APPELLO DEGLI ESODATI ESCLUSI A CONTE

Il Comitato 6.000 esodati esclusi ha rivolto un appello a Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio affinché venga finalmente sanata l’ingiustizia in tema di riforma pensioni rappresentata dal fatto che dopo quasi 8 anni dal varo della Legge Fornero, ci sono ancora esodati non salvaguardati. Nell’appello vengono ricordati i vari incontri avvenuti a livello istituzionale da dopo le elezioni dello scorso anno, che avevano portato a ritenere percorribile la via della riapertura dell’ottava salvaguardia per gli ultimi 6.000 esodati. Possibilità che ora con il cambio di Governo sembra poter venir meno. “In questo frangente ci affidiamo a Lei, Signor Presidente, affinché si renda garante di una urgente soluzione del dramma che stanno vivendo 6.000 famiglie italiane gravemente colpite da una inaccettabile ingiustizia sociale ed affinché sia restituito loro il diritto alla pensione e ad un futuro”, si legge nell’appello, con il quale si auspica un intervento in favore degli esodati nella prossima Legge di bilancio.



QUOTA 100, LE CORREZIONI NECESSARIE PER BRAMBILLA

Per Alberto Brambilla, “il prossimo governo ha alcune priorità da affrontare in materia previdenziale a partire dalle anomalie della legge Fornero sulle pensioni. Legge che, al contrario di quanto hanno affermato alcuni, non è stata affatto smantellata. Neanche da Quota 100 che, oltre a essere stata scritta maluccio, ricordiamolo, è una misura sperimentale e dura solo 3 anni, dopodiché si torna alla Fornero”. Secondo quanto riporta Adnkronos/Labitalia, il Presidente di Itinerari Previdenziali e già sottosegretario al Lavoro, Quota 100 ha delle pecche, tra cui quella di essere difficile da raggiungere per le donne. Al Governo Conte-bis, Brambilla consiglia di “bloccare per tutti l’indicizzazione a 42 anni e poi unificare le posizioni dei ‘giovani’, eliminando tutti quei paletti che ci sono attualmente per il raggiungimento della pensione e prevedendo anche un’integrazione al minimo”. Dal suo punto di vista, poi, bisognerebbe istituire “fondi di solidarietà anche nell’industria, commercio, artigianato e agricoltura, che accompagnino alla pensione con qualche anno di anticipo”, come avviene nel settore bancario.



LA CONVENIENZA DEL RISCATTO DELLA LAUREA

La riforma pensioni, oltre a Quota 100, ha introdotto un riscatto della laurea agevolato che sta riscuotendo un certo successo. Il Messaggero ricorda che da marzo a luglio sono state presentate circa 32.000 domande, contro il 29.900 registrate in tutto il 2018. La gran parte (più di 27.000) sono arrivate da lavoratori del settore privato, contro le poco più di 5.100 di quello pubblico. Il successo della norma non deve stupire, visto che consente di avvicinare il traguardo pensionistico riscattando gli anni di studio all’università sborsando poco più 5.000 euro ad anno. Cifra che può scendere considerate le detrazioni sul reddito di questo tipo di spesa. Come segnala il sito di Leggo, il riscatto “conviene soprattutto a chi guadagna di più: con uno stipendio netto mensile di 2.500 euro si può arrivare a risparmiare quasi il 70%. E per chi ha iniziato a lavorare e a versare contributi molto presto (24 anni) e che spera di andare in pensione qualche anno prima”. Il sito dell’Inps ha in ogni caso messo a disposizione, nell’area riservata, un simulatore per calcolare il costo del riscatto.



QUOTA 100: RISCHIO ESODATI-BIS?

Secondo l’analisi del Messaggero dopo la nascita del Governo Pd-M5s l’allarme su Reddito di Cittadinanza ma soprattutto Quota 100 è già scattato: la riforma delle pensioni voluta fortemente dalla Lega di Salvini, potrebbe essere sacrificata visto il peso della manovra che attende l’Italia. «Si tratta in sostanza di neutralizzare la spada di Damocle dell’aumento dell’Iva, ma anche di trovare risorse per il taglio del cuneo fiscale da contrapporre al tramonto del progetto Flat tax (aliquota al 15%) di matrice leghista. E a farne le spese potrebbero essere, com’è costume consolidato in Italia in caso di emergenza, proprio le casse dell’Inps», spiega il quotidiano romano. La “rivisitazione” della riforma potrebbe essere la via di soluzione ma non bisogna però dimenticare che diversi aspiranti pensionati hanno già sottoscritto accordi con le aziende per lasciare il lavoro nel 2020 o 2021 proprio tramite la Quota 100: in questo senso, ribadisce ancora il Messaggero, «sarà necessario introdurre allora un salvagente, varare delle  norme di salvaguardia. Cosa che richiederebbe sì uno stanziamento di centinaia di milioni di euro, ma scongiurerebbe un caso esodati-bis, ovvero un disastro come quello nato a seguito della riforma Fornero del 2011». (agg. di Niccolò Magnani)

