CALENDA: “QUOTA 100 PENSIONI SUBITO DA ABOLIRE”

L’ex Ministro del MISE Carlo Calenda ha commentato sui Social oggi una misura di proposta che nei prossimi giorni tramite Pd e SiamoEuropei verrà formalizzata in merito allo studio sulle pensioni e alla possibile riforma “post” Governo gialloverde in aperto scontro e crisi ormai ogni settimana: secondo l’esponente eletto con il Partito Democratico, la differenza di «investimento su scuola, università e formazione con la media Eurozona è di 0,7% (in rapporto al PIL). La nostra proposta nell’odg è recuperarla subito. 12 mld di euro per ridisegnare la scuola. Cancellando quota 100 e riconfigurando RDC». Calenda cita un anticipazione dello studio che domani su Affari&Finanza con Repubblica porrà l’accento sul problema delle Università Pubbliche, dove l’Italia praticamente è ultima in Europa per investimenti. A mettere ulteriore accento alle parole di Calenda ci pensa il gruppo Siamo Europei fondato dallo stesso ex Ministro e manager: «Un altro esempio di come usare meglio le risorse impiegate. La formazione e la scuola sono investimenti per il futuro con alcuni benefici immediati, Quota 100 invece è una mancia elettorale». (agg. di Niccolò Magnani)



ALLARME VENETO, “COMUNI IN GINOCCHIO SU QUOTA”

Riforma Pensioni, Quota 100 e l’allarme in Veneto. Come riporta il Corriere del Veneto, i dati diffusi dall’Inps hanno acceso i riflettori sul turnover nel settore pubblico, sempre più in sofferenza: secondo la Cgil in Veneto ci sono stati 3.503 pensionamenti di cui 1.963 con Quota 100, di cui 1518 docenti. Una carenza d’organico che raggiunge quota 4.751 docenti, 264 dirigenti e 3.457 insegnanti di sostegno, senza dimenticare le difficoltà riscontrate per forze dell’ordine, tribunali, sanità e musei. Sindacati sul piede di guerra, questa l’analisi di Daniele Giordano: «Quota 100 mette in ginocchio soprattutto i piccoli Comuni cioè tutti i Comuni veneti ad eccezione di Verona, Venezia e Padova. Il blocco delle assunzioni è in vigore fino a novembre e ci saranno uffici anagrafe scoperti. Serve un piano straordinario delle assunzioni», le parole dell’esponente Cgil riportate dal Corriere. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



PENSIONI STATALI, ANCORA NIENTE LIQUIDAZIONE

Per i 6235 lavorato della Pubblica Amministrazione che a fine agosto riceveranno il loro primo assegno di pensione – grazie agli effetti della riforma Quota 100 – non è ancora prevista la liquidazione: i dipendenti pubblici che infatti andranno verso l’agognata finestra di pensioni non potranno ancora ricevere l’accredito “anticipato” della liquidazione fino a 45mila euro tramite un finanziamento bancario. La nuova procedura studiata dal Mef, dal Ministero del Lavoro e attivata in convenzione con l’Abi deve ancora ricevere l’ok dal Garante della Privacy, dal Consiglio di Stato e dall’Antitrust. Secondo quanto riporta Qui Finanza, «L’accredito dell’anticipo della liquidazione, almeno per la prima quota del Tfr/Tfs, evita l’attesa di 12-24 mesi prevista dalle norme e riguarda tutti i pensionamenti nella Pubblica Amministrazione». (agg. di Niccolò Magnani)



PATUELLI (ABI): “NON BASTA LA QUOTA 100 PER LA RIPRESA”

In una lunga intervista al Corriere della Sera Economia, il n.1 dell’Abi Antonio Patuelli ha provato ad approfondire il tema “scottante” e più che mai attuale all’inizio delle discussioni parlamentari sulla Manovra Economia, della ripresa e dello “shock” economico che servirebbe a questo Paese. Non solo pensioni e non solo misure assistenziali, secondo il Presidente dell’Associazione che riunisce tutte le banche d’Italia «A guardare bene la situazione, la legge di bilancio può diventare l’occasione per creare le condizioni di una spinta alla ripresa. Non dobbiamo rassegnarci alla crescita dello zero virgola. E in questo momento anche l’Europa non ci è così avversa come sembrava in passato..». Secondo Patuelli però, il punto cardine da cui ripartire non può essere né la riforma di Quota 100 né tantomeno il Reddito di Cittadinanza: «La riduzione del cuneo fiscale è il primo punto. Un anno fa la legge di bilancio ha introdotto quelle che potremmo definire le garanzie sociali, con il reddito minimo e quota 100. Ora bisogna andare al punto vero per la ripresa, incentivi per lo sviluppo e ridurre il costo del lavoro per andare incontro anche alle richieste delle imprese dei sindacati. Un valore che andrà distribuito tra imprese e lavoratori. Il tema centrale è rimettere in moto il Paese, con una misura che riguardi tutti. Ridurre la pressione fiscale su imprese e lavoro. Un intervento semplice e che non entra in conflitto con le regole europee». (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MAZZAFERRO

In un intervento su lavoce.info, Carlo Mazzaferro torna a parlare della principale novità della riforma pensioni varata dal Governo, ovvero Quota 100, che potrebbe essere usata meno del previsto. Per questo il Professore di Scienza delle finanze evidenzia che “una valutazione completa della convenienza finanziaria all’adesione a quota 100, e quindi all’anticipo del pensionamento, richiede di tenere in considerazione tre fattori: i) di quanto si riduce l’importo della pensione; ii) di quanto aumenta il numero di anni di percezione della pensione; iii) di quanto si riduce il valore complessivo della contribuzione pensionistica. Accanto a queste informazioni, occorre poi avere un’idea precisa sulla vita attesa al momento delle due opzioni di pensionamento e sulla probabilità di mantenere l’occupazione negli anni dell’eventuale prolungamento dell’attività di lavoro”.

QUANDO CONVIENE QUOTA 100

Secondo l’autore, “Quota 100 è sempre conveniente per gli individui dal punto di vista finanziario quando l’opzione è valutata sull’orizzonte di vita residuo del pensionato. Per la stessa ragione, è sempre fonte di maggiori spese per il settore pubblico e ne aumenta, quindi, le passività implicite. Tuttavia, quando gli individui decidono di pensionarsi sulla base di una regola più semplice – come ad esempio la misura di quanto varia l’importo annuale della propria pensione, oppure hanno vincoli di liquidità e non possono affrontare una riduzione immediata dei loro redditi -rinunciano di fatto a un vantaggio finanziario e al tempo stesso contribuiscono a rendere meno onerosa l’operazione quota 100 per i conti pubblici”.