STOP A QUOTA 100 PER RISPARMIARE 6 MLD

Resta ancora incerto il futuro della riforma pensioni con Quota 100. Vero è che non è ancora chiaro se nascerà il Governo Conte-bis. Ma anche se si dovesse tornare al voto il futuro della misura pensionistica non sarebbe chiaro. In ogni caso, secondo quanto riporta il sito del Sole 24 Ore, il vero scoglio per il prossimo esecutivo sarà la manovra economica. “Le risorse sono limitate. E a caccia di fondi le attenzioni si concentrano su una revisione di quota 100, per aumentare i ‘risparmi’ (circa 6 miliardi) che già sono in arrivo per la minor spesa rispetto al previsto prodotta da pensioni e reddito di cittadinanza. L’ipotesi è di restringere il bacino, ma non è esclusa nemmeno la chiusura nel 2020 della sperimentazione, con qualche misura compensativa lasciando il posto ad altri strumenti, come ad esempio l’Ape social rafforzata”. Oltre a evitare l’aumento dell’Iva, il Governo giallo-rosso potrebbe voler usare le risorse risparmiate da Quota 100 per tagliare il cuneo fiscale: soldi che dovrebbero andare nelle tasche dei lavoratori dipendenti.



QUOTA 100, LE MODIFICHE PENSATE DAL PD

Il Partito democratico vuole intervenire sulle pensioni in caso di governo con il Movimento 5 Stelle. In vista dell’accordo, e quindi della prossima legge di Bilancio, il Pd pensa a modifica di Quota 100. I dem chiedono la revisione del pacchetto con cui da quest’anno è possibile lasciare in anticipo il mondo del lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi. Lo riporta Agenzia Stampa Italia, mentre il Sole 24 Ore entra nel merito delle possibili modifiche. Visto che le risorse sono limitate, le attenzioni per i fondi si concentrano su Quota 100. L’obiettivo è aumentare i risparmi, circa 6 miliardi, che sono già in arrivo per la minor spesa rispetto a quanto previsto. L’ipotesi è di restringere il bacino, ma non si esclude neppure la chiusura nel 2020 della sperimentazione. In tal caso potrebbe esserci qualche misura compensativa e altri strumenti, come ad esempio l’Ape social rafforzata. (agg. di Silvana Palazzo)



L’ALLARME OCSE SULL’ITALIA

Uno studio dell’Ocse riguardante il mercato del lavoro lancia un allarme in tema di riforma pensioni. Infatti, l’organizzazione con sede a Parigi fa sapere che entro il 2050 in Italia ci saranno più pensionati che lavoratori. Cosa che ha ovviamente il suo peso sulla sostenibilità del sistema pensionistico. L’Ocse è tra quelle organizzazioni sovranazionali, come il Fondo monetario internazionale, che hanno già espresso la loro preoccupazione sui cambiamenti che nel nostro Paese sono stati apportati alla Legge Fornero, ultimo dei quali quello di Quota 100, che non ha però comportato un numero di pensionamenti pari a quello che era stato stimato lo scorso anno. Secondo l’Ocse occorre fare in modo che ci siano più opportunità lavorative in età avanzata, anche cambiando l’organizzazione del lavoro e i suoi orari, in modo da riuscire a “incoraggiare” la permanenza dei lavoratori anziani. Vedremo se questo allarme dell’Ocse verrà in qualche modo recepito dal nuovo Governo Conte che si appresta a muovere i primi passi.



RISCATTO LAUREA, I DUBBI SULL’AGEVOLAZIONE

Il riscatto della laurea agevolato introdotto dalla riforma pensioni ha riacceso un forte interesse per questa misura che consente di avvicinare il traguardo pensionistico aumentando la propria anzianità contributiva. Attraverso una risposta fornita a una lettrice del sito di Repubblica, la Fondazione studi consulenti del lavoro ha evidenziato che si possono riscattare in modo agevolato, versando quindi poco più di 5.000 euro per ogni anno di corso di studi, solo i periodi precedenti il primo gennaio 1996. “Al contempo, nel caso di manifesta opzione al metodo di calcolo contributivo prima della richiesta di pensione con metodo sperimentale cd. opzione donna, si ritiene che il tenore letterale dell’art. 20 del d.l. 4/2019 consenta il ricorso al riscatto laurea agevolato, pur se in assenza di conferme esplicite da parte dell’Istituto”. In tal senso servirà probabilmente comunque un chiarimento da parte dell’Inps. Nella risposta viene anche ricordato che “il riscatto agevolato è unicamente valido ai fini del diritto e della misura pensionistica” e non indice quindi sul calcolo del Tfs.

QUOTA 100 IN DUBBIO?

