QUOTA 100 E LA DEROGA ALLA LEGGE FORNERO
La riforma pensioni con Quota 100 non sembra aver riscosso successo tra i dipendenti della Regione Siciliana. Lo spiega livesicilia.it, evidenziando che “sono 343 i pensionati freschi di uscita dagli uffici regionali, dal primo gennaio a oggi. Secondo i dati ufficiali del Fondo pensioni Sicilia, i dipendenti regionali che hanno lasciato il lavoro dall’inizio di quest’anno non hanno utilizzato, per andare in pensione, la norma su quota cento, approvata da pochi mesi e per la quale c’è stato necessario approvare una legge regionale. Al momento le richieste giunte in questo senso alla Funzione pubblica sarebbero poche, e nessuno ne avrebbe usufruito”. Tuttavia c’è da tenere presente che i dipendenti possono usare una legge approvata nel 2015 che ha aperto “una finestra fino al 2020 per andare in pensione con i requisiti precedenti alla legge Fornero”. Va da sé che tali requisiti risultano più “generosi” rispetto a quelli previsti da Quota 100. Ecco dunque che non vi è necessità di utilizzarla. Perlomeno non quest’anno.
DI PIAZZA: QUOTA 100 NON SI TOCCA
La riforma pensioni con Quota 100 e il Reddito di cittadinanza “non si toccano”. Lo dice Stanislao Di Piazza, sottosegretario al Lavoro appartenente a M5s, in un’intervista al Foglio. Dal suo punto di vista non si può fare marcia indietro sulla misura previdenziale per due motivi. “Il primo è la chiarezza: non si può ogni anno modificare la legislazione in termini di politiche pensionistiche, perché si alimentano le aspettative che poi puntualmente vengono tradite. In secondo luogo, il risultato più importante di Quota 100 sta nell’aver permesso di ridurre la disoccupazione”. Secondo il pentastellato, quindi, il risultato di creare posti di lavoro con la misura previdenziale si è ottenuto. Un risultato che veniva in particolare annunciato dagli esponenti della Lega, ma che era certamente condiviso anche da M5s. “Se ogni 100 anziani che vanno in pensione, venti ragazzi trovano un nuovo lavoro, la disoccupazione scende”, aggiunge Di Piazza per rimarcare come Quota 100 funzioni anche sul fronte della creazione di lavoro per i giovani.
QUOTA 100 E LA DISCONTINUITÀ NECESSARIA
La discontinuità dovrebbe essere il tratto distintivo del Governo Pd-M5s rispetto al precedente. Anche sulla riforma pensioni. Guido Gentili, in un articolo sul Sole 24 Ore, ricorda che bisognerebbe “rimettere in gioco i due provvedimenti-chiave che hanno segnato, e di fatto immobilizzato creando le condizioni per entrare in rotta di collisione con l’Europa e non solo, la politica economica del precedente governo: reddito di cittadinanza e pensioni quota 100 (che tra l’altro, a proposito di discontinuità, non ha affatto abolito la legge Fornero, come si continua ancora oggi a dire)”. Tuttavia, riconosce lo stesso giornalista, “fare ‘discontinuità’ non è facile. Il reddito di cittadinanza è una bandiera del Mov5Stelle ed è per di più in fase di erogazione. Pensioni quota 100 sono sì la bandiera di Salvini e della Lega che non sono più al governo, ma certo non si vuole mettere nella mani di Salvini un’arma elettorale in più”. Anche perché non sono così lontane le elezioni regionali in Umbria, primo test importante per l’esecutivo appena nato.
LA PROPOSTA DI LANDINI PER LE DONNE
Durante le giornate del Lavoro organizzate a Lecce dalla Cgil, Maurizio Landini e Giuseppe Conte hanno parlato anche di riforma pensioni. Il sindacalista, secondo quanto riporta Askanews, ha ribadito un concetto già espresso nei giorni scorsi: “Per noi quota 100 non ha risolto il problema della Fornero che è un tema che rimane aperto e va discusso in tutta la sua dimensione”. Landini ha quindi chiesto di avviare un confronto sul tema nel suo complesso. Rispetto all’ipotesi di prorogare Opzione donna, il Segretario generale della Cgil ha ricordato che “c’è un problema che riguarda le donne. Opzione donna c’è, ma è abbastanza penalizzante, noi chiediamo di riconoscere alle donne un anno di contributi per ogni figlio”. Un tipo di soluzione che, come più volte messo in luce da Orietta Armiliato del Comitato Opzione donna social, rischierebbe di penalizzare le donne che non hanno avuto figli, ma si sono occupate invece di assistere altri familiari, come i genitori durante la loro vecchiaia.
