LE PAROLE DI ZINGARETTI

Il Governo ha ottenuto alla Camera la fiducia sul Decreto crescita che contiene, tra le altre cose, il maxi scivolo per consentire prepensionamenti fino a 5 anni nelle grandi aziende con più di 1.000 dipendenti. Secondo Nicola Zingaretti, però, quelli che si sono avuti con la riforma pensioni, mediante il contributo di solidarietà e il blocco delle indicizzazioni sarebbero stati soli i primi tagli alle pensioni che il Governo metterà in atto. Dalle pagine del Corriere della Sera, infatti, il Segretario del Partito democratico segnala che “è iniziata ufficialmente la stagione delle forbici. Già deciso il taglio di due miliardi di euro ai servizi che colpirà le imprese (-631 milioni di euro), l’istruzione (-100 milioni), la difesa e la sicurezza (-150 milioni). Ma arriveranno ulteriori tagli alla sanità, alla scuola, agli investimenti, ai trasporti, alle pensioni per tentare di evitare l’aumento dell’Iva. Intanto, il tema del Mezzogiorno è semplicemente rimosso proprio da chi lì aveva raccolto voti, non capendo che il Paese non si muove se è spaccato in due”.



LA RITA A 61 ANNI

In questi ultimi giorni si sta parlando molto dei risparmi della riforma pensioni con Quota 100, che alcuni commentatori paragonano a una sorta di “tesoretto”, la cui destinazione sembra comunque ormai essere certa: andare a diminuire il deficit pubblico, in modo che l’Italia possa evitare di finire in procedura d’infrazione europea per eccesso di debito. Forse anche per il timore che Quota 100 possa essere “cancellata”, anche se su questo Matteo Salvini è stato piuttosto chiaro nello spiegare che la misura verrà confermata anche per i prossimi due anni, c’è chi, avendo raggiunto i 61 anni di età e i 38 anni di contributi chiede a investireoggi.it se possa andare in pensione. La risposta è purtroppo negativa. L’unica possibilità per anticipare di così tanto l’ingresso in quiescenza, se non si vogliono attendere i 62 anni di età richiesti da Quota 100, è quello di usare la Rita, sempre che si sia iscritti a un fondo di previdenza complementare. Infatti si può avere una rendita già da 57 anni. Tuttavia occorre essere disoccupati per poter accedere a questa misura.



LA PDL PER LE DONNE

Dalla Camera è arrivato il via libera al decreto crescita, che contiene il cosiddetto “contratto di espansione”, con il quale si consente il prepensionamento, con maxi scivolo fino a 5 anni di anticipo, per le grandi imprese con più di 1.000 dipendenti. In tema di iniziative parlamentari di riforma pensioni c’è anche da registrare una proposta di legge di Elena Murelli, che, come spiega Orietta Armiliato, “contiene, fra le altre, una serie di misure ad hoc per la platea femminile fra le quali la proroga al 2020 dell’Opzione Donna per tutte le età, nuove norme per incentivare l’occupazione femminile e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. L’amministratrice del Comitato Opzione donna social segnala però che ancora la discussione sulla proposta della deputata leghista non è stata calendarizzata e potrebbe volerci del tempo prima di vederla effettivamente votata ed eventualmente approvata. L’iter di una proposta di legge può durare infatti dai 6 ai 17 mesi e questa è stata presentata solo nello scorso mese di maggio.



LA SENTENZA PER LA CASSA FORENSE

Con la quattordicesima a luglio ci saranno dei pensionati che vedranno aumentare il loro assegno. Ma c’è chi presto potrebbe vederselo ridotto. E non per le misure di riforma pensioni relative a contributo di solidarietà e blocco parziale delle indicizzazioni. Come ricorda pensionioggi.it, infatti, con una sentenza del 19 giugno la Corte di Cassazione ha stabilito che la Cassa forense può procedere entro dieci anni dalla liquidazione a una rettifica della stessa “secondo quanto è dato desumere dall’art. 20 della legge n. 876 del 1980, che prevede la facoltà dell’ente previdenziale di controllare, all’atto della domanda di pensione, la corrispondenza tra le dichiarazioni annuali dei redditi e le comunicazioni annualmente inviate dallo stesso iscritto, limitatamente agli ultimi dieci anni, così da far prevalere l’esigenza di certezza dei rapporti giuridici rispetto all’esigenza di far valere, senza limiti temporali, l’esatta corrispondenza della posizione contributiva-previdenziale delle regole disciplinanti la sua configurazione”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOCCIA

La riforma pensioni con Quota 100 viene criticata sotto diversi profili. In un’intervista a Il Secolo XIX in cui ha parlato della ricostruzione del Ponte Morandi di Genova, Vincenzo Boccia ha anche evidenziato che questa potrebbe non essere il segno di un’Italia vincente. Occorre infatti che non si commettano errore. Il Presidente di Confindustria ha fatto un esempio: “Quando i nostri nonni avevano solo macerie nel Dopoguerra, non rischiavano che la depressione e il pessimismo potessero crescere? Eppure hanno costruito un Paese che è la seconda potenza industriale d’Europa e la settima economica al mondo”. Portato ai nostri giorni, questo esempio significa che “bisogna recuperare il primato della politica e la politica deve offrire una visione del futuro. Il rischio più grande lo corriamo se non si fanno le cose, poi bisogna farle bene. È quella che chiamiamo la politica dei fini, darsi grandi obiettivi. Tanto per capirci, non possiamo avere un contratto di governo che è una questione più categoriale che di interesse nazionale, perché si fonda su riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza”.

LE PAROLE DI ADINOLFI

Contro la riforma pensioni si è espresso anche Mario Adinolfi, che in un’intervista a Radio Cusano Campus sull’ultimo rapporto Istat ha detto che “se si innalza l’età media della popolazione e si abbassa il numero di nascite, chi le paga le condizioni pensionistiche di un’Italia che diventa sempre più vecchia? Noi addirittura abbiamo mandato le persone in pensione prima, questo ha fatto il governo. La mia ultima figlia, appena nata, ha un’aspettativa di vita media di 104 anni, come si farà a pagarle la pensione per 44 anni?”.