NANNICINI, LE PROPOSTE OLTRE QUOTA 92
Domenico Proietti, pur apprezzando l’apertura di un confronto sulla riforma pensioni da parte del Governo, evidenzia la mancanza di “scelte e impegni chiari nei riguardi della previdenza”. “Noi riteniamo che, già dalla Legge di Bilancio, bisogna confermare quota 100, garantire una flessibilità per tutti i lavoratori intorno ai 62 anni e dare una risposta ai pensionati attraverso la rivalutazione delle pensioni”, spiega il Segretario confederale della Uil, che al tavolo ha ribadito “la necessità di valorizzare il lavoro di cura e la maternità, attraverso una sorta di ‘Quota 100 rosa’, abbassando a 36 gli anni di contribuzione” e “di rilanciare con forza il modello di previdenza complementare, con un semestre di silenzio assenso”. Proietti sottolinea anche che occorre “affrontare il tema di quota 41 e quello delle future pensioni dei giovani. Questi sono i temi rispetto ai quali auspichiamo risposte positive per i lavoratori e il Paese”. Vedremo come proseguirà il confronto tra Governo e sindacati sul tema.
NANNICINI, LE PROPOSTE OLTRE QUOTA 92
Tommaso Nannicini ha rilanciato sulla sua pagina Facebook la proposta di riforma pensioni per passare da Quota 100 a quella che definisce “PensioneEqua”, ma che è già stata ribattezzata Quota 92, visto che il Senatore del Partito democratico vorrebbe che l’accesso alla pensioni a 62 anni, con 30 anni di contributi, avvenisse “per disoccupati, lavoratori gravosi, persone con disabilità e loro familiari”. “il percorso verso una #PensioneEqua per me passa necessariamente dalla tutela dei #diritti ‘dimenticati’, e non da regali a chi non ne ha bisogno. Passa da una #riforma vera e strutturale, e non da vuoti annunci propagandistici. Da qui nasce la mia proposta: 1) Pensione Equa a Quota92 per le categorie deboli, insieme alla 2) pensione di cura per le donne, 3) all’opzione ‘uomo-donna’ a 64 anni con ricalcolo contributivo e a 4) una pensione di garanzia per le nuove generazioni”. Dunque il progetto di riforma pensioni di Nannicini è più articolato e va oltre Quota 92, riprendendo il contenuto del disegno di legge da lui presentato in Senato.
GHISELLI: NON CI SONO RISORSE CONCRETE
Il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni di oggi sembra essersi chiuso con un “nulla di fatto”. Roberto Ghiselli, Segretario Confederale della Cgil, ha detto infatti che “il giudizio è positivo sul metodo, ma sul merito il governo è abbottonato, non ci sono risorse concrete”, aggiungendo che “al momento non ci sono state date risposte” sulle cose che abbiamo chiesto. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, Cgil, Cisl e Uil ritengono si possano utilizzare i risparmi di Quota 100. “Riteniamo che nel triennio ci possano essere 8 miliardi di risparmi sui 20 stanziati”, sono le parole del Segretario confederale Cisl Ignazio Ganga. Secondo quanto riporta Tgcom24, i sindacati hanno chiesto anche al Governo di “ampliare la platea dei pensionati a cui spetta la quattordicesima, portando il limite a 1.500 euro al mese”. Probabile che a questo punto attendano un nuovo confronto con i sindacati prima di valutare eventuali mobilitazioni per sostenere le proprie rivendicazioni sui temi previdenziali.
DA QUOTA 100 A QUOTA 92?
In tema di riforma pensioni l’ultima novità emersa è la proposta della cosiddetta Quota 92 da parte di Tommaso Nannicini. Il Senatore del Partito democratico di fatto invita il Governo a utilizzare solo una parte (3 miliardi di euro) delle risorse previste per Quota 100 per finanziare l’accesso alla quiescenza a 62 anni (con 30 di contributi) per quattro categorie di cittadini: disoccupati, disabili, lavoratori che devono assistere familiari disabili o che svolgono attività gravose. Rispetto a Quota 100, dunque, l’anzianità contributiva richiesta sarebbe inferiore, ma la platea si restringerebbe. Con Quota 92 ci si troverebbe sostanzialmente di fronte a un Ape social rafforzato. Resterebbe tuttavia da stabilire quali siano le attività gravose, anche se un elenco esiste già proprio in virtù dell’Ape social. Tuttavia ci sono categorie che hanno chiesto di poter essere inserite in questo elenco. Se si arrivasse al varo di Quota 92 lo si potrebbe rivedere. Non sarebbero tuttavia contenti quanti non rientrerebbero nelle quattro categorie di Quota 92 e hanno visto magari colleghi quest’anno andare in pensione con Quota 100.
