LE MANCANZE DEL GOVERNO SECONDO I SINDACATI

I sindacati continuano a preparare la manifestazione contro la riforma pensioni del Governo in programma il 1° giugno a Roma. La Fnp-Cisl di Bergamo terrà lunedì e martedì dei presidi per fornire informazioni sulla mobilitazione. Bergamonews.it riporta le dichiarazioni di Caterina Delasa, Segretaria generale della Fnp-Cisl di Bergamo, che ricorda come l’esecutivo, “anziché procedere alla piena rivalutazione delle pensioni, come previsto dai precedenti accordi, ha di nuovo messo le mani nelle tasche dei pensionati arrivando a descriverli come ‘avari’ semplicemente per aver osato protestare, lo scorso dicembre, contro il taglio della rivalutazione delle pensioni”. La sindacalista evidenzia anche la mancanza di interventi sul fronte fiscale: “I pensionati italiani continuano a pagare le tasse in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati di molti altri paesi. Nel frattempo la tanto sbandierata pensione di cittadinanza non basta minimamente ad affrontare realmente il tema sempre più diffuso della povertà. Con un Governo così sordo, la mobilitazione è non più rinviabile”.



DAMIANO CONTRO BONGIORNO

Si è tornati a parlare in questi giorni degli effetti della riforma pensioni con Quota 100 sulla Pa e il ministro Giulia Bongiorno ha confermato che ci sarà un importante turnover. Cesare Damiano si chiede però: “Se il ministro Giulia Bongiorno, prevede che nel 2019 ci saranno 250.000 lavoratori che lasceranno la Pubblica amministrazione per andare in pensione, cosa largamente prevedibile e da noi più volte denunciata, perché non coglie l’occasione per assorbire gli idonei e i vincitori di concorso rimasti finora esclusi a causa del blocco del turnover?”. Tra l’altro buona parte delle graduatorie cui fa riferimento l’esponente del Pd andranno scadranno a settembre. L’ex ministro del Lavoro evidenzia quindi che “come sempre, anziché risolvere i problemi storici delle Pubbliche amministrazioni attraverso l’utilizzo dello strumento più rapido ed economico, cioè le graduatorie, il ministero della Pa ha preferito la strada dell’ingiustizia e dell’illogicità tagliando una parte di quelle vigenti”. Senza dimenticare i costi che comportano i concorsi.



QUOTA 100 E LE DELUSIONI IN TEMA DI PENSIONI

È quasi un anno che Lega e M5s sono al Governo e non manca chi è deluso per quanto fatto in tema di riforma pensioni rispetto all promesse della campagna elettorale. Orietta Armiliato, con un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ha voluto ricordare che: attualmente ci sono ancora circa 6.000 esodati privi di salvaguardia; sono stati cambiati i requisiti d’accesso per Opzione donna “peggiorandoli”; che “Quota 100, oltre ad essere una misura molto costosa, non è affatto una misura equa: i 41 sono rimasti al palo pur con un requisito contributivo al loro attivo ben maggiore e le donne pure, poiché il requisito contributivo è per loro irraggiungibile, tant’è che le domande giunte all’Inps al 10 maggio scorso sono in totale 131.099, di cui 34.225 da donne e le restanti 96.874 da uomini”. Senza dimenticare che Quota 100, insieme al Reddito di cittadinanza, hanno peggiorato il deficit pubblico e si sono tolte delle risorse a chi è già in pensione. “Siamo ancora sicuri che sia stato fatto un buon lavoro? A me non pare affatto…”, scrive Armiliato.



RIFORMA PENSIONI, CONFEDIR PREPARA RICORSO

Il blocco parziale delle indicizzazioni contenuto nella riforma pensioni non è indigesto solo per i sindacati. Confedir, la Confederazione autonoma dei dirigenti, quadri e direttivi della Pubblica amministrazione, intende infatti presentare dei ricorsi contro il provvedimento. Come spiega knews.it, è stato lo stesso Segretario organizzativo Confedir, Marcello Pacifico, ad annunciarlo durante un incontro a Palermo. “Abbiamo già vinto in passato quando un intervento analogo del legislatore nel 2011 è stato dichiarato incostituzionale per poi esser riproposto sotto mentite spoglie sotto i Governi Letta/Renzi/Gentiloni. E il Governo Conte percorre la stessa errata via ancora una volta discriminando le pensioni superiori a tre volte il minimo Inps, e innalzando soltanto dell’1,1% per i prossimi anni l’assegno quando il tasso di inflazione programmatica è dell’1,4% soltanto per il 2019“, ha detto Pacifico. Su tagli alle pensioni più alte è invece pronta ai ricorsi la Cida, la Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità.

