QUOTA 100 E IL GOVERNO PD-M5S

Si sta parlando in queste ore di un possibile accordo tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico per la formazione di un Governo. Sul tema l’Adnkronos ha interpellato Tommaso Nannicini, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e tra i fautori della riforma pensioni all’insegna dell’Ape. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa, in caso di accordo non si dovrebbero cercare “abiure” da parte dei pentastellati, ma “’misure per uno sviluppo sostenibile del Paese, visto che tante scelte del governo giallo-verde erano frutto di un compromesso messo nero su bianco sul contratto’, dice bocciando ‘quota 100’, misura bandiera della Lega, ma ‘salvando’ il Rdc dei pentastellati”. Intanto il sito del Sole 24 Ore ricorda che ai quasi 11.000 dipendenti pubblici che ad agosto vanno in pensione con Quota 100 potrebbero aggiungersi a settembre 17.000 tra insegnanti e dipendenti della scuola, contando le domande per accedere alla misura che sono state presentate entro la scadenza fissata a fine febbraio.



LE PROMESSE NON MANTENUTE DAL GOVERNO

Di fronte alla crisi di Governo, sul sito del redattore sociale è stato pubblicato il risultato di un’analisi di “checkpoint promesse”, l’osservatorio indipendente nato dall’iniziativa di un gruppo di giovani studenti e professionisti, per verificare, attraverso dati statistici, siti ufficiali e articoli di stampa, lo sviluppo degli impegni assunti dai partiti di governo. Per quanto riguarda il tema riforma pensioni, “Quota 100 e pensione di cittadinanza sono le promesse mantenute in questo campo”. Risulta invece non mantenuta “la promessa relativa all’aumento delle pensioni d’invalidità”. A dire il vero su questo tema c’è stato uno scontro a distanza tra Lega e Movimento 5 Stelle prima delle dimissioni di Conte. Uno scontro in cui i pentastellati hanno accusato gli ormai ex alleati di aver mandato a monte il possibile aumento delle pensioni di invalidità causando la caduta del Governo. Accuse che sono state respinte al mittente a stretto giro, ma che non cambiano la situazione: l’aumento delle pensioni di invalidità non c’è stato.



QUOTA 100, I DATI TRA I DIPENDENTI PUBBLICI

L’Ansa riporta nuovi dati relativi alla riforma pensioni con Quota 100 per quel che riguarda la Pubblica amministrazione. “Sarebbero circa 11 mila le uscite di dipendenti pubblici che hanno fatto ricorso a Quota 100 con decorrenza da agosto, primo mese utile per andare via dalla P.a attraverso il nuovo meccanismo di pensione anticipata, che somma età e contributi. Gli assegni già liquidati grazie a Quota 100 sono invece circa 9 mila a cui si aggiungerebbero quindi altri 2000 circa. Queste le stime che, a quanto si apprende da fonti, emergono dai dati in possesso dell’Inps. Per il 2019 sono stimate 250 mila uscite e si parla di mezzo milione per i prossimi anni”, si legge sul sito dell’agenzia di stampa. Risulta poi che il 55,1% delle domande dei dipendenti pubblici provenga dagli enti locali, quindi da Regioni, Comuni e Province, mentre il 22,7% dal settore sanitario. Dal 1° settembre scatterà però il pensionamento nel mondo della scuola. Resta da vedere quanti sono i dipendenti del settore che, avendo i requisiti, sono riusciti a disbrigare le pratiche richieste per l’accesso alla quiescenza.



LA POSIZIONE DI BARBAGALLO

Non è chiaro cosa accadrà dopo le dimissioni di Giuseppe Conte e quale sarà il destino delle misure di riforma pensioni. Carmelo Barbagallo, parlando ai microfoni di Radio Cusano Campus, spiega che “abbiamo bisogno, come sindacato, di governi politici e stabili per tutta la legislatura. Con questo governo avevamo preparato una piattaforma unitaria, Uil, Cisl e Cgil, con manifestazioni dal 9 febbraio al 22 di giugno, dove avevamo portato in piazza centinaia di migliaia di lavoratori, pensionati e giovani”. Secondo quanto riporta agenpress.it, il Segretario generale della Uil evidenzia che si possono anche tagliare a zero le tasse per le imprese, ma “se non ci sono lavoratori, pensionati e giovani, che hanno la possibilità di avere un potere d’acquisto per comprare ciò che produciamo per noi stessi, quelle aziende chiuderanno lo stesso. Per questo assieme agli imprenditori abbiamo detto che bisogna questa volta togliere le tasse ai lavoratori e ai pensionati, che hanno il più alto costo medio come costo del lavoro e i più bassi salari e le più basse pensioni”.

