Come cambiano le pensioni con il nuovo meccanismo di indicizzazione all’inflazione? Secondo quanto stabilito dalla legge di Stabilità per il 2019, più la pensione è alta, meno recupera l’incremento dei prezzi, quindi scende il potere d’acquisto. La nuova indicizzazione è partita il primo aprile e a giugno i pensionati hanno dovuto restituire ciò che hanno incassato in più da gennaio a marzo rispetto a quanto previsto dal nuovo meccanismo. In realtà, come spiegato dal Corriere della Sera, l’aggiustamento nella maggior parte dei casi è minimo. Chi ha un assegno compreso tra 3 e 4 volte il minimo, l’inflazione è recuperata quasi tutta, il 97 per cento. La penalizzazione maggiore è per chi percepisce una pensione superiore a 9 volte il minimo, quindi oltre 4.569 euro. In questo caso l’inflazione è recuperata solo al 40 per cento. I pensionati penalizzati dal provvedimento sono circa 5,5 milioni, quindi il 34 per cento dei 16 milioni totali. Di questi sono 1,5 milioni quelli penalizzati in modo rilevante. Ma anche quando la pensione è bassa con il tempo la perdita annua aumenta per quello che è conosciuto come “effetto trascinamento”. (agg. di Silvana Palazzo)
RIFORMA PENSIONI, COMINARDI “SERVE FLESSIBILITÀ CHE DURI”
Riforma pensioni, i dati di Quota 100 sono inferiori alle attese e il Governo M5s-Lega deve fare i conti con quasi 100 mila domande in meno. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi, esponente del Movimento 5 Stelle, ha evidenziato: «Quota 100 è arrivata a 150 mila domande, che significa, considerando le famiglie interessate a circa 500mila persone». Intervenuto ieri alla presentazione della relazione programmatica 2020-2022 del Civ dell’Inps, come riporta Blasting News, il pentastellato ha tenuto a precisare: «E’ una risposta importante per un sistema che era diventato troppo rigido dopo l’introduzione della Fornero. Una risposta importante. L’obiettivo è però trovare una flessibilità che duri anche dopo i tre anni di Quota 100». Insomma, possibili nuovi interventi sulla riforma delle pensioni nel corso dei prossimi mesi… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
RIFORMA PENSIONI, FLOP DOMANDE QUOTA 100
Riforma pensioni, i numeri di Quota 100 sono tutt’altro che positivi: Il Manifesto parla di un flop, con il numero di domande che si attesta a 150 mila rispetto alle 290 mila previste. Lo stesso Pasquale Tridico, presidente Inps, ha parlato di «un rallentamento, se rimane questo trend credo si arriverà a fine anno intorno alle 200 mila domande, quindi a un risparmi di circa 100 mila domande». Un passo indietro degno di nota per l’esecutivo gialloverde: parliamo del 45,7% in meno, nonostante la grande fiducia del Governo su uno dei provvedimenti cardine. «Quota 100 permetterà a 350 mila persone di andare in pensione quest’anno», affermava il sottosegretario leghista Claudio Durigon, e aleggia lo spettro del ritorno della Fornero tra due anni: Massimo Franchi evidenzia che alla scadenza della norma «in via sperimentale» si ripresenterà l’età pensionabile unica a 67 anni e 5 mesi… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
RIFORMA PENSIONI, L’ACCUSA A M5S
Mentre si parla di riforma pensioni con Quota 100, a livello di domande pervenute e risorse risparmiate, da Il Giornale arriva un’accusa alle pensioni di cittadinanza, additate come “truffa dei grillini”. Il riferimento è al fatto che molti pensionati si sono visti bocciare le loro domande di accesso alla misura. “Il rifiuto è motivato così: beneficio negato per reddito superiore alla fascia minima di appartenenza. Insomma malgrado il pensionato o la coppia di pensionati abbia un Isee contenuto all’interno della fascia minima l’Inps ha decretato la completa inadeguatezza reddituale sulla base dell’Isr”. In effetti, “nonostante che sul portale del ministero del Lavoro, nonché sui siti correlati di previdenza e politiche sociali, campeggi ancora il tetto Isee di 9.360 euro per ottenere il beneficio”, la realtà è diversa.
LE SITUAZIONE DELLE PENSIONI DI CITTADINANZA
Il quotidiano milanese ricorda infatti che “non è l’Indicatore della situazione economica equivalente, l’Isee appunto, a governare la barra piuttosto un indicatore più subdolo che gestisce direttamente l’Inps, ovvero l’Isr. Vale a dire l’Indicatore della situazione reddituale. Il corrispondente dell’intera somma di redditi percepiti senza gli sgravi fiscali e tanto meno gli affitti e altri ratei e, quindi, inevitabilmente più consistente”. Tutto questo sta determinando una situazione per cui “la percentuale dei dinieghi a oggi si sta attestando sul 30% di tutti coloro che sono arrivati al completamento dell’istruttoria. Si tratta di pensionati con all’attivo assegni addirittura al di sotto dei 650 euro al mese”. L’Isr, infatti, non deve superare i 9.000 euro.