MANOVRA E RIFORMA PENSIONI. Con un paio di giorni di ritardo il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di bilancio 2022 che nei primi giorni di novembre approderà in Senato per iniziare l’iter parlamentare che porterà alla sua approvazione entro il 31 dicembre 2021 per poi essere operativo dal 1° gennaio 2022. Diciamo subito che il testo approvato giovedì 28 non è la legge definitiva in quanto in Parlamento potranno essere approvati tutta una serie di emendamenti presentati dai vari partiti, però, sostanzialmente, il corpo della legge non cambierà e, soprattutto, dovranno essere rispettati i saldi finali.



È una legge di circa 30 miliardi e Draghi in conferenza stampa ha più volte affermato che questa è una legge di crescita, espansiva e che per la prima volta dopo molti anni opera un consistente taglio delle tasse nell’ordine di 12 miliardi quest’anno e di 40 miliardi nei tre anni 2022-2023-2024. Questo è sicuramente un fatto positivo, anche se in realtà i miliardi sono 8 quest’anno e non 12, e altro aspetto confortante nel disegno di legge è presente, anche se in misura minore, la proroga dei bonus edilizi che hanno dato ossigeno a un settore che era profondamente in crisi. C’è poi il capitolo del RdC che per venire incontro alle richieste della Lega e Italia Viva viene leggermente modificato e dove vengono ampliati i controlli della GdF, è presente qualcosa sugli ammortizzatori sociali che vengono estesi anche ai lavoratori autonomi e infine, tra i grandi capitoli di spesa c’è la questione previdenziale.



O meglio, non c’è la questione previdenziale, perché, in pratica, si è deciso di non decidere inserendo la Quota 102 (64 anni di età + 38 di contributi) solamente per il 2022, un’estensione dell’Ape Sociale e un rinnovo di Opzione donna per un anno, ma con requisiti di età aumentati di due anni.

Dobbiamo tornare indietro di dieci mesi quando Mattarella chiamò Draghi a fare il presidente del Consiglio. Lui prima di accettare l’incarico si consultò con la Presidente della Commissione europea von der Leyen, con i massimi leader europei Merkel e Macron, nonché con i vertici della Bce e del Fmi assicurando loro che avrebbe stoppato Quota 100 e avrebbe gradualmente riportato in Italia la legge previdenziale nota come Legge Fornero tanto gradita all’Europa.



In questi dieci mesi non ha mai parlato di pensioni, ha sempre rimandato il problema procrastinando ogni decisione alla Legge di bilancio. Partiti e sindacati che avrebbero non solo potuto, ma anche dovuto, tenere alta l’attenzione sono stati silenti, quasi anestetizzati dal terribile Draghi e così tra Covid, manifestazioni anti green pass e legge Zan si è arrivati alla fine di ottobre.

E qui si è concretizzata l’operazione perfetta del draghetto che dapprima ha fatto proporre al ministro Franco Quota 102 (64 anni di età + 38 anni di contributi) per il 2022 e Quota 104 (66 anni di età + 38 di contributi) per l’anno 2023, poi dopo le ovvie rimostranze di Salvini che ha fatto di Quota 100 il suo cavallo di battaglia minacciando barricate e TIR posizionati sulle autostrade e delle organizzazioni sindacali che ha ricevuto, dopo mesi, il giorno prima del Consiglio dei ministri, ha attuato Quota 102 per il solo 2022 rimandando il tutto al prossimo anno.

Ha acquietato la Lega probabilmente assicurandogli che andrà a fare il capo dello Stato in modo da mandare gli italiani al voto che il centrodestra pensa di stravincere così da fare la nuova legge previdenziale a loro piacimento e istituendo un fondo di 600 milioni in tre anni per venire incontro alle micro aziende in crisi che non possono usufruire dei contratti di espansione dando la possibilità di uscita ai dipendenti a 62 anni di età. Ha sistemato il Pd concedendogli un aumento dei lavori gravosi così come chiesto dalla Commissione presieduta da Damiano e rinnovando di un altro anno Opzione Donna (anche se con due anni in più di età per accedere al pensionamento) che nel Documento programmatico di bilancio non era compreso, ha tranquillizzato il M5S rinnovando anche se con cambiamenti il RdC e inoltre, cosa non superflua, ha fatto una manovra che la Confindustria ha gradito soprattutto con la chiusura di Quota 100. Ha imbonito i sindacati con la promessa che all’inizio del 2022 si potrà discutere di una nuova legge previdenziale contemplando anche una certa flessibilità in uscita, ha superato l’esame della Commissione europea facendo vedere che ha rispettato gli impegni presi a febbraio e si appresta in pompa magna come padrone di casa a ricevere i grandi della terra per il G20 il 30 e il 31 ottobre.

Chi affermava che Draghi fosse solo un tecnico e non un politico di razza dovrà necessariamente ricredersi.

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