No allo stop delle rivalutazioni degli assegni pensionistici: questa la richiesta che arriva dalla Cna di Grosseto. Come evidenziato da Il Giunto, i rappresentanti dei pensionati iscritti all’associazione degli artigiani hanno lanciato l’allarme attraverso una lettera: «Ogni anno nell’ambito delle discussione sulla legge di Bilancio, si torna a parlare di pensioni. Si parla di allungare i tempi del blocco delle perequazioni sugli assegni mensili, senza concedere l’adeguamento automatico al costo della vita». E lo stop all’adeguamento degli assegni è particolarmente un errore in questo periodo d’emergenza: «L’emergenza Coronavirus e la crisi economica ad essa legata non ha risparmiato le tasche dei pensionati, che sempre più spesso hanno dovuto far fronte a bisogni familiari crescenti, spesso sostituendosi allo Stato che non è stato in grado di supportare tutta la popolazione colpita dal Covid sia direttamente che indirettamente», le parole del presidente dei pensionati di Cna Grosseto Vezio Vagnoni riportate da Il Giunco. (Aggiornamento di MB)



SALVINI E LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI

Intervistato dal Corriere della Sera, Matteo Salvini spiega quali sono a suo modo di vedere alcune delle modifiche che andrebbero apportate alla Legge di bilancio, tra cui un intervento di riforma pensioni per aumentare l’importo degli assegni in essere. Il Segretario della Lega spiega infatti di essere d’accordo con una delle richieste di Cgil, Cisl e Uil, ovvero “una rivalutazione, non esosa, l’1% nel 2021” per le pensioni. Intanto la Fondazione studi consulenti del lavoro, rispondendo a un quesito posto da un lettore del sito di Repubblica all’Esperto pensioni, ricorda che non sempre conviene riscattare gli anni di laurea. Se si ha per esempio un’anzianità contributiva ridotta, anche aggiungendo gli anni relativi agli studi universitari non si riuscirebbe ad avvicinare il traguardo pensionistico come invece nel caso di un’anzianità contributiva vicina ai 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) richiesti per accedere alla pensione di anzianità. Dunque è bene fare gli opportuni conti per valutare la convenienza del riscatto.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ELSA FORNERO

In un’intervista al Mattino, Elsa Fornero spiega che “è da decenni che l’occupazione femminile nel nostro Paese è considerata quasi un optional. Se c’è lavoro possono lavorare anche le donne, se il lavoro scarseggia e qualcuno deve restare fuori meglio che siano le donne, una pratica che la pandemia ha estremizzata”. L’ex ministra del Lavoro sottolinea quindi che “il principio del ‘numero fisso di posti di lavoro’, che ha ispirato molte delle politiche del lavoro e previdenziali nel nostro Paese, è sbagliato. Le donne come i giovani e i lavoratori maturi fanno costituiscono da sempre i segmenti deboli del mondo del lavoro, esclusi o marginalizzati”. Dal suo punto di vista bisogna quindi invertire la logica. Intanto, sempre in tema di riforma pensioni, va segnalato che, come ricorda pensionioggi.it, gli iscritti al fondo clero subiranno entro il prossimo 31 marzo un conguaglio di 19,16 euro annui relativo ai contributi versati negli anni 2019 e 2020 così da adeguarli all’incremento dell’1,1% stabilito in base all’aumento delle pensioni adeguate all’inflazione.



PENSIONI, LE RICHIESTA DEGLI EX ARTIGIANI

Un nuovo appello al Governo in vista della prossima riforma pensioni arriva dagli ex artigiani della Cna, con una richiesta di indire un secco “no” allo stop delle rivalutazioni degli assegni pensionistici: i pensionati della Cna Grosseto, nella lettera pubblicata su “Grosseto Notizie” spiegano come ogni anno «nell’ambito delle discussione sulla legge di bilancio, si torna a parlare di pensioni. Si parla di allungare i tempi del blocco delle perequazioni sugli assegni mensili, senza concedere l’adeguamento automatico al costo della vita». L’emergenza Covid, ribadisce il presidente Vezio Vagnoni, assieme alla crisi economica non hanno risparmiato ovviamente le tasche dei pensionati: «spesso hanno dovuto far fronte a bisogni familiari crescenti, spesso sostituendosi allo Stato che non è stato in grado di supportare tutta la popolazione colpita dal Covid sia direttamente che indirettamente». Per questo la Cna chiede al Governo di evitare l’ulteriore blocco: «chiediamo che vengano immediatamente corrisposti gli arretrati delle mancate rivalutazioni a far data dall’ultimo blocco. E’ tempo di concedere in pianta stabile, senza più metterlo in discussione, il ‘cuneo fiscale’ anche per le pensioni». (agg. di Niccolò Magnani)

PROIETTI E I LAVORI GRAVOSI

In tema di riforma pensioni da tempo si discute della possibilità di rivedere le categorie di lavori ritenuti gravosi e usuranti che possono accedere anticipatamente alla quiescenza. Domenico Proietti, interpellato da pensionipertutti.it, ammette come “non sia assolutamente semplice indentificare la gravosità, l’usura, la probabilità di essere esposti o meno a malattie professionali o infortuni”. Per questo il Segretario confederale della Uil ritene che la commissione tecnica creata apposta con l’obiettivo di individuare queste categorie abbia un ruolo “fondamentale per analizzare l’enorme mole di dati di cui lo Stato è in possesso, penso alle banche dati di Inps, Inail, Asl, etc., proprio per poter giungere ad una valutazione il più rispondente possibile alla realtà quotidiana di ogni categoria. Per Proietti è fondamentale che vi sia una maggiore flessibilità “che riconosca le differenze oggettive, come quelle derivanti dalla mansione svolta, ed anche quelle soggettive, come le condizioni di salute o familiari dei lavoratori, per creare un accesso alla pensione che rispetti questo principio”.

RIFORMA PENSIONI, LE IPOTESI PER IL CONFRONTO GOVERNO-SINDACATI

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore si fa il punto sul confronto tra Governo e sindacati che nel 2021 dovrà affrontare il tema della riforma pensioni complessiva da far entrare in vigore una volta che Quota 100 andrà a scadenza. Le ipotesi sul tavolo comprendono la cosiddetta Quota 102, sostanzialmente uguale a Quota 100 salvo che la soglia anagrafica verrebbe innalzata da 62 a 64 anni, un anticipo pensionistico a partire dai 62-63 anni con il ricalcolo pieno contributivo del futuro assegno pensionistico, “ad esclusione dei lavoratori impegnati in attività gravose, per i quali le penalità verrebbero significativamente ridotte e anche il requisito contributivo scenderebbe a 36 anni”, e infine una flessibilità dai 62 anni con una penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 previsti per la pensione di vecchiaia.

I POSSIBILI RITARDI

Il quotidiano di Confindustria evidenzia che dal confronto potrebbe uscire ulteriore ipotesi di riforma, “sempreché i tempi non vengano ulteriormente ritardati. La mancata operatività delle due commissioni di esperti, sulla separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale e sull’individuazione delle categorie di lavori gravosi, non è certo un segnale incoraggiante”. Non va poi trascurato il fatto che “una soluzione forte sui contratti di espansione” e il rafforzamento dell’isopensione potrebbero “garantire prepensionamenti nei contesti di crisi e lasciare spazio alla riforma delle pensioni per soluzioni a più lunga gittata”. Non resta che cominciare a vedere cosa accadrà quindi durante l’iter parlamentare della Legge di bilancio.