TRIDICO SU QUOTA 100 E TURNOVER
La riforma pensioni con Quota 100, è stato detto, è stata approvata anche con l’obiettivo di favorire l’occupazione giovanile grazie a un turnover nel mercato del lavoro. Di questo tema si è discusso non poco nel corso degli ultimi mesi e anche Pasquale Tridico è voluto tornarci sopra dopo averlo fatto nel corso di un’intervista a Piazzapulita. Stavolta l’occasione è stata data da Sky Tg24 Economia. Il Presidente dell’Inps, secondo quanto riporta Askanews, ha infatti detto: “Stiamo osservando un mercato del lavoro in crescita, o meglio un tasso di occupazione che cresce e non solo il tasso di disoccupazione che diminuisce. Quindi la sostituzione tra pensionati e nuovi assunti sta avvenendo, probabilmente uno a uno, perché stiamo osservando un aumento del numero di occupati, siamo a oltre 23,5 milioni di persone occupate che crescono proprio in questi mesi e non stiamo osservando un aumento della disoccupazione, anche con una crescita del tasso di pensionamento”. Certamente queste, come altre, dichiarazioni di Tridico non passeranno inosservate e saranno oggetto di commento.
DURIGON E IL CODS
Orietta Armiliato non fa mancare novità in tema di riforma pensioni, in particolare circa la richiesta del Cods di far sì che Opzione donna venga prorogata fino al 2023. Daniela Castagnetti, una delle appartenenti al Comitato Opzione donna social, ha commentato un post su Facebook con cui Claudio Durigon segnalava la sua presenza come ospite, domani sera, alla trasmissione In Onda trasmessa da La7, evidenziando appunto la richiesta di proroga di Opzione donna al 2023. Il sottosegretario al Lavoro ha risposto che affronterà il tema proprio in occasione della trasmissione. Questa non è però l’unica battaglia del Cods. Orietta Armiliato in un post ha infatti ricordato che “le Donne, non solo le casalinghe, producono 50 miliardi e 694 milioni di ore di lavoro di cura fra attività domestiche e volontariato. (fonte Rapporto Istat 2017). Queste attività che le donne svolgono quotidianamente non sono mai state riconosciute e quindi mai tangibilmente valorizzate e/o in qualche misura retribuite (volontariato ovviamente va escluso). È ora che si ponga rimedio!”. Come? Valorizzando ai fini pensionistici i lavori di cura.
LA SENTENZA SUL PRINCIPIO DI NEUTRALIZZAZIONE
In tema di riforma pensioni è senza dubbio da notare la sentenza della Corte Costituzionale di ieri di cui parla il sito di Ipsoa. Sinteticamente nell’abstract dedicato all’articolo in materia si legge: “Il momento di perfezionamento del diritto alla pensione è costituito dalla decorrenza del periodo di slittamento per l’accesso al trattamento pensionistico. La Corte Costituzionale dichiara che anche per il lavoratore autonomo, applicando il principio di ‘neutralizzazione’, non si dovrà tener conto della contribuzione successiva alla data di perfezionamento del prescritto requisito contributivo, ove essa determini, per effetto del reddito conseguito dall’interessato durante il periodo della ‘finestra’, una riduzione del trattamento calcolabile alla predetta data di perfezionamento del requisito”. Si tratta di una sentenza importante in tutti quei casi dove la finestra mobile ritardi l’ingresso in quiescenza rispetto al momento in cui si presenta domanda di pensionamento. Se infatti versare più contributi determina un assegno più basso si rischia una penalizzazione che non sembra ragionevole.
RISCATTO ANCHE PER LA POLIZIA DI STATO
In tema di riforma pensioni c’è da registrare la soddisfazione del Sindacato italiano lavoratori polizia aderente alla Cgil. In una nota viene infatti spiegato che il Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno ha risposto alla segnalazione riguardante il fatto che la Polizia di Stato risultava esclusa dalla possibilità di riscatto ai fini pensionistici rispetto alle Forze armate, Carabinieri compresi. Nella risposta del Dipartimento viene spiegato con una circolare “sono state fornite informazioni ai dipendenti in servizio circa la possibilità di poter riscattare a titolo oneroso il periodo di servizio prestato che non abbia dato titolo alla maggiorazione di servizio (es- periodo di servizio prestato in qualità di allievo ovvero il servizio militare)”. Il Dipartimento ha anche inoltrato un quesito “alla Direzione Centrale dell’Inps al fine di promuovere l’estensione in parola anche al personale della Polizia di Stato”. L’Inps “ha ritenuto di riconoscere anche al personale della Polizia di Stato quanto già riconosciuto alle Forze armate e all’Arma dei Carabinieri”.
RIFORMA PENSIONI, GLI EFFETTI DI QUOTA 100
Degli effetti della riforma pensioni con Quota 100 sulla sanità si è parlato in diverse occasioni. La Fiaso, per bocca del suo Presidente Carlo Ripa di Meana, fa sapere che “Quota 100 rischia di far aumentare del 24% i pensionamenti anticipati del personale sanitario accentuando le criticità già esistenti e mettendo in discussione l’offerta assistenziale, al punto da porre le aziende sanitarie nella condizione di dover individuare soluzioni per scongiurare l’interruzione di pubblico servizio”. Il Quotidiano nazionale fa presente che secondo un’indagine condotta dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, “su oltre il 50% delle aziende sanitarie pubbliche, siamo di fronte a un significativo aumento dei prepensionamenti, in particolare tra gli amministrativi (+33%), gli operatori socio-sanitari (+26%) e gli infermieri (+20%). Ma anche ai medici piace Quota 100, tanto da segnare un +16% dei prepensionamenti”.
I DATI DELLA FIASO
Sempre secondo i dati della Fiaso, a maggio sono andati in pensione “5.325 operatori, di cui 682 medici, 1.009 infermieri, 352 operatori socio sanitari, 1.070 amministrativi, 2.212 altri, soprattutto tecnici. A questi si aggiungono i pensionamenti dovuti a Opzione donna, che sempre a maggio 2019 sono risultati 589, di cui 36 medici, 189 infermieri, 40 Operatori socio sanitari, 11 amministrativi, 243 altri. Il 30% dei pensionamenti del 2019 è dovuto a Quota 100 e Opzione donna”. Per Ripa di Meana, sarebbe “necessario l’aggiornamento del percorso di specializzazione, consentendo anche alle aziende sanitarie di stipulare direttamente ulteriori contratti rispetto a quelli banditi annualmente dalle Università”.