QUOTA 100, LA RICHIESTA DEGLI AGENTI DI COMMERCIO
I sindacati di categoria degli agenti e rappresentanti di commercio chiedono a Governo e Parlamento di intervenire sulla riforma pensioni con Quota 100, che non ha tenuto conto delle specifiche modalità di svolgimento e cessazione dell’attività di intermediazione commerciale previste dalle norme di legge e dagli accordi economici collettivi che regolano il rapporto d’agenzia. In particolare, come riportato da Mf-Dow Jones, “nella fase di chiusura dei rapporti contrattuali con le aziende rappresentate dagli agenti, la prevista impossibilità di cumulare la pensione quota 100 con i redditi derivanti dall’attività – pena la sospensione dell’erogazione della stessa pensione – impedisce all’agente di commercio di poter incassare quelle provvigioni, relative a ordini conclusi prima della conclusione del rapporto contrattuale e maturate a seguito del rapporto stesso, ma pagate successivamente a rapporto d’agenzia concluso”. Dunque occorre avere, con una certa urgenza, “una corretta interpretazione della normativa, al fine di evitare un’ingiusta disparità a danno di un’intera categoria”.
STOP DELLA LEGA ALLA RIFORMA IN SARDEGNA
Si discute ancora della riforma pensioni del Consiglio regionale della Sardegna. Secondo quanto riporta l’Ansa, infatti, la Lega avrebbe imposto una marcia indietro sulla proposta di legge relativa alla creazione di un sistema pensionistico su base contributiva per i consiglieri perché vorrebbe “approvare il taglio dei vitalizi degli ex consiglieri, seppur in ritardo rispetto alla scadenza del 30 giugno fissata dal governo per tutte le Regioni. L’agenzia di stampa spiega che “il ddl aveva ottenuto le firme bipartisan di maggioranza e opposizione, nei giorni scorsi però tre esponenti della minoranza, un progressista e due Pd, hanno ritirato le loro sottoscrizioni, e a questo punto il provvedimento così come concepito inizialmente non approderà né in commissione, né in Aula”. Inoltre, “la Lega avrebbe già formalizzato la sua contrarietà alla proposta sulle pensioni sia durante la riunione del gruppo sia nella conferenza dei capigruppo di maggioranza di questa mattina”, quindi “è favorevole solo al via libera della parte del ddl sulla rideterminazione dei vitalizi”.
LA “RIVOLUZIONE” INPS
Mentre è ancora alle prese con le domande per accedere a Quota 100, la novità principale di riforma pensioni, l’Inps deve fare i conti anche con l’avvio del sistema Eessi, che consente lo scambio di dati tra circa 15mila enti previdenziali europei. Come ricorda edotto.com, “anche l’Inps, protagonista fin dall’inizio nella realizzazione di questo rivoluzionario progetto internazionale, scambierà progressivamente le informazioni con gli enti degli altri Paesi europei interessati in modo completamente telematico, attraverso documenti elettronici strutturati che sostituiranno gli attuali formulari cartacei”. “I vantaggi per i cittadini europei (studenti, disoccupati, lavoratori, pensionati e loro familiari) saranno costituiti dalla maggiore rapidità nella gestione delle domande e nel pagamento delle prestazioni pensionistiche, a sostegno del reddito, sanitarie e per infortuni sul lavoro e malattie professionali, oltre che nella gestione delle pratiche in materia di legislazione applicabile, distacchi e recuperi di contributi e prestazioni indebite”. C’è quindi da sperare che questa “rivoluzione” avvenga senza intoppi.
CGIL TROPPO VICINA AL PD
Si è parlato nei giorni scorsi dello scontro tra M5s e sindacati che ha toccato anche le critiche alla riforma pensioni con Quota 100 e i rilievi alle confederazioni sulla scarsa protesta nel 2011 di fronte alla Legge Fornero. Protesta quest’ultima che viene citata anche da Rossano Rubicondi, sindacalista che dopo 22 anni ha deciso di lasciare la Cgil. “Da tempo questa organizzazione la ritengo lontana dagli interessi reali dei lavoratori; basti pensare a ciò che non fece rispetto alla drammatica vicenda del taglio delle pensioni operato dalla Fornero. Una organizzazione che è sempre stata subalterna alle scelte politiche del Pd, prima Ds prima ancora Pds. Al di là delle parole e dei proclami non è stata mai autonoma da quel partito e non lo sarà nemmeno in futuro visto l’avvicinamento tra le segreterie di Landini e Zingaretti”, si legge in un suo intervento riportato da umbriaon.it. Rubicondi ha quindi scelto di tornare “in fabbrica rinunciando al distacco sindacale, preferendo uno stipendio da operaio che da sindacalista”.