IL DESTINO DEL CONTRATTO DI ESPANSIONE
All’interno del decreto crescita, il Governo giallo-verde aveva inserito il contratto di espansione, un provvedimento che era stato visto come un “completamento” della riforma pensioni con Quota 100, dato che consente, per le imprese con più di 1.000 dipendenti e in determinate condizioni, dei prepensionamenti fino a cinque anni. Tuttavia, come scrive Il Sole 24 Ore, “per finanziare gli scivoli pensionistici e gli ammortizzatori sociali legati al contratto di espansione sono stati stanziati 63,7 milioni. Se la misura non sarà rifinanziata nella prossima Legge di bilancio, però, rischia di uscire di scena”. Dunque il Governo dovrebbe reperire le risorse per portare avanti questa misura, sul cui utilizzo da parte delle aziende ancora non ci sono dati. Vero è che le risorse richieste non sarebbero molte, tuttavia è noto che l’esecutivo deve già fare fronte a un difficile quadro contabile. Dunque il futuro della misura è realmente incerto e bisognerà seguirne le sorti, posto che comunque, secondo quanto previsto dal decreto crescita, il contratto di espansione non sarebbe andato oltre il 2020.
LE PAROLE DI CAPUSSELA
Continuano le polemiche ad uno degli aspetti di riforma pensioni sul quale si è concentrata l’attenzione dei politici e non solo negli ultimi tempi e che ha a che fare con Quota 100. Andrea Capussela per Il Sole 24 ore ha detto la sua in merito alle ultime notizie che vorrebbero l’abolizione di questa misura, nata dall’obiettivo di superare la riforma Fornero ma che a suo dire altro non è che un “privilegio concesso a uno specifico segmento della classe lavoratrice, già comparativamente favorito”. Non è un caso se una delle prime analisi la definì “Un regalo ai baby boomer maschi”. Questo perchè, commenta ancora Capussela, potendo andare in pensione in anticipo e senza riduzione di assegno, i beneficiari riceveranno un trattamento di favore rispetto ai lavoratori comparabili, “un “regalo” che l’Inps stima in 20mila euro a testa, nella media”.Oltre che essere “iniqua e costosa”, questa misura è anche “inefficiente”. Non è un caso se al momento Quota 100 non sembra affatto aver prodotto quell’effetto di ricambio inizialmente anticipato. A volere fortemente Quota 100 fu la Lega e secondo l’Inps i beneficiari sono per il 42% residenti al Nord. “Quota 100 è una sorta di contraltare, per una parte del suo elettorato, dei vantaggi che la Lega assicurò a microimprese, professionisti ed evasori con la “flat tax” e la “pace fiscale””, commenta ancora Capussela. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GALASSO
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, Vincenzo Galasso torna a evidenziare come, a causa degli ultimi interventi di riforma pensioni, compresa Quota 100, ci sarà un aumento della spesa pensionistica a favore principalmente di “un ristretto gruppo di sessantenni. Ne vale la pena?”. Per provare a dare una risposta, secondo l’economista, si possono usare due parametri: “efficacia ed equità delle misure e uso alternative delle risorse”. Pur riconoscendo che “chiedere più flessibilità in uscita è legittimo”, per Galasso “le misure previdenziali dello scorso anno premiano” “chi ha meno bisogno”. Dal suo punto di vista, poi, con le risorse stanziate per Quota 100 per il 2020 e il 2021, circa 7 miliardi di euro, si potrebbe far scendere il rapporto debito/Pil, scongiurare l’aumento dell’Iva o aumentare le spese per gli asili nido, aiutando quindi l’occupazione femminile.
L’ALTERNATIVA A QUOTA 100
L’economista propone anche di prendere spunto dalla Svizzera per “istituire un fondo pensione a capitalizzazione da usare come cuscinetto per finanziare le prestazioni future o una pensione di garanzia per i giovani”. In questo modo si potrebbero quindi lasciare le risorse di Quota 100 nel capitolo previdenza, andando però incontro ai giovani. In alternativa si può sempre pensare di destinare le risorse ai più anziani, ma “si può fare meglio di Quota 100. Basterebbe indirizzare i fondi verso la long term care, l’assistenza ai non autosufficienti, nei tre quarti dei casi ultrasessantacinquenni, in cui l’Italia spende meno della metà della media dei paesi Ocse”.