LA RICHIESTA DELLA FILLEA
Anche la Fillea-Cgil, attraverso una nota del suo Segretario generale Alessandro Genovesi, interviene sulla crisi di Governo. Usando parole piuttosto dure: “I morti sul lavoro da tempo non fanno più notizia. Se poi il circo mediatico è tutto concentrato sui nomi del prossimo governo, sulle sparate reazionarie di Salvini o sugli appetiti personali di Di Maio, figuriamoci se interessa qualcuno sapere che ad agosto, nonostante le chiusure, nei cantieri si è consumata una strage, con almeno 12 vittime”. Per il sindacalista, “se si vuole veramente segnare una discontinuità rispetto al passato, si faccia allora della lotta al lavoro nero e agli infortuni sul lavoro uno dei punti programmatici del prossimo esecutivo, visto che il governo uscente ha fatto poco e male, provando solo a trasformare l’Inail in un Bancomat”. Per Genovesi occorre anche un intervento di riforma pensioni che consenta agli operai edili “di vedersi riconosciuta concretamente la gravosità del loro mestiere”, con l’ingresso in quiescenza a 60 anni.
IL MESSAGGIO DI DAMIANO SUL GOVERNO PD-M5S
Cesare Damiano ha espresso il suo giudizio sugli sforzi che Pd e M5s stanno facendo per cercare di formare una maggioranza. Secondo l’ex ministro del Lavoro, “se vogliamo dare un’impronta di sinistra a un ipotetico nuovo governo, esplicitiamo bene i nostri contenuti che riguardano il lavoro e l’impresa”. Tra di essi, l’ex deputato dem individua una misura di riforma pensioni, ovvero rendere strutturale l’Ape social e fare in modo che sia “più agevole l’accesso a chi svolge lavori pesanti e discontinui (edilizia)”. Parole che non sono sfuggite a Gabriella Stojan, che dalla pagina Facebook del Comitato 6.000 esodati esclusi ricorda a Damiano, “l’esistenza ancora di 6000 esodati non salvaguardati discriminati dall’Ottava Salvaguardia (2017) che attendono di essere mandati in pensione! Di conseguenza la sanatoria della plateale ingiustizia da noi subita deve essere considerata la priorità numero 1 di qualunque Governo si insedi. Tanto più se a trazione del suo partito. Non esiste nessuna ‘Ape’ o altro insetto che possa sanare la nostra situazione!”.
IL CHIARIMENTO INPS NECESSARIO SUL RISCATTO
Con la riforma pensioni è stato varato anche un riscatto agevolato della laurea che sta riscuotendo un certo successo. L’Inps non ha però ancora fornito un chiarimento piuttosto importante. Come mette in luce la Fondazione studi Consulenti del lavoro, rispondendo alla domanda di un lettore del sito di Repubblica, infatti, non è chiaro se possano utilizzare il riscatto agevolato anche coloro che, avendo iniziato a lavorare prima del 1996 optino poi per una pensione calcolata con il sistema contributivo puro. Secondo il tenore letterale della norma, infatti, “il riscatto laurea agevolato a 5.240 euro per ogni anno di corso riscattato dovrebbe essere applicabile a tutti coloro che optino per il metodo contributivo ‘puro’ ai sensi della L. 335/1995. Inps, tuttavia, non ha in alcun modo confermato tale lettura, da ultimo non dandone alcun riscontro nella recente circolare n. 106/2019. Si attende pertanto un necessario chiarimento sul tema o un caso concreto di lavorazione di riscatto agevolato pre 1996 o di diniego della richiesta dello stesso, in modo da instradare il relativo ricorso”.
RESTYLING PER QUOTA 100
Movimento 5 Stelle e Partito democratico continuano a lavorare per raggiungere un accordo di Governo e, stando a quanto riporta Il Messaggero, si starebbe anche ragionando sul destino della riforma pensioni con Quota 100. Sembra da escludere la cancellazione della misura dal 2020, ma “i democrat potrebbero accontentarsi di disinnescare Quota 100 a partire dal 2021, anno in cui le risorse stanziate per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 62 anni di età con 38 di contributi ammontano a circa 8,6 miliardi di euro”. Considerando che già l’anno prossimo si prevede una spesa inferiore a quella stimata di circa 2,4 miliardi, nel complesso i risparmi che si otterrebbero da Quota 100 sarebbero di 11 miliardi. “Un’operazione di restyling di Quota 100, fanno sapere fonti qualificate, imporrà a ogni modo a un eventuale governo rossogiallo di introdurre delle salvaguardie ad hoc al fine di tutelare coloro che hanno già sottoscritto accordi aziendali per lasciare il lavoro nel 2020 o nel 2021, allo scopo di evitare un nuovo caso esodati come avvenuto nel 2011 con la riforma Fornero”, scrive il quotidiano romano.
GLI EFFETTI DELLE RIFORME PENSIONI SUL MERCATO DEL LAVORO
In un intervento su lavoce.info, Andrea Spizzichino analizza i dati relativi al mercato del lavoro italiano nel periodo tra il 2008 e il 2018, ricordando che “tra i principali fattori che determinano gli andamenti del numero di occupati ci sono le dinamiche macroeconomiche, le politiche sul lavoro, le riforme sulle pensioni, i flussi migratori e il processo di invecchiamento, che ha contribuito al cambiamento della struttura per età della popolazione”. In questo senso il ricercatore presso l’Istat evidenzia che “negli ultimi quattro anni, con la ripresa del mercato del lavoro sostenuta da incentivi quali la decontribuzione e il ‘contratto a tutele crescenti’, tutte le classi d’età mostrano variazioni tendenziali ‘attese’ positive, anche se in misura più contenuta per i minori di 50 anni rispetto ai 50-64enni. L’aumento dell’età pensionabile è l’elemento che spiega il dinamismo delle classi d’età più anziane in tutto il decennio e in particolare nei primi cinque anni, quando per tutte le altre si sono registrati forti cali dell’occupazione”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAVALLARO
Di fronte alla crisi di Governo, Francesco Cavallaro ricorda come la Cisal, di cui è Segretario generale, abbia “giudicato positivamente alcune iniziative del Governo Conte, dal reddito di cittadinanza, al salario minimo e, riguardo alla materia previdenziale, all’introduzione della c.d. ‘quota 100’, nonché l’ipotesi di incremento delle pensioni minime. Restando, tuttavia, molte altre questioni aperte su cui bisogna porre attenzione”. Sempre in tema di riforma pensioni, infatti, il sindacalista, stando a quanto riporta zoom24.it, invita a non “dimenticare la normativa che regola il sistema previdenziale pubblico derivante dal sistema di calcolo contributivo.
LE CONSEGUENZE DELLA CRISI DI GOVERNO
Rispetto a tale argomento, infatti, per la Cisal urge avviare una profonda riflessione dal momento che, a breve, il nuovo sistema inizierà ad esplicare i propri effetti con un forte impatto negativo per i lavoratori, destinato, oltretutto, ad ampliarsi negli anni a venire”. Per Cavallaro urge trovare una soluzione, perché “l’Italia e gli italiani non possono permettersi di perdere ulteriore tempo o le ripercussioni della crisi istituzionale, come spesso accaduto purtroppo, rischierebbero di abbattersi sulle spalle e le teste dei soliti noti: lavoratori, pensionati, famiglie bisognose, giovani in cerca di impiego ma anche il mondo della piccola e media impresa”. In questo senso, dal suo punto di vista “va assolutamente scongiurato l’aumento dell’Iva che rischierebbe di radere al suolo le possibilità in termini economici di famiglie e imprese”.