A proposito di riforma pensioni, vi abbiamo parlato del possibile restyling di Quota 100 con il nuovo Governo M5s-Pd e giungono ulteriori dettagli da Repubblica. Un sistema pensionistico più flessibile e ridimensionato, secondo il quotidiano capitolino, non una abolizione: uno stop improvviso infatti potrebbe generare situazioni analoghe a quelle degli esodati dopo la riforma Fornero. Marco Leonardi, ex consigliere economico del governo Gentiloni, ha spiegato: «I destinatari di quota 100 godono di un beneficio di circa 40 mila euro, molto consistente. Certo non si può pensare di revocare la misura a chi ha già acquisito il diritto, anche se non l’ha ancora esercitato, o a chi ha già stipulato patti con l’azienda, ma pensare a una conclusione anticipata della misura significherebbe reperire 4 miliardi intervenendo su una platea molto ridotta, non più di 100-150 mila persone, a fronte di un intervento sull’Iva che, per quanto selettivo, sarebbe comunque regressivo, e colpirebbe fino a 40 milioni di persone». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



IL TESORETTO “AL POSTO” DELLA RIFORMA PENSIONI QUOTA 100

Sul tema pensioni sempre dal Sole 24 ore e sempre dalle stesse fonti vicine ai palazzi della politica, quello ipotizzato da M5s e Pd in una prima bozza di programma per il nuovo Governo Conte potrebbe essere un primo tentativo di restyling della riforma di Quota 100 con un risparmio netto da riutilizzare per altri scopi già dalla prossima Manovra. «Sancire ufficialmente la cessazione di quota 100 nel 2021 al termine dei tre anni di sperimentazione. Un percorso che potrebbe essere ulteriormente abbreviato. Con lo stop anticipato di un anno, a fine 2020, lasciando comunque un varco non troppo stretto per l’uscita anticipata, in primis per i lavoratori coinvolti in crisi aziendali, soprattutto con il potenziamento dell’Ape sociale, che ora scade a fine 2019», spiega il quotidiano economico in merito al possibile riassetto della riforma pensioni varata solo qualche mese fa dalla Lega e dal M5s. Una minor spesa nel 2020 potrebbe portare la dote – il tesoretto – da recuperare per la Quota 100 di circa 12 miliardi in due anni, «oltre un terzo dei quali utilizzabili già nel 2020».



RESTYLING QUOTA 100 COL NUOVO GOVERNO?

I dubbi sulla Quota 100 e sulla sua permanenza rimarranno fino a quando non si scopriranno realmente le carte del nuovo Governo: se sarà, come pare, un patto Pd-M5s allora la riforma pensioni voluta dalla Lega potrebbe avere i “mesi contati”. Come spiega ancora oggi il Sole 24 ore, «La strada imboccata dalle due forze politiche porta, per il momento, a una significativa “manutenzione” dello strumento per il pensionamento anticipato con almeno 62 anni di età e 38 di contribuzione, fortemente voluto dalla Lega». Sarebbero però due le opzioni sul tavolo stando a queste indiscrezioni riportate dal quotidiano economico: primo restyling sarebbe, «rendere sempre vincolante l’aggancio automatico all’aspettativa di vita per le uscite anticipate (quota compresa), ad esclusione dei lavori usuranti e gravosi e di ritarare le finestre d’uscita». In secondo luogo, la nuova riforma pensioni porterebbe all’innalzamento della soglia anagrafica di Quota 100, con le pensioni da 62 a 64 anni.



PENSIONI, IL NODO DEGLI ASSEGNI ALL’ESTERO

L’Agenzia delle Entrate, in uno dei numerosi interpelli pubblicati lo scorso 29 agosto, è tornata a trattare il tema delle pensioni mentre a livello politico si parla di nuova riforma che “soppianti” dall’anno prossimo la Quota 100 (sempre qualora nasca il nuovo Governo Pd-M5s, ndr). In particolare, l’Agenzia si è occupata dell’agevolazione fiscale per i pensionati residenti all’estero che rientrano in Italia e si stabiliscono in un piccolo Comune del Sud, come previsto dall’ultima Manovra economica del Governo Conte: in quel caso lo Stato garantisce una flat tax al 7% ma non sono pochi i punti di domanda rimasti ai cittadini che intendono approfittare di tale “sconto fiscale”. Cittadino italiano  titolare di pensione INPS e residente in Portogallo in uno dei tanti interpelli chiedeva se, rientrando nel nostro Paese dopo 5 anni avrebbe potuto fruire di questo regime di vantaggio: ebbene, come sottolinea FiscoeTasse, la risposta dell’Agenzia è stata negativa. La norma citata infatti prevede che «le persone fisiche, titolari di redditi da pensione erogati da soggetti esteri, che trasferiscono la residenza in un comune con non più di 20mila abitanti in una regione del Sud Italia,  beneficino per 10 anni  di un’imposta sostitutiva del 7% sui redditi prodotti all’estero». In poche parole, il regime agevolato è permesso laddove vi siano pensioni maturate all’estero e che possano vantare un periodo di residenza di almeno 5 anni fuori dall’Italia.

QUOTA 100 E LA NUOVA RIFORMA CHE NECESSITA

Dall’estero all’Italia, il tema delle pensioni è tutt’altro che “spento” in questa delicata fase di profonda crisi politica dopo la fine del Governo gialloverde: da quanto ormai diversi analisi possono riconoscere abbastanza facilmente, se Pd e M5s dovessero effettivamente chiudere l’accordo e iniziare un nuovo Governo, la riforma pensioni di Quota 100 sarebbe accantonata dal prossimo anno e non più rinnovata. Occorre però una nuova legge, un nuovo schema di riforma, che possa evitare quella “catastrofe previdenziale” che potrebbe avvenire nei prossimi decenni se non si interverrà subito sul macro-tema del lavoro e sull’altro macro-tema dello sviluppo previdenziale di leggi in grado di far reggere la macchina pubblica e non di affossarla. Il recente rapporto Working-better-with-age dell’Oedc (Organization for Economic Co-operation and Development) ovvero l’Ocse, pubblicato il 30 agosto 2019, lo diceva con chiarezza: «di fronte al rapido invecchiamento della popolazione, i governi devono promuovere maggiori e migliori opportunità di lavoro per coloro che si trovano in età avanzata per proteggere gli standard di vita degli interessati e la sostenibilità delle finanze statali». Nel 2050 i pensionati italiani potrebbe essere superiori ai lavoratori, come evidenziato ancora dall’Ocse, il che costringe i nuovi Governi ad intervenire attivamente per una nuova riforma pensionistica: «Ma un rapido invecchiamento della popolazione richiederà un’azione politica concertata per promuovere l’invecchiamento attivo in modo da compensare le sue conseguenze potenzialmente gravi per gli standard di vita e le finanze pubbliche», ha spiegato Stefano Scarpetta, direttore dell’OCSE nell’ultimo rapporto presentato a Tokyo.