IL CAMBIAMENTO NECESSARIO NEL PD
Anche Beppe Sala è convinto che il Partito democratico debba “cambiare pelle”. Cesare Damiano, già diversi mesi fa, aveva evidenziato la necessità per il Pd di ritornare ad affrontare temi sociali come la riforma pensioni, che invece era stato cavalcato da Lega e M5s che erano riusciti a ottenere un buon riscontro elettorale alle politiche dello scorso anno. Affaritaliani.it ricorda che anche la responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del Pd Metropolitano di Milano, Alessia Potecchi, aveva parlato della necessità di un cambiamento citando i temi previdenziali. “C’è un Paese da mettere in sicurezza; occorre ricostruire una posizione chiara sul lavoro e sulla sua flessibilità; è necessario affrontare la condizione degli anziani rompendo il cliché che anziani vuol dire pensioni e pensioni vuol dire solo problemi di cassa; dobbiamo saper individuare le nuove forme di sfruttamento e combatterle; dobbiamo recuperare la necessità di preparare una politica industriale all’altezza dei tempi; dobbiamo evitare la desertificazione dei giovani che lasciano in tanti, in troppi il nostro Paese”, aveva detto Potecchi.
QUOTA 100, LA SCELTA DEL CDM E LE PAROLE DI DI MAIO
Il Consiglio dei ministri ieri ha congelato i risparmi, circa 1,5 miliardi di euro, derivanti dalla riforma pensioni con Quota 100 e dal Reddito di cittadinanza. Risorse che vengono destinate alla riduzione del deficit così da evitare la procedura d’infrazione per eccesso di debito. Luigi Di Maio, in un’intervista a Repubblica, evidenzia gli effetti positivi del Decreto dignità, riflessi a suo modo di vedere negli ultimi dati Istati sul mercato del lavoro, e rilancia la proposta di una legge sul salario minimo. “Comprendo che sia difficile ammetterlo per qualcuno, ma io ho firmato Quota 100, io ho firmato il decreto crescita, io ho firmato il reddito di cittadinanza, il decreto dignità, lo sblocca cantieri così come le nuove tariffe Inail: 600 milioni solo nel 2019, un primo segnale concreto di taglio del costo del lavoro. Tutte queste misure fanno parte di una ricetta economica complessiva che ha il timbro del M5S”, aggiunge il vicepremier, sottolineando che, tramite il varo del reddito di cittadinanza, “il Movimento ha scelto di dare ascolto prima agli ultimi, a chi non riusciva nemmeno a garantire un pasto ai propri figli”.
RIFORMA PENSIONI, L’INTERVENTO DI GRONCHI E BEVILACQUA
In un articolo pubblicato su lavoce.info, Sandro Gronchi e Mirko Bevilacqua parlano di riforma pensioni, scrivendo che, “dispiaciuto di aver dovuto rinviare ‘quota 41’, il ministro Salvini si compiace di avere almeno ottenuto ‘quota 100’ che, a parte il nome fuorviante, altro non fa che intervenire sulla pensione d’anzianità scontando di 5 anni (da 43 a 38) il requisito contributivo per chi abbia varcato la soglia anagrafica del 62esimo anno”. Secondo gli autori, “è probabile che allo sconto non sia interessato chi deve subire il calcolo contributivo dal 1996 (avendo potuto lavorare meno di 18 anni entro il 1995). Si spiegherebbe così il numero delle domande finora presentate, molto inferiore a quello degli aventi diritto”.
LE CONCLUSIONI SU QUOTA 100
Gronchi e Bevilacqua fanno poi due osservazioni riguardo la platea degli interessati. “La prima riguarda le carriere continue che, non potendo avere una durata inferiore a 41 anni (23 dopo il 1995 e almeno 18 prima), possono anticipare la pensione d’anzianità per non più di 2. La seconda osservazione è che l’anticipo massimo di 5 anni è fruibile solo dalle carriere di 38 che hanno lavorato non più di 20 anni nei 23 successivi al 1995, dovendone aver lavorati almeno 18 prima”. Dunque, “in sintesi, quota 100 è principalmente rivolta ai soliti noti che la riforma Dini aveva mantenuto nel regime retributivo. Anticipando la pensione d’anzianità, costoro beneficiano di una prestazione retributiva complessivamente maggiore, mentre resta invariata la contribuzione corrispondente. L’esito è l’aumento dell’interesse che remunera quest’ultima”.