L’ELOGIO ALLA LEGGE FORNERO

Con un intervento su lavoce.info dal titolo piuttosto eloquente (“L’occupazione cresce, anche grazie alla Legge Fornero”), Mariano Bella arriva a dare un giudizio sulla riforma pensioni del 2011 e quindi, indirettamente, anche sulle ultime misure di stampo previdenziale varate dal Governo con l’obiettivo proprio di andare a “smontare” quanto fatto da Elsa Fornero e Mario Monti. Il Direttore dell’Ufficio Studi di Confindustria analizza i dati del mercato del lavoro dal 2008 a oggi, in particolare nella sua componente demografica, evidenziando come sia fortemente salito il numero degli occupati con più di 65 anni, in particolare dal 2012 in poi. Per Bella, quindi, la Legge Fornero “ha prodotto più occupazione, più contributi e i relativi maggiori tributi e meno uscite pensionistiche, con beneficio per i conti pubblici. Se l’equilibrio nei conti è esso stesso un bene pubblico – quindi un valore per una società che deve tenere conto anche delle opportunità per le generazioni future – allora la ‘legge Fornero’ ha portato risultati per nulla disprezzabili”.



LA BATTAGLIA DEI 6000 ESODATI ESCLUSI

Lunedì è in programma un nuovo confronto tra Governo e sindacati a palazzo Chigi. Le parti parleranno in particolare di lavoro e welfare e non è da escludere che si accenni anche ai temi di riforma pensioni. Del resto Cgil, Cisl e Uil sul tema hanno una piattaforma unitaria e a loro giungono diverse richieste di rappresentanza di istanze. Per esempio, Gabriella Stojan, sulla pagina Facebook del Comitato 6.000 esodati esclusi, chiede chi sia disponibile “ad andare davanti al palazzo a farsi vedere e cercare di riuscire a parlare con Landini, Furlan o Barbagallo ricordando la nostra riapertura ottava salvaguardia per 6.000 esodati? I nostri documenti li hanno già ricevuti da tempo con la nostra richiesta di farsi parte attiva per il riconoscimento del nostro diritto nella discussione della piattaforma che avranno con il Governo. È però necessario che ci vedano anche di persona e che percepiscano la nostra determinazione”. Qualcuno ha già dato la propria disponibilità, quindi la battaglia per i 6.000 esodati esclusi è tutt’altro che conclusa.



LE FINESTRE DI QUOTA 100

Attraverso le domande e le risposte degli esperti sulle novità di riforma pensioni si possono scoprire sempre cose interessanti. Per esempio, un lettore del sito di Repubblica ha chiesto quale fosse la finestra di attesa per accedere a Quota 100, nel 2021, nel caso decidesse ora, da dipendente pubblico, di dimettersi in attesa di maturare il requisito anagrafico richiesto (avendo già soddisfatto quello contributivo). La risposta a cura della Fondazione Studi consulenti del lavoro chiarisce che sul punto si è già espresso l’Inps, per cui ‘il soggetto, che abbia risolto l’ultimo rapporto di lavoro alle dipendenze di una pubblica amministrazione precedentemente alla data di presentazione della domanda di pensione, mantiene lo status di “lavoratore dipendente delle pubbliche amministrazioni’ in quanto l’ultima attività lavorativa svolta è riconducibile ad una amministrazione pubblica”. Quindi la finestra sarà di almeno sei mesi “dalla maturazione dell’ultimo dei requisiti perfezionati di 38 anni di contributi e/o di 62 anni di età”.



CRITICHE ALLA PENSIONE DI CITTADINANZA

La riforma pensioni, oltre a Quota 100, ha previsto l’introduzione della pensione di cittadinanza, parte integrante del Rdc. I dati su questa misura forniti recentemente dall’Inps non sembrano però parlare di un provvedimento efficace. Giacomo Arrigoni della Uil Pensionati di Lecco parla di inadeguatezza “dello strumento a dare risposta ad una situazione di difficoltà economica vissuta da molti pensionati”. Resegoneonline.it riporta queste dichiarazioni del sindacalista: “Appare evidente come sia enorme la platea che non rientra tra i requisiti per la pensione di cittadinanza ma che hanno un sussidio economico che non gli permette di affrontare con la dovuta tranquillità una fase della vita che richiede inevitabilmente maggiori spese socio-sanitarie. Per questo le organizzazioni sindacali hanno da tempo chiesto al Governo di intervenire sulla estensione della no tax area che grava sui pensionati e sulla piena rivalutazione delle pensioni bloccate dalla legge Fornero e dai provvedimenti in materia dei Governi successivi. Norme che hanno penalizzato il potere d’acquisto di tanti pensionati”.

RIFORMA PENSIONI, LA CAMPAGNA CGIL

La Cgil ha deciso di lanciare una campagna d’ascolto e di informazione nei luoghi di lavoro e sul territorio con lo slogan “Il lavoro si fa strada”, campagna nella quale si affronta anche il tema della riforma pensioni, considerato l’impegno dei sindacati su questo fronte. Il sito di Rassegna sindacale spiega che nella provincia di Barletta-Andria-Trani la campagna ha già preso il via, con la presentazione in particolare della “piattaforma di rivendicazioni messa a punto dalla Cgil Puglia sintetizzata in un documento che parte dall’analisi della situazione e arriva a illustrare le proposte del sindacato su lavoro, diritti, sviluppo, ambiente, welfare, fisco, mezzogiorno, autonomia rafforzata, istruzione e conoscenza, pensioni, immigrazione”.

LE PAROLE DI D’ALBERTO

Biagio D’Alberto, Segretario generale della Cgil della provincia di Barletta-Andria-Trani, durante un’assemblea che si è svolta all’ospedale di Trani San Nicola Pellegrino (cui ha partecipato anche Liana Abbascià, Segretaria generale della Fp-Cgil Bat), ha parlato anche di Quota 100, ricordando che nelle “prossime settimane andranno via dalla pubblica amministrazione circa 500 mila persone e lo Stato non è in grado al momento di rimpiazzarle tutte continuando a garantire l’esistente. Abbiamo bisogno invece non solo di mantenere quello che già c’è ma di accrescere le dotazioni organiche di molti uffici ormai svuotati. È chiaro che in questo scenario la Cgil non può che non essere in campo e con il lavoro si fa strada facciamo proprio questo”.