LA RICHIESTA DI CONFPROFESSIONI

Mentre ci si interroga su quale sarà il destino della riforma pensioni con Quota 100 con il nuovo Governo, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore Gaetano Stella chiede che la manovra autunnale sia caratterizzata “da interventi in grado di scuotere e rinvigorire il tessuto produttivo del Paese”. Secondo il Presidente di Confprofessioni, “serve un intervento choc di riduzione del costo del lavoro, in particolare per spingere l’occupazione stabile dei nostri ragazzi, 30-35enni”. Questo per via anche del fatto che Quota 100 “non sta aiutando il turn-over dei giovani, piuttosto sta svuotando gli uffici pubblici, sanità e scuola in testa, complice l’assenza di una reale programmazione”. Stella aggiunge anche che a suo avviso, “sempre in favore dell’occupazione giovanile, bisogna, anche, creare filiere mirate di collocamento, dando centralità alla formazione; e avviare una seria riflessione sul tema delle competenze dei ragazzi, che devono essere connesse alle esigenze del mondo produttivo fin dalla scuola”.

IL LEGAME PENSIONI-SANITÀ

In un articolo pubblicato sulla rivista “Gli Asini” e riportato su sbilanciamoci.info si parla di sanità e di riforma pensioni. Roberto Landolfi ricorda infatti che “il nostro Ssn è finanziato dalla fiscalità generale per circa 115 miliardi di euro l’anno, poco più poco meno; rappresenta la seconda voce del welfare dopo la spesa pensionistica, che pesa per circa il triplo. Grazie alle pensioni gira una parte consistente dell’economia italiana. Le pensioni in tanti casi servono a mantenere agli studi i nipoti e hanno assunto un carattere sempre più propriamente sussidiario”. Per l’autore, “la spesa sanitaria andrebbe incrementata, considerato l’invecchiamento progressivo della popolazione”. C’è poi da tenere conto che “secondo i dati della Fimmg (il sindacato più rappresentativo della medicina generale) entro il 2022 andranno in pensione oltre 14 mila medici” e “nella migliore delle ipotesi si riuscirà a rimpiazzare il 50-60% dei pensionati”. Senza dimenticare che “a fronte di pochi medici avanza tanta medicina fai-da-te che crea false speranze nei malati: un ulteriore e preoccupante problema”.

QUOTA 100, IL CHIARIMENTO MANCANTE SUL DIVIETO DI CUMULO

La riforma pensioni ha previsto il divieto di cumulo di redditi da lavoro con Quota 100, salvo che nell’ipotesi di lavoro occasionale fino a una soglia di 5.000 euro l’anno. L’Inps ha recentemente diramato una circolare con ulteriori chiarimenti sul tema, ma Il Sole 24 Ore sembra “sollecitarne” un’altra evidenziando i punti che ancora restano poco chiari. Per esempio, se i compensi per un lavoro occasionale vengono pagati l’anno successivo all’effettivo svolgimento, corrispondente a quello in cui si accede alla pensione, ed essi superano i 5.000 euro cosa succede? Il quotidiano di Confindustria ricorda poi che l’Inps non ha ancora specificato “se le prestazioni occasionali remunerate tramite libretto di famiglia e contratto di prestazione occasionale (ex voucher) siano compatibili o meno con il godimento della pensione Quota 100. Se è vero che ciascun prestatore non può riscuotere più di 5.000 euro annui, è pur vero che talune attività possono essere ricondotte al lavoro dipendente, per il quale è prevista la totale incumulabilità. Ma tale tipologia reddituale risulta al contempo esente da imposizione fiscale”.

RIFORMA PENSIONI, QUOTA 100 E LA SCUOLA

Si avvicina il mese di settembre, quando gli effetti della riforma pensioni con Quota 100 sulla scuola saranno molto evidenti. il sito di Rassegna sindacale spiega che ci saranno almeno 120.000 supplenti e riporta poi le parole di Manuela Pascarella, responsabile del precariato e reclutamento docenti del centro nazionale Flc-Cgil: “Chiediamo che qualsiasi governo salga in carica riprenda in mano il decreto precari che non ha visto la luce e lo approvi il più presto possibile: fornisce una procedura semplificata per coprire le cattedre, almeno da settembre 2020”. Senza dimenticare che “se il prossimo anno quota 100 verrà confermata il trend continuerà a salire, anche perché l’età media dei docenti italiani è alta”.

I CASI CONCRETI IN PUGLIA E A GENOVA

Il sito di Rassegna sindacale riporta anche due casi. In Puglia, la Flc-Cgil regionale ricorda che ci saranno più di 6.000 docenti senza posto fisso all’inizio del nuovo anno scolastico. “Ciò accade – spiega il segretario generale Claudio Menga – perché il fabbisogno stimato con l’organico di diritto a livello nazionale non cor­risponde mai al fabbisogno reale, pe­nalizzando sia gli alunni più biso­gnosi, che perdono così la continui­tà didattica, sia i docenti, i quali non possono usufruire di quelle cat­tedre per i trasferimenti e le assun­zioni”. Una situazione simile si registra a Genova, dove mancano circa 500 tra insegnanti e perso­nale tecnico e amministrativo nelle scuole per via principalmente “dei pensionamen­ti, soprattutto di ‘quota 100‘, che ha sicuramente in­crementato il numero di chi ha lasciato il lavoro nella scuola”, spiega il segretario generale della Flc-Cgil Liguria Claudio Croci.