RIFORMA PENSIONI: QUOTA 100 E COPERTURE

Il dibattito sulla riforma delle pensioni si riaccende, in particolare quello sulle coperture. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon a “In Onda” su La7 ha chiarito la posizione del governo in merito a Quota 100 e agli altri provvedimenti in corso di approvazione. «Troveremo una soluzione», ha dichiarato. E poi, riguardo i 14 miliardi delle clausole dell’Iva, ha precisato che «sono di Monti». In ogni caso ha assicurato che la maggioranza riuscirà a risolvere la questione senza imposizioni verso i cittadini e senza fare salire le imposte. L’esecutivo, spiega Durigon, «farà del sano deficit, perché quello che abbiamo fatto con quota 100 è un sano deficit e quello che abbiamo fatto per i lavoratori con la quota 100 è una cosa bellissima». Il governo tra l’altro intende proseguire con Quota 100, quindi verrà garantito l’accesso alla pensione anticipata a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di contributi senza penalizzazione per tutti i lavoratori che matureranno i requisiti di legge e sceglieranno su base volontaria di aderire all’opzione. (agg. di Silvana Palazzo)



LE ATTESE DEI CAREGIVER

Uno dei temi importanti di riforma pensioni riguarda i caregiver, ovvero quelle persone che si prendono cura di un parente disabile o gravemente malato. Repubblica dedica un articolo alle storie di alcune di loro, ricordando come sia stato istituito un fondo per il triennio 2018-20 con 60 milioni di euro per sostenere le famiglie, compresi delle tutele dal punto di vista previdenziale. C’è infatti chi, per svolgere lavori di cura, deve ridurre l’orario di lavoro o non lavorare proprio per alcuni periodi: tutto ciò ha un peso sulla propria anzianità contributiva e sull’importo del futuro assegno pensionistico. Tuttavia questo fondo resta inutilizzato per la mancanza di norme attuative, anche perché manca una vera e propria definizione di caregiver, come spiega Carlo Giacobini della Federazione italiana per il superamento dell’handicap. La commissione Lavoro al Senato continua intanto a lavorare a un testo unico che riunisca le varie proposte dei partiti. Si spera che si possa arrivare in tempi celeri a una sua approvazione.



IL SERVIZIO CIP DELL’INPS

Le novità di riforma pensioni possono spesso comportare l’emergere di dubbi e incertezze relative al proprio futuro previdenziale. Anche per questo l’Inps da deciso di avviare un nuovo servizio destinato ai lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo chiamato “Cip”, acronimo di Consultazioni info previdenziali. “Con questo servizio, i lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo potranno accedere in modo semplice e intuitivo a una serie di informazioni relative alla propria retribuzione imponibile dal punto di vista contributivo, ad alcuni elementi che possono incidere sulle future prestazioni, nonché ai conguagli operati dal datore di lavoro in occasione delle denunce Uniemens”, si legge in un comunicato dell’Inps, nel quale si ricorda che al servizio si può accedere tramite l’utilizzo del Pin. Occorre quindi essere registrati al sito per utilizzare questo strumento, per il quale arriveranno anche degli sviluppi che aumenteranno le funzionalità, in modo da renderlo ancora più utile ai cittadini.



CONTRATTI DI ESPANSIONE AL VIA CON TIM

Come noto, il Decreto crescita ha introdotto il contratto di espansione, che è stata vista come una misura di riforma pensioni in quanto introduce dei maxi-scivoli per il prepensionamento fino a 5 anni per le aziende con più di mille dipendenti. In una nota, Claudio Durigon e Laura Castelli, fanno sapere che è stato firmato al ministero del Lavoro un accordo, sottoscritto anche dai sindacati, con Tim, per la prima applicazione di questo nuovo strumento. “Dopo anni di applicazione di ammortizzatori sociali finalizzati ad evitare licenziamenti collettivi, per la prima volta si introduce uno strumento di politica del lavoro, che consente di coniugare politiche attive e passive, favorendo non solo interventi formativi per tutto il personale in forza, ma consente anche di ampliare la base occupazionale, con l’impegno di Tim di assumere 600 nuovi lavoratori e scongiurare circa 3000 esuberi, dopo 10 anni di blocco delle assunzioni”, fanno sapere il sottosegretario al Lavoro e il viceministro all’Economia.