I TAGLI AL PARLAMENTO CHE NON SI FANNO
Mentre si parla ancora del taglio del parlamentari varato in settimana con una maggioranza trasversale, Il Giornale ricorda che nessun intervento viene fatto sui dipendenti di Camera e Senato, “il vero fortino di privilegi che il M5s però ha deciso di non inimicarsi”. Nell’articolo del quotidiano milanese viene spiegato che “gli stipendi del personale pesano molto più di quelli dei 345 parlamentari eliminati. Parliamo di cifre astronomiche: 180 milioni di euro per gli emolumenti del personale solo della Camera, altri 99 milioni per i loro colleghi del Senato. Se si aggiunge la spesa per le pensioni degli ex dipendenti arriviamo a livelli da manovra finanziaria: 460milioni di euro alla Camera in un anno, pari a circa metà dell’intero bilancio del 2018. Altri 145milioni di euro per gli ex addetti del Senato andati in pensione. In tutto: 750 milioni di euro”. “L’unico intervento della presidenza ha riguardato le pensioni, con il blocco delle pensioni anticipate per i dipendenti della Camera a partire dal 2022 e poi un taglio di quelle in essere, sopra i 100mila euro, come per i normali pensionati italiani peraltro”, viene specificato.
NUOVO INCONTRO GOVERNO-SINDACATI
In mattinata è in programma il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni. Cgil, Cisl e Uil hanno fatto capire, dopo l’incontro avuto con il Premier Conte lunedì, di volere anche un intervento per ripristinare la piena rivalutazione delle pensioni, dopo il blocco parziale varato l’anno scorso. “Oggi è assolutamente necessario, e il governo lo deve capire in modo molto chiaro, che la parola discontinuità e la parola cambiamento le persone le devono percepire nelle loro vite. Capisco che c’è il cambiamento e che c’è la discontinuità se il netto in busta paga per i pensionati e per i lavoratori cresce”, aveva detto Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil. La quale, come riporta il sito di Rassegna sindacale, sarà rappresentata oggi dal Segretario confederale Roberto Ghiselli. “Taglio del cuneo fiscale, rivalutazione delle pensioni, rinnovo dei contratti del P.I. ed assunzioni, più investimenti e sblocco delle grandi opere. lotta all’evasione. Ecco cosa ci aspettiamo dal Governo in manovra finanziaria”, sono state invece le parole di Annamaria Furlan, Segretaria generale della Cisl.
L’ATTESA DEGLI ESODATI
I circa 6.000 esodati rimasti esclusi dalle otto salvaguardie finora approvate attendono una misura di riforma pensioni che sani l’ingiustizia subita al momento del varo della Legge Fornero. Come ha spiegato Domenico Cosentino, Presidente del Patronato Inapi, è prioritaria la “riapertura dell’Ottava Salvaguardia con l’estensione per tutte le categorie in essa contenute del requisito fino al 31/12/2021”. Anche Cesare Damiano ha sollecitato una soluzione per gli esodati esclusi, che non si è riuscita a trovare alla fine della scorsa legislatura. Tommaso Nannicini ha fatto sapere che la commissione Lavoro del Senato intende fare il possibile per trovare una soluzione già con la Legge di bilancio. Ci sono quindi dei segnali che fanno ben sperare, anche se gli esodati esclusi ne hanno viste davvero tante in questi mesi. Ed Elide Alboni, sulla pagina Facebook del Comitato esodati licenziati e cessati, non può fare a meno di notare che nell’assemblea nazionale dei delegati di Cgil, Cisl e Uil sembra che il tema degli esodati non venga considerato una priorità su cui sollecitare un intervento da parte del Governo.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BEVILACQUA
Tullia Bevilacqua, Segretario generale regionale Emilia-Romagna dell’Ugl evidenzia che “con le nuove politiche economiche del governo Pd-Leu-Renzi-M5S iniziano i guai per lavoratori e futuri pensionati. Il Conte bis ha spiegato che ‘Quota 100’ verrà portata a scadenza nel 2021 per poi non essere più rinnovata. Risultato? Per tutti gli esclusi da questa misura – fortemente voluta dall’Ugl – la strada pensione sarà molto più lunga rispetto a quanto previsto fino ad oggi. E fra il 2021 e il 2022 si dovranno maturare nuovi e ulteriori requisiti – cinque o sei anni di lavoro in più – per l’accesso alla pensione”. Per la sindacalista, secondo quanto riporta sassuolo2000.it, siamo di fronte a “un successo spento sul nascere, visto che nel 2022, tutti gli sfortunati esclusi da ‘Quota 100’ dovranno sopportare altri 5 o 6 anni di lavoro prima di maturare i requisiti pensionistici. Per loro possiamo già parlare di nuovi ‘esodati’”.
IL RISCHIO DA EVITARE DOPO QUOTA 100
Per Bevilacqua sarebbe quindi “più che ragionevole pensare fin da subito ad una soluzione per evitare che, dopo i casi della vecchia riforma Maroni e della Legge Fornero, si creino nuovamente cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Da qui l’inviato rivolto all’esecutivo “a mettere in campo già da oggi misure adeguate per armonizzare il sistema, valutare nuove regole di flessibilità e calcolare sistemi di salvaguardia per questi quasi-pensionati”. Vedremo quale sarà la risposta del Governo a questa richiesta della rappresentante dell’Ugl, che vorrebbe sostanzialmente fossero già messe in atto delle garanzie per i lavoratori vicini alla pensione.