QUOTA 100, DOMANDE PENSIONI ANCHE DOPO SCADENZA

Come sostiene il portale “Pensioni Oggi”, riportando le specifiche di Inps e degli ultimi Decreti Legge, sarà possibile effettuare domanda per Quota 100 anche dopo la scadenza ultima della riforma pensioni fissata del 31 dicembre 2021. Se infatti si hanno maturato i 62 anni e 38 di contributi entro il 31 dicembre, sarà comunque possibile presentare domanda anche dopo la suddetta scadenza.



L’articolo 14 del Decreto n. 4/2019 dispone espressamente che il diritto acquisito «entro il 31 dicembre 2021 può essere esercitato anche successivamente alla predetta data. Ciò significa che il lavoratore che abbia raggiunto i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2021 può scegliere di andare in pensione anche in un momento successivo senza perdere questa possibilità». È un diritto “cristallizzato” ovvero che prescinde da un’eventuale proroga o meno della riforma di Quota 100, ed è anche al riparto – conclude “Pensioni Oggi” – da meccanismi di calcolo penalizzanti a cui potrebbe essere legata «la proroga della sperimentazione».



LA PROPOSTA DELL’UGL SULLA FLESSIBILITÀ

In merito al futuro della riforma pensioni dopo la fine di Quota 100, interviene con una proposta al Governo il segretario generale della Ugl, Paolo Capone, chiedendo maggiore flessibilità per favorire un turnover massiccio nei prossimi anni.

«Il 31 dicembre 2021 segnerà la data di scadenza per Quota 100, una riforma che ha favorito il turnover consentendo a 180mila uomini e 73mila donne di ottenere il pensionamento anticipato nel biennio 2019-2020. Come Sindacato UGL, abbiamo sostenuto fortemente una misura che, oltre ad attribuire ai lavoratori la libertà di scegliere se andare o meno in pensione, ha permesso il ricambio generazionale e l’accesso dei giovani nel mercato del lavoro, agevolando al tempo stesso l’ingresso di nuove competenze all’interno della pubblica amministrazione», scrive Capone in una nota pubblica. Come Ugl, annuncia il sindacalista, continueranno a ritenere centrale lo strumento della flessibilità per le pensioni con l’aggiunta di «prevedere strumenti che tutelino in particolar modo i lavori usuranti». Da ultimo, chiosa Capone, «auspico la convocazione di un tavolo tra Governo e parti sociali per discutere di una riforma complessiva del sistema pensionistico che sia fondata su un presupposto imprescindibile, ovvero il diritto di ogni lavoratore ad andare in pensione dopo 41 anni di versamenti».



BAGARRE POLITICA SULLA RIFORMA PENSIONI

“Autunno caldo” o ancora “Manovra di fuoco”, i giochi di parole sui prossimi mesi che attendono la politica italiana, impegnata a consegnare una riforma pensioni come si deve, si sprecano. In vista della fine di Quota 100 che si decreterà il prossimo 31 dicembre 2021, i partiti sono in piena bagarre anche perché si avvicina a grandi passi non solo la Manovra di Bilancio ma soprattutto le Elezioni Amministrative del prossimo 3-4 ottobre: gli ultimi interventi di Salvini, Conte, Renzi e Letta sulla riforma previdenziale devono essere letti anche attraverso la lente “politica” per capire il grado di scontro così accesso sulla tanto criticata Quota 100.

La situazione al momento vede la Lega come unico partito in “difesa” di un rilancio della riforma approvata con i 5Stelle durante il primo Governo Conte, con il finanziamento della misura da attuare tramite i risparmi che si ricaverebbero dalla sospensione immediata del Reddito di Cittadinanza. Per niente in accordo M5s, Pd e Italia Viva, ma anche Forza Italia nutre dubbi sulla Quota 100. I sindacati spingono per una Quota 41 – Salvini e Conte non si sono detti contrari – mentre dal MEF ragionano su una più ‘pacata’ Ape Sociale da allargare, qui tutto il Governo al momento si dice concorde.

APE SOCIALE, LE POSSIBILI NOVITÀ

Restano dunque le parole di Matteo Renzi nella Enews in risposta a distanza alla bagarre tra Letta, Conte e Salvini in merito alla prossima riforma pensioni: «Per superare Quota 100, torneremo al nostro progetto dell’Ape Social. Per superare il Reddito di Cittadinanza, torneremo al REI. Quello che sta emergendo, insomma, è che dopo cinque anni si torna alle nostre leggi. Abbiamo solo buttato via un po’ di tempo e denaro, ma grazie al Governo Draghi ci rimettiamo in carreggiata». In attesa dunque di capire cosa potrà essere trovato come “sintesi” politica nel Governo, le novità principali sulle pensioni saranno proprio sul fronte Ape Sociale: per il prepensionamento con 63 anni di età si va verso un allargamento della platea di lavoratori che potrà accedervi nei prossimi anni. Al momento l’Ape è un’indennità a carico dello Stato in via sperimentale dal 2017, ma con l’intervento in Manovra il Governo Draghi potrebbe portare la misura ad una formula più strutturale in modo da rappresentare un’alternativa valida all’attuale legge pensionistica ancora ‘ferma’ a parte della riforma Fornero.