RISPARMIO RIFORMA QUOTA 100 E CONGEDO PATERNITÀ
Nella prossima Manovra un modo per finanziare le (poche) misure disponibili oltre al disinnesco delle clausole Iva è certamente quello di risparmiare sulla riforma pensioni di Quota 100 e Reddito di Cittadinanza laddove possibile e destinare i risparmi su nuove misure, come già affermato dal Premier Conte nelle scorse settimane e ora confermato anche dal Ministro per le Pari Opportunità, Elena Bonetti (Italia Viva). «Bisogna rinnovare il congedo di paternità obbligatorio: ci auguriamo che entri in misura di bilancio. Ci auguriamo che si possa arrivare a una decina di giorni. Peraltro è una richiesta che arriva anche dalla commissione europea. E il mio auspicio è che si possano calibrare le cose», spiega la titolare del Dicastero per la Famiglia. Per fare tutto ciò sarà necessario proprio un risparmio-accantonamento della riforma Quota 100 che, unito alle altre misure di “tagli” in Finanziaria, potrebbe portare fino al rinnovo del Congedo Paternità spinto tanto dal Pd quanto dal M5s. (agg. di Niccolò Magnani)
STOP PENSIONI D’ORO AI SINDACALISTI
Nel turbinio di discussioni sulla riforma pensioni e il “destino” di Quota 100, è passato sottotraccia ma nei giorni scorsi una circolare dell’Inps ha imposto lo stop alle “facili” pensioni d’oro per i sindacalisti: secondo quanto riportato dalla nota dell’Istituto, ripresa da Italia Oggi, la contribuzione aggiuntiva pagata dal sindacato inciderà appieno sula pensione «solo se la relativa indennità (su cui la contribuzione è calcolata) soddisfi i caratteri di fissità e di continuità». Quanto poi gli incarichi sono, magari contemporaneamente, più di uno allora le relative indennità e contribuzioni aggiuntive «non si sommeranno ma se ne potrà prendere in considerazione una soltanto, quella d’importo maggiore». Lo ha stabilito per l’appunto l’Inps a seguito della sentenza della Corte dei Conti (la n.491/2016) dove si veniva posto in freno alle pensioni d’oro dei sindacalisti con effetto a partire dal 2019 anche per incarichi sindacali conferiti prima del 4 ottobre: lo stop colpisce, su tutti, dipendenti elettrici, Poste, Ferrovie e lavoratori statali. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI QUOTA 92
Repubblica spiega che il Partito democratico sarebbe pronto ad avanzare una proposta di riforma pensioni relativa alla Quota 100. Ripescando un disegno di legge depositato a inizio anno da Tommaso Nannicini, si punterebbe in buona sostanza a rimettere in discussione le risorse stanziate per Quota 100, 8 miliardi di euro, per destinarne 5 al taglio del cuneo fiscale (rafforzandolo così rispetto alla misura ipotizzata dal Governo) e lasciando gli altri per quella che viene definita una “Quota 92”, “perché consentirebbe l’uscita con almeno 62 anni di età e 30 – non 38 – di contributi. Ma a una platea selezionata di potenziali pensionati: tutti i disoccupati, i disabili, chi assiste parenti non autosufficienti, quanti sono impegnati in attività usuranti o gravose”.
LE PAROLE DI NANNICINI
Si tratterebbe in pratica di “un’Ape sociale rivista, corretta, ampliata: con risorse 10 volte maggiori del 2017. Soprattutto permanente e in grado di disinnescare sin da ora lo scalone del 2021. Nel pacchetto anche la proroga di Opzione donna”. Lo stesso Nannicini, intervistato dal Messaggero, ha evidenziato che “chi farà la legge di bilancio del 2021, dovrà gestire gli esodati di Quota 100: chi è nato a dicembre andrà in pensione a 62 anni, chi è nato a gennaio a 67 anni. Una follia”. Per il Senatore dem occorre fare “subito un’uscita morbida da quella misura e creiamo strumenti forti e strutturali di anticipo pensionistico per disoccupati, lavori gravosi, persone con disabilità. Con le risorse che si risparmiano in questo modo investiamo sul futuro: un assegno unico per le famiglie con figli e asili. Serve Quota nido altro che Quota 100”.