SCONTRO ITALIA VIVA-GOVERNO SULLE PENSIONI

Lo scontro a distanza continua, nonostante le parole del Ministro Gualtieri alla vigilia della trasmissione in Senato della nuova Manovra 2020: Italia Viva prosegue nella contestazione di alcune parti della Finanziaria, cui fanno seguito le parole di Renzi ieri al Messaggero. «Le nostre proposte le facciamo senza drammi, non sono né strappi né ricatti. Le metteremo sul tavolo della maggioranza con l’unico obiettivo di fare il bene del Paese», ha spiegato questo pomeriggio Luigi Marattin all’Agi in merito alle forti divisioni che sussistono tra Governo e Italia Viva su riforma pensioni Quota 100, sugar tax, plastic tax e tasse sulle auto aziendali. Secondo i renziani, le proposte lanciate nei giorni scorsi – l’ultima quella di rinviare il taglio del cuneo a settembre 2020 per risparmiare risorse – sono «tutte a saldo zero, ossia andranno a coprire i mancati introiti che deriverebbero dall’abolizione di queste microtasse. “Noi pensiamo che facendo slittare il taglio del cuneo fiscale si possano risparmiare 1,5 miliardi». (agg. di Niccolò Magnani)



GHISELLI VS SALVINI “RIFORMA FORNERO C’È ANCORA”

Nel giorno dei “Santi” i sindacati sono stati convocati – con appuntamento domani a Palazzo Chigi – dal Premier Conte per discutere sulla Manovra, con ampio spazio alle novità che saranno inserite per la riforma pensioni che il Governo Conte-2 intende rilanciare: un deciso appunto di contrasto arriva dalla Cgil e in particolare dal segretario generale Roberto Ghiselli che non si arrende all’idea di aumenti “striminziti” per i pensionati. Di contro, lancia anche un’invettiva contro l’ex Ministro Salvini che contesta il Governo di «rimettere la Legge Fornero»: ecco Ghiselli sulla sua pagina Facebook «Salvini dice di non volere “il ritorno alla Fornero”. Gli sfugge che questa legge é tutt’ora in vigore, non é stata cambiata dal suo Governo e Quota 100 cesserà nel 2021, mentre 15 milioni di lavoratori , ad iniziare dai giovani, dalle donne , da chi fa i lavori pesanti, dai precoci e dagli esodati, aspettano ancora una riforma». Sempre il segretario generale Cgil rintuzza anche le polemiche contro il Governo quando scrive «il sindacato chiede un Governo che faccia una vera riforma del sistema pensioni». (agg. di Niccolò Magnani)



AUMENTO MINIMO E QUOTA 100: PROBLEMI GOVERNO

Non bastava la Quota 100 con lo scontro che rimane costante tra Renzi e il Governo di cui fa parte, con la prossima Manovra 2020 – sempre che venga poi confermato dai lavori parlamentari – dovrebbe vedersi un generale aumento delle pensioni, “rivalutate” a circa 3 euro in più rispetto allo scorso anno. Una cifra considerata “irrisoria” e da “elemosina” da quei sindacati che domani incontreranno il Premier Conte a Palazzo Chigi per discutere anche di questo. La riforma di Quota 100 non dovrebbe essere toccata al netto delle minacce di Italia Viva, ma sul problema degli aumenti “minimi” non sono pochi a sollevare dubbi e contestazioni al Governo Pd-M5s: questa mattina sul Quotidiano Nazionale, Bruno Vespa affonda il colpo «Se non ci sono i soldi per aumentare le pensioni, perché proporre 3 euro al mese?». Non solo, per il conduttore di Porta a Porta diversi altri elementi della Manovra riflettono lo stesso problema di fondo della riforma pensioni: «Se si è deciso di rendere indetraibili per le imprese le spese per le fiere all’estero, perché colpire le esportazioni di un Paese che ha i consumi interni fermi?». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CAZZOLA

Analizzando i dati diffusi recentemente dall’Inps riguardo i nuovi assegni erogati dall’inizio dell’anno, Giuliano Cazzola trova la conferma di come, grazie anche alle ultime misure di riforma pensioni, “il pensionamento anticipato finisce per essere (e rimanere) una prerogativa dei lavoratori maschi occupati e residenti al Nord”. In un intervento su firstonline.info, l’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera osserva che “quello che, con un termine da cavernicoli, viene definito ‘tasso di mascolinità’ delle pensioni nel caso in esame è assai evidente. Perché le donne si avvalgono in prevalenza della vecchiaia, mentre gli uomini si affollano  presso i trattamenti anticipati”.

L’ETÀ MEDIA DI PENSIONAMENTO

Per Cazzola, “non c’è nessuna trappola normativa: è una conseguenza prodotta dalla realtà sociale. Le donne, in generale nel settore privato, non sono in grado – per tanti motivi assolutamente comprensibili – di accumulare un’anzianità contributiva superiore ai 40 anni e quindi sono indotte ad avvalersi del requisito di  20 anni, sufficienti – all’età di 67 anni – per ottenere la pensione”.  In un altro intervento, pubblicato su startmag.it, Cazzola si concentra invece sull’aumento dell’età media effettiva dei nuovi percettori di assegni di “anzianità/anticipate”, passato da 60,7 a 62,2 anni (con 62,6 anni per gli uomini e 61,2 per le donne). Una conseguenza anche dei requisiti di Quota 100, che richiedono, come ben noto, almeno 64 anni di età (oltre ai 38 di contributi) per accedere alla quiescenza.