TRIDICO: SÌ A PENSIONE DI GARANZIA
Intervistato da La Stampa, Pasquale Tridico risponde a una domanda sulla riforma pensioni spiegando di essere “favorevole alla introduzione di una pensione di garanzia, un fondo che riempia i periodi di precarietà di chi non matura contributi stabili fino ai trenta-trentacinque anni”. Il Presidente dell’Inps spiega anche la sua proposta di un fondo integrativo pubblico che investa in titolo di stato e in imprese italiane. “I fondi investiti all’estero non hanno rendimenti mediamente più alti di quelli in Italia. Ciò detto, la mia proposta permetterebbe di versare contributi anche a chi non sta lavorando, come avverrebbe con qualunque strumento assicurativo”. Tridico spiega anche di avere una “eccellente sintonia” con il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e di ritenere che il Presidente dell’Inps abbia “un ruolo di indirizzo politico. Ho il diritto-dovere di dire quel che penso. Non mi pare che Tito Boeri si comportasse in maniera diversa”. Parole che probabilmente daranno seguito a commenti da parte degli esponenti politici dell’opposizione.
SALVINI DIFENDE QUOTA 100
Teresa Bellanova è tornata a criticare la riforma pensioni con Quota 100 e ha anche difeso il Jobs Act, che secondo il suo collega di governo, Roberto Speranza, andrebbe invece rivisto. L’esponente di LeU, intervistato da Circo Massimo, la trasmissione di Radio Capital, ha detto che su Quota 100 “occorre sedersi e ragionare, evitando lo spiazzamento degli italiani che hanno preso decisioni sulla propria vita”. Speranza ha detto anche di essere rimasto abbastanza colpito “dalle parole della ministra Bellanova, l’impatto del licenziamento collettivo e della mancata reintegra riguarda centinaia di persone, non è uno slogan”. Intanto Matteo Salvini, durante un comizio a San Secondo, nel parmense, ha detto che “a sinistra c’è qualcuno che vorrebbe tornare alla Legge Fornero, cancellando Quota 100”. “Vi do la mia parola d’onore: se provano a tornare alla Legge Fornero facciamo le barricate dentro e fuori il Parlamento”, ha aggiunto il leader della Lega stando a quanto riportato da Virgilio Notizie.
LA SCADENZA NEL MONDO DELLA SCUOLA
Domani scade il termine, già prorogato dal Miur, per presentare la domanda di cessazione dal servizio a partire dal prossimo 1° settembre per il personale docente, educativo e Ata. Si tratta di un termine importante nel mondo della scuola. Di fatto chi vorrà usufruire delle misure di riforma pensioni come Quota 100, Opzione donna o l’Ape social dovrà rispettarla per non dover attendere un altro anno. Come ricorda tecnicadellascuola.it, la scadenza di domani riguarda anche la “trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale da parte del personale docente, educativo e ATA della scuola che non ha raggiunto il limite di età ma di servizio, con contestuale riconoscimento del trattamento di pensione”. Viene inoltre ricordato che si potrà chiedere il trattenimento in servizio oltre i limiti d’età in taluni casi, tra cui quello di chi, pur compiendo 67 anni entro il prossimo 31 agosto, non è ancora in possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 20 anni entro tale data.
GANGA SU QUOTA 100
Per Ignazio Ganga, “quando si mette anticipatamente in discussione quota 100, in realtà, si compie un attacco contro i lavoratori e le lavoratrici, perché si crea incertezza e confusione aumentando, paradossalmente, la voglia di andare in pensione anche in quelli che non ci pensano”. Dunque il Segretario confederale della Cisl auspica che all’interno della maggioranza non nascano più tensioni riguardanti la misura di riforma pensioni entrata in vigore l’anno scorso. Secondo il sindacalista “bisogna da subito far partire le Commissioni di studio sui lavori gravosi e sulla separazione tra previdenza ed assistenza, realizzando immediatamente quelle misure capaci di restituire equità al sistema ed in particolare alle donne ed ai giovani, rispetto ai quali l’attuale modello pensionistico è oggettivamente avaro”. Ganga evidenzia anche che le prospettive pensionistiche dei giovani “sono legate al lavoro ed alle possibilità di occupazione che possono generarsi solo all’interno di una vera e convinta strategia di sviluppo economico del Paese”.
LO SCONTRO POLITICO SULLE PENSIONI
Il tema della riforma pensioni a volte diventa anche tema di scontro politico a livello locale. La Gazzetta di Lucca riporta le parole del consigliere comunale della Lega Giovanni Minniti a commento di quanto scritto dal sindaco Alessandro Tambellini in una lettera aperta sulla attuale situazione politica, sociale ed economica. “Mi chiedo con quale facciatosta il sindaco affermi che il Pd deve tornare ad essere il partito dei lavoratori, dei precari, dei professionisti, degli sfruttati, di chi fatica, ha paura, si sente povero. Come fa a dirlo se il Pd ha abrogato l’art. 18 dello Statuto dei contribuenti, ha accentuato la precarietà con il Jobs Act,ha introdotto il ‘bail in’ che ha ridotto sul lastrico gli obbligazionisti delle banche fallite, un partito che è prono alle élites mondialiste e all’Europa ordoliberista che con il ‘Fiscal Compact’ chiede servilismo, sacrifici, tagli allo stato sociale, alle pensioni, alla sanità per salvaguardare il dio euro strafregandosene del benessere dei cittadini”, dice Minniti.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI
Secondo Roberto Ghiselli, “anche se Quota 100 diventasse strutturale, i veri nodi negativi della Riforma Fornero non verrebbero intaccati”. Secondo il Segretario confederale della Cgil, infatti, qualunque misura di riforma pensioni che preveda l’accesso alla quiescenza “con un numero così alto di contributi, in questo caso 38 anni, automaticamente condanna tanta gente a una prospettiva previdenziale che supererà i 70 anni di età. E stiamo parlando delle donne, di interi settori come il terziario, l’edilizia, l’agricoltura, i servizi alle persone, dei dipendenti delle piccole imprese e di cittadini di intere regioni del Paese. Ma soprattutto parliamo dei giovani, che solo in minima parte arriveranno a quei livelli di contribuzione”.
QUOTA 41 E L’USCITA ANTICIPATA
Inoltre, “Quota 100 non risolve neanche il problema dei lavoratori precoci che, per quanto tendenzialmente in calo numericamente, con l’attuale normativa andranno in pensione con oltre 44 anni di lavoro. E questo ripropone con forza il tema dei 41 anni senza vincolo di età”. In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, il sindacalista evidenzia che “qualunque ipotesi di uscita anticipata deve vedere un requisito contributivo che non superi i 20 anni e che vengano valorizzati previdenzialmente i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura”. Dal suo punto di vista, “con il sistema di calcolo contributivo ormai prevalente, è sempre più sbagliato parlare di vincoli anagrafici e contributivi al pensionamento, naturalmente entro certi limiti”.