QUOTA 100 PER I PRIMI STATALI

La prossima settimana Quota 100, la principale novità di riforma pensioni, vivrà un momento importante. Giovedì 1° agosto, infatti, si aprirà la prima finestra per il pensionamento dei dipendenti pubblici che hanno deciso di utilizzare Quota 100. Il Sole 24 Ore ricorda che “saranno 6.235 gli statali che anziché andare in ferie incasseranno il primo assegno Inps. Un numero che potrebbe crescere di altre 3mila unità se, negli ultimi giorni di luglio, l’Istituto avrà completato la procedura di certificazione delle 31mila domande in giacenza, per metà delle quali la decorrenza presunta scatta però nel 2020. Se così fosse a incassare la prima pensione con i requisiti minimi di 62 anni di età e 38 di contributi sarebbe il 19% circa delle 51mila domande presentate”. Il quotidiano di Confindustria riporta anche le parole di Gabriella Di Michele, Direttore generale dell’Inps: “Come sempre avviene nel caso del pubblico impiego, anche per queste uscite anticipate parliamo di pensioni provvisorie, perché fino a che le amministrazioni non avranno completato la trasmissione dei dati contributivi le prestazioni possono essere soggette a ritocchi”.



DURIGON SULL’APE SOCIAL

Com’è noto, con la riforma pensioni riguardante principalmente la Quota 100, l’Ape social è rimasta confermata fino alla fine di quest’anno. C’è chi però, come Cesare Damiano, ne ha chiesto un’ulteriore proroga. In proposito Claudio Durigon, in un’intervista a pensioniperutti.it, spiega die essere “perfettamente consapevole che la misura risulta fondamentale per chi vive una situazione di disagio in età avanzata e non riesce a sfruttare gli altri meccanismi di pensionamento flessibile disponibili nelle pieghe dell’attuale legislazione previdenziale”. Del resto “si tratta di una salvaguardia importante per chi rientra nei requisiti, come ad esempio i disoccupati che hanno terminato i benefici di disoccupazione, i caregiver, gli invalidi o i lavoratori che hanno svolto attività usuranti”. Tuttavia, avendo “la misura una spiccata caratterizzazione sociale, non indifferente è il suo impatto sulla finanza pubblica e questo è un elemento non trascurabile per assumere la decisione di  rendere strutturale la misura stessa”, aggiunge il sottosegretario al Lavoro, non lasciando quindi intendere quale sarà il destino dell’Ape social.



FERMATO IL TAGLIO DELLE PENSIONI SINDACALISTI

Fratelli d’Italia aveva presentato una proposta di legge per una riforma pensioni che cancellasse i privilegi in capo ai sindacalisti. Tuttavia, come scrive Giada Bevacqua su lavocedelpatriota.it, c’è stato un voto a favore di un emendamento presentato dall’ex sindacalista Guglielmo Epifani, che stravolge la proposta di FdI, “limitandosi ad attribuire all’Inps il compito di controllare e contrastare eventuali abusi”. Secondo Bevacqua, “il Parlamento si appresta, dunque, ad approvare un emendamento che salva la legge vergognosa che consente ai sindacalisti di vedere triplicato il calcolo della loro pensione, per la precisione l’emendamento di un sindacalista che difende la sua casta. Cosa mai potrà fare l’Inps se una norma di legge consente a lor signori di avvalersi del predetto privilegio?  Cosa mai potrà fare l’Inps più di quanto non abbia già fatto denunciando infatti questa assurda disparità di trattamento? Ci si sarebbe aspettato qualcosa di più da una maggioranza che si dice portatrice del cambiamento, che invece preferisce non pestare i piedi il sindacato”.



LE PAROLE DI GARAVAGLIA

La maggioranza è già al lavoro per predisporre la Legge di bilancio. Sembra che non ci sarà una vera e propria riforma pensioni, ma alcune misure di natura fiscale potrebbero avere ripercussioni previdenziali. Per esempio, Massimo Garavaglia, in una conversazione con formiche.net, spiega che il bonus da 80 euro introdotto da Renzi “presenta una serie di problemi”, tra cui il fatto che “chi lo percepisce, a fine carriera si ritrova con una pensione più bassa” visto che la cifra percepita in più non vale ai fini contributivi. Cosa che rappresenta “un danno proprio per il target di riferimento del bonus, che sono i redditi medio bassi”. Dunque la Lega vorrebbe procedere a un alleggerimento del costo del lavoro, in particolare facendo in modo che parte dei contributi previdenziali a carico del lavoratore siano pagati dallo Stato. In questo, secondo il viceministro dell’Economia, “trasformiamo una spesa in una riduzione del costo del lavoro e un aumento delle pensioni per gli attuali percettori degli ottanta euro”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Si parla molto delle domande pervenute all’Inps per accedere a Quota 100 e del costo complessivo dell’ultima riforma pensioni. Alberto Brambilla, in un articolo sul Corriere della Sera, evidenzia che si è registrato, in quasi sei mesi “un progressivo calo delle domande, passate dalle circa 3 mila al giorno delle prime settimane (con picchi di quasi 4 mila) alle attuali circa 500 giornaliere”. Aggiungendo a questi dati le “96 mila prestazioni anticipate (con 42 anni e 10 mesi per i maschi e 1 anno in meno per le donne), 18 mila Opzione Donna e circa 12 mila domande per i cosiddetti precoci (41 anni di servizio) e 10 per Ape social”, e considerando che ci saranno domande che verranno respinte, in assenza di proroghe “il costo totale dal 2019 al 2027 per l’intero pacchetto si attesterà secondo le nostre ultime stime, intorno ai 27 miliardi, come avevamo previsto nel primo Report su Quota 100 di inizio anno”.

I COSTI E RISPARMI DI QUOTA 100

Per l’ex sottosegretario al Welfare, “si tratta indubbiamente di un costo molto elevato e considerando gli stanziamenti previsti, che fino al 2027 ammontano a 46,65 miliardi, “il risparmio sarà piuttosto elevato e pari a circa 20 miliardi”. Brambilla spiega poi che “perché aumentino i consumi attraverso un aumento di occupazione conseguente a Quota 100 e, dunque, un maggior potere d’acquisto per la popolazione”, “tale scenario si verificherebbe qualora il turnover (ossia la sostituzione del pensionato con un nuovo ingresso di un giovane) fosse del 100%”. “Tuttavia, si stima un turnover del 20%”.