincolo degli anni per accedere al pensionamento anticipato, in cambio di una decurtazione (proporzionale) della pensione stessa. Questo comporta necessariamente la possibilità di cumulare redditi da pensione e da lavoro”. Altri temi su cui è stata posta attenzione sono la rivalutazione delle pensioni legata all’andamento del Pil, che oggi potrebbe portare a decurtazioni, il taglio del cuneo fiscale senza ridurre i contributi versati e una proposta per un dialogo fra Stato e aziende finalizzato a dare copertura contributiva/previdenziale anche a periodi di formazione, tirocini, stages dei giovani prima di un’esperienza lavorativa più matura e strutturata così da allargare il periodo temporale della loro contribuzione.