LA RICERCA SULLA PREVIDENZA SENZA STRANIERI

Mentre si parla di riforma pensioni e dei suoi effetti sui conti pubblici e previdenziali, la Uil del Lazio ed Eures hanno presentato una ricerca in cui hanno immaginato cosa ne sarebbe di una regione senza stranieri. Nello specifico, come spiega il sito di Repubblica, “se improvvisamente fossero espulsi dal Lazio i 680mila stranieri regolarmente residenti”. Il Segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica, riassume così le conclusioni della ricerca per quel che riguarda il sistema pensionistico: “Se ipoteticamente gli stranieri venissero espulsi dal nostro Paese, avremmo anche una diminuzione delle pensioni di anzianità e un tracollo del sistema previdenziale”. Basti pensare che “appena l’1% degli assegni complessivamente erogati nel Lazio è destinato a cittadini di nazionalità straniera. L’esborso Inps per le 17mila pensioni degli stranieri è pari a 135 milioni di euro, mentre i contributi versati solo dai lavoratori dipendenti del comparto privato non agricolo ammontano a oltre mezzo miliardo di euro”.

FLAT TAX METTE A RISCHIO PREVIDENZA

Il Governo ha varato la riforma pensioni con Quota 100, ma se andrà avanti sulla strada della flat tax rischia di mettere a rischio tutto lo stato sociale, comprese le pensioni. È quanto ha detto sostanzialmente Roberto Gualtieri durante la trasmissione Coffee Break in onda su La7. Il sito del Messaggero riporta queste sue dichiarazioni: “Se si fa la Flat Tax, ci giochiamo lo stato sociale. In tutti i Paesi dove c’è il welfare, a partire da quelli del Nord Europa dove tutte le prestazioni e i servizi per i cittadini sono gratuiti ed efficienti, lo stato sociale si finanzia con la progressività delle imposte e non col deficit, che invece deve essere possibile per finanziare gli investimenti”. Secondo l’eurodeputato del Pd, “se si sfasciano i conti pubblici non ci saranno più la sanità pubblica, la scuola o l’università, servizi pubblici essenziali che si sostengono, chiaramente, con le imposte progressive sul reddito e non con una misura ingiusta e pericolosa come la Flat Tax, che favorisce solo i ricchi”.

RIFORMA PENSIONI, GLI EFFETTI DI QUOTA 100

La ricerca sugli effetti della riforma pensioni con Quota 100 sulla Pa non lascia tranquilli i sindacati, nonostante le dichiarazioni del ministro Giulia Bongiorno circa i concorsi sprint che garantiranno un turnover generazionale in tempi rapidi. Repubblica riporta le parole di Serena Sorrentino, segretaria della Fp-Cgil, secondo cui ai 500.000 dipendenti in uscita nei prossimi tre anni indicati dalla ricerca presentata al Forum Pa 2019, “bisogna aggiungere circa 146.000 dipendenti che andranno via con quota 100. Il ministero non ha fatto alcuna pianificazione, i concorsi non sono stati ancora banditi, le prime assunzioni, se tutto va bene, partiranno nel 2020”.

LA PROTESTA DEI SINDACATI

Il quotidiano romano riporta anche le parole di Maurizio Petriccioli, segretario della Fp-Cisl, secondo cui già quest’anno, senza attendere tutti i pensionamenti previsti, “rischiamo di avere corsie degli ospedali vuote, meno agenti di polizia nelle strade e un aumento insostenibile dei tempi di erogazione dei servizi previdenziali. Siamo a rischio collasso della tenuta dei servizi pubblici”. Per il Segretario confederale della Uil Antonio Foccillo, non bisogna poi dimenticare che  “i rinnovi contrattuali del triennio già in corso non possono assolutamente passare in secondo piano, non sono più procrastinabili ulteriori rinvii, vanno avviate le trattative al più presto”. Anche per questo Cgil, Cisl e Uil scenderanno in piazza l’8 giugno per chiedere proprio il rinnovo dei contratti e un piano straordinario di assunzioni nella Pa.