LE PAROLE DI CONTE
Giuseppe Conte, durante il Question time alla Camera, ha voluto dare rassicurazioni sul fatto che il Governo interverrà per dare seguito alla sentenza della Corte Costituzionale riguardo l’importo delle pensioni di invalidità. “Il Governo sarà senz’altro pronto a intervenire tempestivamente a livello legislativo per adeguare le pensioni di invalidità ancora oggi ferme a una soglia senz’altro inaccettabile”, sono le parole del presidente del Consiglio riportate da Adnkronos. Conte ha anche spiegato che l’esecutivo “sta già lavorando ad un testo che non potrà poi che essere affinato a seguito della pubblicazione della sentenza”, “che dovremo comunque poi leggere attentamente”. In questo modo il Premier risponde quindi anche alle sollecitazioni provenienti dalle opposizioni. Non resta quindi che attendere la pubblicazione della sentenza per vedere poi concretamente la misura che il Governo prenderà. E valutare anche i tempi per l’approvazione della stessa, che dovrà poi in ogni caso passare il vaglio del Parlamento.
MELONI “PENSIONI INVALIDI VANNO RADDOPPIATE”
Dopo aver presentato un emendamento come gruppo Fratelli d’Italia sulla richiesta di raddoppio delle pensioni di invalidità civile – a seguito dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato l’assegno da 285 euro – la leader Giorgia Meloni ha prodotto un video sui social per contestare la mancanza di decisione del Governo sulla tematica, oltre alla perdurante necessità di intervenire sulla riforma pensioni nazionale per evitare la crisi dei prossimi mesi. «Vergognoso che un invalido totale prenda dallo Stato meno di 300 € (4 volte meno di quanto lo stesso spende per un richiedente asilo). FDI chiede al premier Conte se la maggioranza sosterrà il nostro emendamento per raddoppiare pensioni invalidità. Vedremo se ci daranno una mano», attacca la presidente di FdI, aggiungendo poi «la nostra proposta di raddoppiare le pensioni civili è stata sempre bocciata, eppure lo stesso Stato paga 780 euro di reddito di cittadinanza in molti casi per dei falsi disoccupati». (agg. di Niccolò Magnani)
IL PESO DEL DEBITO PUBBLICO SULLA SPESA
In un articolo su lavoce.info, Enrico D’Elia evidenzia che la spesa pubblica in Italia, in rapporto al Pil, sarebbe inferiore a quella di altri Paesi europei, se non ci fosse da ripagare il debito pubblico contratto. “Al netto di questa componente, l’incidenza della spesa pubblica sarebbe del 44,5 per cento, ossia lievemente inferiore alla media dell’Eurozona e non molto superiore a quella della Germania”, scrive l’economista, secondo cui “il principale difetto della spesa pubblica italiana non è tanto il suo ammontare complessivo, che al netto degli oneri del debito è sostanzialmente in linea con la media dell’Eurozona, quanto una struttura funzionale fortemente sbilanciata rispetto ad altri Paesi”. Per esempio, “solo ai percettori di pensioni e sussidi sono riservate risorse relativamente superiori alla media dell’Eurozona e in crescita, anche a causa dell’invecchiamento della nostra popolazione e di un più elevato livello di disoccupazione”. Più bassi della media, invece, investimenti e spese in sanità e istruzione.
NANNICINI: VIA QUOTA 100 E SOLDI AI DISOCCUPATI
Tommaso Nannicini torna a chiedere di abolire la riforma pensioni con Quota 100 per usare le risorse stanziate per questa voce di spesa ad altri interventi più utili. Intervistato dal Dubbio, infatti, il Senatore del Partito democratico evidenzia che ci sarà la necessità di “anticipare una riforma degli ammortizzatori sociali che poi dovremo essere in grado di sostenere da soli, trovando le risorse nel bilancio pubblico per introdurre una salario di formazione, cioè un sussidio di disoccupazione degno di questo nome”. Per trovare le risorse necessarie a questa misura, Nannicini spiega che si potrebbe “togliere quota cento e dare i soldi ai disoccupati, non a chi ha un lavoro stabile e può lavorare ancora qualche anno”. L’esponente dem non sa dire se un intervento simile sarebbe possibile con l’attuale maggioranza, ma ritiene sia il caso di cominciare “a chiederlo almeno”. C’è da dire che non manca chi ritiene che Quota 100 sarà molto utile ora che diverse imprese potrebbero voler tagliare posti di lavoro, evitando quindi che ci siano disoccupati in età avanzata.
LA RICHIESTA DEL SILP-CGIL
Secondo Daniele Tissone, gli interventi di riforma pensioni che si sono succeduti nel tempo hanno “peggiorato le condizioni di vita e di lavoro dei nostri lavoratori”. Per questo, spiega il Segretario generale del Silp-Cgil in un’intervista a jobsnews.it, “è tempo che anche sui temi previdenziali si ricominci seriamente a lavorare penso, ad esempio, all’avvio della previdenza complementare in particolare per i più giovani”. Il sindacalista evidenzia che c’è la consapevolezza “del fatto che occorrono risorse per la creazione dei fondi pensione ed è pertanto questo l’aspetto che vogliamo discutere al tavolo. Ci dicano una volta per tutte perché non si vuole sostenere la previdenza di chi oggi è destinatario del sistema contributivo a fronte di una modifica impostaci da chi ci ha governati. Noi insistiamo”. Vedremo se si riuscirà a riprendere il confronto tra Governo e sindacati sulle pensioni che era stato avviato a inizio anno e se ci sarà un’attenzione particolare anche alla previdenza complementare.
RIFORMA PENSIONI, IL RISCHIO DI NUOVI TAGLI
Sulle pagine di Libero si torna a parlare dell’ipotesi di una riforma pensioni all’insegna dei tagli e dell’austerità. Si cita infatti un articolo del Messaggero, secondo cui il ministro dell’Economia Gualtieri, indipendentemente dal Mes e dal Recovery fund, starebbe preparando un piano per ridurre il debito pubblico italiano, destinato a crescere, nei prossimi dieci anni. Per questo, come già ipotizzato dal Giornale, ci potrebbero essere interventi sulle pensioni. “Dopo la riforma ‘lacrime e sangue’ approvata dal governo Monti e per la quale è ricordata l’allora ministra Fornero, questa volta potrebbe essere la crisi economica generata dal coronavirus a richiedere un taglio”. Parole simili vengono usate da Matteo Salvini in una lettera al Corriere della Sera per replicare alla richiesta di Nicola Zingaretti al Governo di ricorrere al Mes.
LE PAROLE DI SALVINI
Il leader della Lega, infatti, ricorda che aver seguito le politiche richieste da Bruxelles non ha prodotto risultati: “Ci siamo ritrovati con i tagli, leggi disgraziate come la Fornero e un debito pubblico che comunque è aumentato”. Per Salvini, nel caso di ricorso al Mes, “lo Stato membro sarà soggetto a sorveglianza rafforzata da parte della Commissione europea e della Bce. Ci sarà quindi la possibilità di subire altri diktat. La patrimoniale. Una bastonata alle pensioni. Un inasprimento dell’Iva”. Resta da capire se questa eventuale manovra sulle pensioni andrebbe a colpire chi è già in quiescenza o muterebbe anche le condizioni di accesso alle pensioni cambiando le prospettive di non pochi italiani.