TROPPI PALETTI PER PENSIONE DI CITTADINANZA

Continuano a far discutere, in tema di riforma pensioni, i dati diffusi dall’Inps circa le domande presentate (e accolte) per ricevere la pensione di cittadinanza e l’importo medio erogato per la stessa. Nel Veneto sono circa 5.900 i nuclei familiari coinvolti, con un importo medio mensile erogato di 177,75 euro. Secondo Vanna Giantin, Segretaria generale della Fnp-Cisl del Veneto, tali dati dicono che “la pensione di cittadinanza ha raggiunto anziani che vivono da soli, per la maggior parte vedove, che sono sulla soglia della povertà. Meglio di niente, certo. Ma il provvedimento, che prevede molti paletti per poterne goderne, sicuramente non rappresenta quello shock positivo che era stato sbandierato agli inizi. Anzi”. “Basta fare un paragone numerico, usando i dati Inps, per vedere come la PdC stia influendo su una minima, minimissima parte, dei pensionati veneti più bisognosi”, sono le parole riportate da Adnkronos della sindacalista, secondo cui “quello che serve agli italiani e in particolar modo ai pensionati è una riforma fiscale vera, strutturale e nel segno nell’equità”.

I RISPARMI DELLA PENSIONE DI CITTADINANZA

In tema di riforma pensioni ci sono da registrare i nuovi dati riportati da Il Sole 24 Ore in merito alle pensioni di cittadinanza. A metà luglio, sono state accolte 112.000 domande dall’Inps, per un totale di 128.000 persone coinvolte, considerando che le istanze riguardano nuclei familiari. “L’importo medio della prestazione è di 207 euro, con una piccola oscillazione a seconda che il percettore viva in casa di proprietà con mutuo o senza, oppure paghi un affitto”. Dai dati risulta anche che il 51% dei beneficiari vive al Sud, contro il 30% del Nord e il 19% del Centro. Gli italiani sono il 97% (più di 124.000 persone), mentre i cittadini dell’Ue sono 983 e quelli extracomunitari 1.961. I numeri sono di molto inferiori alle stime governative dello scorso anno. Secondo le previsioni del quotidiano di Confindustria, infatti, nella migliore delle ipotesi si supererà di poco un quarto della platea stimata. Tuttavia non è chiaro a quanto ammonterà il risparmio rispetto alle risorse stanziate, dato che la pensione di cittadinanza viene considerata parte integrante del reddito di cittadinanza.

RIFORMA PENSIONI, LA FRECCIATA DI BOERI

Sulle pagine di Repubblica, Tito Boeri commenta i dati Istat sul mercato del lavoro, citando anche la riforma pensioni. L’ex Presidente dell’Inps segnala che in Italia “la popolazione in età lavorativa è diminuita di quasi un milione negli ultimi dieci anni, mentre gli occupati in età lavorativa sono più o meno gli stessi che nel 2008. Sono invece aumentati gli occupati al di sopra dei 65 anni di età grazie alla riforma delle pensioni varata nel 2011”. Questo vuol dire, evidenzia Boeri, che “chi oggi usa toni trionfali nel commentare i dati sul lavoro sta tessendo le lodi alla riforma Fornero”. Una frecciatina nemmeno tanto nascosta a Lega e M5s.

LA PROPOSTA DI FISCALIZZAZIONE DEI CONTRIBUTI

Il Professore bocconiano lancia quindi la proposta di ricalibrare le agevolazioni contributive concentrandole “sulla fase iniziale di carriere rette su contratti a tempo indeterminato. Ad esempio la fiscalizzazione dei contributi potrebbe attenuarsi gradualmente fino al raggiungimento dei 30 anni di età ed essere garantita solo a chi ha un contratto a tempo indeterminato”. In questo modo, “le imprese che preferissero continuare ad assumere con contratti a tempo determinato vedrebbero assottigliarsi il periodo in cui possono beneficiare dell’agevolazione perché il lavoratore, invecchiando, ottiene agevolazioni più basse”. Secondo Boeri, “avere una parte dei propri contributi finanziati dalla fiscalità generale per chi deve finanziare un debito pensionistico appesantito dalla cosiddetta quota 100 e avrà trattamenti molto meno generosi di chi va oggi in pensione darebbe un piccolo, ma significativo segnale di equità intergenerazionale”.