DA GENNAIO AUMENTANO ANCHE LE PENSIONI MINIME

L’edizione aretina della Nazione riporta le parole di Angiolo Galletti, Presidente Anap-Confartigianato a livello regionale e provinciale, riguardanti gli aumenti degli assegni pensionistici che si avranno da gennaio. “Il range è abbastanza stretto, si va da un minimo di 13 euro netti al mese per le pensioni lorde da mille euro a un massimo di 38 euro per chi percepisce un assegno mensile di 4mila euro lordi. Mi spiego meglio con qualche esempio: le pensioni di 2.062 euro lordi mensili avranno un aumento di 34 euro a partire da gennaio 2022. Quelle con importi lordi compresi tra 2.062 e 2.577 euro avranno una rivalutazione effettiva pari all’1,53%. Le pensioni mensili con importo attuale oltre i 2.578 euro lordi avranno una rivalutazione effettiva pari all’1,275%”, spiega Galletti, che ricorda anche che “il trattamento minimo di pensione passa da 515,58 a 524,34 euro al mese lordi. L’assegno sociale passa da 460,28 a 468,10 euro mensili lordi”. In ragione del prolungamento dello stato di emergenza, proseguirà almeno fino a marzo il pagamento anticipato degli assegni presso gli uffici postali.



RIFORMA PENSIONI OK IN MANOVRA: COSA CAMBIA

Con l’approvazione definitiva della Manovra di Bilancio 2022 anche alla Camera (dopo il Senato), diventa legge la Finanziaria che implementa novità importanti sulla riforma pensioni dell’anno prossimo.

Si conferma la fine di Quota 100 e l’adesione possibile a Quota 102 per il solo 2022 per tutti coloro con 64 anni e 38 di contributi che per i prossimi 12 mesi potranno uscire dal mondo del lavoro. Si rinnova poi l’Ape Social anche per il 2022 in attesa di maturare l’età di pensione originaria (67 anni) con ampliamento delle categorie che possono accedere alla misura (con 63 anni e 36 di contributi); rinnovata con la Manovra anche l’Opzione Donna per il 2022, con benefici per le donne che hanno 58 anni di età e 35 di contributi. Tra i provvedimenti più importanti nel pacchetto pensioni anche il rinnovo per il 2022-2023 del Contratto di Espansione per le aziende con organico non inferiore alle 50 unità di lavoratori. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI GHISELLI

La Cgil non è molto soddisfatta della Legge di bilancio ormai approvata dal Parlamento, anche per quel che riguarda le misure di riforma pensioni. “La possibilità di pensionamento con quota 102, cioè almeno 64 anni di età e 38 di contributi per il solo 2022, è un intervento che riguarderà una platea molto ristretta di persone, secondo l’Osservatorio Previdenza della Cgil solo 8.500 persone, per questo sarebbe stato necessario un intervento diverso per gestire l’uscita da ‘quota100’, coerentemente integrato con una strutturale flessibilità nell’accesso alla pensione”, spiega il Segretario confederale della Cgil in un’intervista a pensionipertutti.it. Riguardo all’Ape social, il sindacalista spiega che “non sono state recepite altre nostre richieste che miravano a includere tra i gravosi alcune mansioni rimaste inopportunamente escluse, a prevedere l’allargamento dei gravosi anche per i ‘precoci’ e a estendere l’Ape sociale anche ai disoccupati di lunga durata (fra cui gli ultimi esodati) e a chi si trova in cassa integrazione senza una prospettiva di rientro”.



SEPARAZIONE NON PRATICABILE TRA ASSISTENZA E PREVIDENZA

La Commissione tecnica istituita dal ministero del Lavoro per la separazione tra previdenza e assistenza ha predisposto un dossier che, stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore, indica una forte difficoltà nel procedere a tale separazione. “Per la Commissione non appare praticabile una separazione netta della previdenza dall’assistenza anche a causa della natura spesso ibrida della prestazione che rende complicata una distinzione delle fonti di finanziamento. Integrazione al minimo, 14esima, maggiorazioni sociali ma anche Tfr, assegno sociale di disoccupazione, Reddito di cittadinanza vengono tutti considerati interventi, appunto, di natura ibrida che cumulano caratteri propri tanto della assistenza che della previdenza. Secondo il gruppo di esperti, poi, non si può guardare alla spesa previdenziale, al netto degli interventi tassati dalla tassazione, per reperire risorse per maggiori spese pubbliche”, scrive il quotidiano di Confindustria.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA

In un’intervista al Dubbio, Luigi Sbarra ricorda che in tema di riforma delle pensioni “l’Esecutivo ha assunto l’impegno di scardinare le rigidità della Legge Fornero, andando oltre la logica delle quote aprendo un confronto per migliorare stabilmente le regole pensionistiche. Abbiamo fermato Quota 103 per il 2023 e 2024, ottenendo il tavolo che dovrà dare misure di flessibilità in uscita secondo i contenuti della nostra piattaforma, con pensioni di garanzia per giovani e donne, incentivi per l’adesione alla previdenza complementare, allargamento dell’Ape sociale e delle quattordicesime mensilità”. Il Segretario generale della Cisl evidenzia poi quelle che sono le misure previdenziali contenute nella Legge di bilancio approvata anche dalla Camera.

LE PRIORITÀ DEL SINDACATO

“Passa per il 2022 la proroga di Ape sociale allargata e opzione donna, dove fermiamo l’aumento dell’età anagrafica da 58 a 60 anni che si pensava di fare ad ottobre. Si finanzia un fondo per accompagnare il pensionamento a 62 anni di lavoratori delle piccole aziende in crisi. Si riduce da 36 a 32 anni l’età anagrafica dei lavoratori edili che richiedono l’Ape sociale”, spiega Sbarra, ricordando come “gli avanzamenti di questi mesi sono il frutto di una scelta precisa: quella di un’azione sindacale costruttiva, che ha puntato a riallacciare i fili dell’interlocuzione senza incendiare il conflitto sociale in un momento cruciale della storia nazionale”. Il sindacalista evidenzia anche che “il rilancio dei salari e delle pensioni” resta tra le “priorità inderogabili” per il 2022.

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