Non arrivano notizie rassicuranti sul fronte della riforma pensioni. Dopo l’incontro avuto con Giuseppe Conte, Lucia Borgonzoni, sottosegretario al ministero per i Beni e le attività culturali, stando a quanto riporta Mf-Dow Jones, ha detto: “Ci spiace non aver avuto da Conte la certezza che i provvedimenti già approvati non verranno toccati”. “Non abbiamo capito le intenzioni del presidente, la sua linea su quota 100 o sull’autonomia. Ci ha detto che difenderà i provvedimenti già approvati, ma anche che è pronto ad ascoltare quali siano le modifiche proposte dagli altri”. Claudio Durigon, anch’egli presente all’incontro, ha detto: “Facciamo appello alla coscienza di deputati e senatori a non votare questo mercificio”. Il sottosegretario al Lavoro ha anche chiarito che non verranno rivotati i presidenti delle commissioni parlamentari. Che in buona parte sono appartenenti alla Lega. In ogni caso le parole degli esponenti del Carroccio lanciano nuovi dubbi sul mantenimento di Quota 100, anche se, secondo le indiscrezioni di stampa, verrebbe confermata almeno per il 2020.

I CAMBIAMENTI DI CONTE

“Il confronto tra il discorso di ieri di Giuseppe Conte al Quirinale e quello pronunciato dal premier in Senato all’atto della fiducia Lega-M5s, rende l’idea di quanto sia elastico di principi l’avvocato addestrato da anni di mediazioni legali”, così si legge su un articolo del Giornale, dove tra i temi ritenuti “scivolosi” per il presidente di Consiglio che viene sostenuto da una nuova maggioranza c’è anche quello della riforma pensioni. “Dal 15 agosto nessuno parla più di Tav, Ilva, Quota 100. Il 5 giugno 2018 aveva parlato del ‘diritto al reddito minimo di cittadinanza’ e dei tagli sulle ‘pensioni d’oro’ sopra ai 5mila euro. Guarda la sfortuna, il sussidio e lo scippo ai pensionati sono arrivati, i tagli alle tasse invece no. Ora abbondano riferimenti a uguaglianza, equità e sostenibilità, sparisce ovviamente la flat tax e rimane un generico auspicio ‘a un Paese dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno’ che non è proprio la stessa cosa del ‘carcere per gli evasori’ evocato a giugno 2018 in coppia con il ‘Daspo per i corrotti’”, si legge sul quotidiano milanese.

SBLOCCATE 5.000 ASSUNZIONI NELLA PA

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, Giulia Bongiorno e Giovanni Tria hanno firmato un decreto per sbloccare oltre 5.000 assunzioni e far fronte così anche agli effetti della riforma pensioni sulla Pa. Il decreto dovrà essere esaminato dalla Corte dei Conti e poi pubblicato in Gazzetta ufficiale. Le assunzioni non potranno però essere finalizzate prima del 15 novembre, come era stato deciso nell’ultima manovra. Il quotidiano di Confindustria specifica che ci sarà un mega concorso da 800 posti al ministero dell’Interno, di oltre 400 a quello dell’Economia, senza dimenticare 130 prefetti e assunzioni che riguarderanno i ministeri del Lavoro, dello Sviluppo economico e della Giustizia. Quasi 350 posti saranno quelli forniti dall’Agenzia delle Entrate, mentre più di 600 saranno quelli relativi alle Dogane. Sono invece circa 280 le posizioni che verranno assegnate presso l’Aci. “Diverso il discorso per comuni e ospedali, dove si può già assumere ma la decentralizzazione, come rimarcato dai sindacati, può pesare rallentando il turnover”, aggiunge il Sole 24 Ore.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Giuliano Cazzola commenta l’analisi e le proposte di Alberto Brambilla in tema di riforma pensioni. Il Presidente di Itinerari previdenziali, in un articolo pubblicato su L’Economia, l’inserto del Corriere della Sera, aveva fatto notare che Quota 100 non aveva dato vita al turnover generazionale sperato nel mercato del lavoro. Inoltre, dal suo punto di vista il provvedimento avrà costi difficilmente sostenibili nel futuro. “Sono pertanto necessarie delle modifiche anche perché il presidente di Itinerari previdenziali non ritiene opportuna l’abrogazione, tout court, di queste misure sperimentali, ma, a suo avviso, occorrerà trovare, per quando esse scadranno, soluzioni che siano stabili e flessibili”, scrive Cazzola su startmag.it, ricordando che l’idea di Brambilla è quella di riportare in vigore il meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita.

LA CRITICA A BRAMBILLA

Ma l’ex sottosegretario al Welfare vorrebbe anche inserire la possibilità di un anticipo pensionistico a 64 anni con almeno 37/38 di contributi e stabilizzare “a 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne) il pensionamento ordinario di anzianità”. Per Cazzola, però, “una misura siffatta vanificherebbe l’innalzamento, da 62 a 64 anni, del requisito anagrafico sopra descritto, perché le generazioni di baby boomers pensionande, specie gli uomini, sarebbero in grado di far valere questo requisito contributivo (42 anni e 10 mesi) ben prima di aver raggiunto 64 anni (per giunta indicizzati) di età. Questo tipo di pensionamento continuerebbe a consentire, per un lungo periodo di tempo, l’esodo di coorti poco più che sessantenni, entrate presto nel mercato del lavoro”.