QUOTA 100: COSA CAMBIA CON LA CADUTA DEL GOVERNO

Il Governo è ormai ufficialmente caduto e alla vigilia delle Consultazioni per dirimere le prossime scelte del Colle in tema di gestione politica dei prossimi mesi, non sono pochi a domandarsi che fine faranno le varie riforme iniziate dall’esecutivo Conte, ovviamente anche la Quota 100 sul tema pensioni. La Lega era la maggior sostenitrice della riforma pensionistica e qualora non vi fossero nuove Elezioni al Governo difficilmente ci sarà Salvini e quel tipo di riforma potrebbe anche cambiare anche se non da subito: appare oggettivamente improbabile che venga cancellata di colpo dal prossimo Governo mentre molto più facilmente potrebbe non essere rifinanziata per il 2021. La riforma pensioni attuata da Lega e M5s al momento viene finanziata anche per il 2020 quindi la probabilità è che poi venga impostata un altro tipo di riforma che dal 2021 inizi un nuovo ciclo previdenziale a seconda della maggioranza che sederà in Parlamento. Secondo Today.it, molto più a rischio non è Quota 100 nell’immediato bensì l’Opzione Donna: «i finanziamenti andrebbero prorogati in vista dell’anno prossimo. Introdotta 15 anni, rinnovata nella scorsa legislatura e in quella attuale, è prossima alla scadenza: questo scivolo di pensionamento anticipato rischia seriamente di essere sacrificato all’interno della prossima legge di bilancio». (agg. di Niccolò Magnani)

APPELLO DEGLI ESODATI A MATTARELLA

Il Presidente della Repubblica, oltre a ricevere il dimissionario Giuseppe Conte, ieri è stato destinatario di un appello partito dal Comitato dei 6.000 esodati ancora esclusi dai provvedimenti di salvaguardia per una riforma pensioni che riconosca “la giustizia sociale dovutaci dalle Istituzioni, facendo presente che l’attuale circostanza della crisi di governo mette gravemente a repentaglio la soluzione del nostro dramma”. Nel testo dell’appello, riportato da Gabriella Stojan sulla pagina Facebook del Comitato, si ricorda come “nonostante tante dichiarazioni sia di forze politiche che sindacali ci troviamo costretti a vivere nell’angoscia di vederci sfuggire ancora una volta il riconoscimento del nostro diritto. Cosa dovremmo pensare come cittadini e come elettori? Non possiamo restare ora in balia di equilibri di consenso e di potere che non ci riguardano”. Per questo motivo gli esodati chiedono a Mattarella di porre “all’attenzione di tutte le forze politiche che si accingono a formare un qualsiasi nuovo Governo, il nostro dramma che deve essere posto quale punto prioritario del programma”.

RIFORMA PENSIONI, LO SCONTRO LEGA-M5S

Non si è fatta attendere la replica leghista a quanto affermato da Vincenzo Zoccano circa il fatto che la crisi di Governo comporti di fatto il blocco della riforma pensioni di invalidità all’insegna di un aumento degli assegni per colpa di Matteo Salvini. Il ministro della Famiglia, secondo quanto riporta Labitalia, trova “profondamente scorretto che il sottosegretario Zoccano trascini le persone con disabilità nella bassa propaganda politica a Cinque Stelle. Il reddito di cittadinanza, misura bandiera dei pentastellati, ha assorbito ingenti risorse. Risorse che la Lega avrebbe prioritariamente voluto destinare all’innalzamento delle pensioni indecorose di tutti i cittadini”. “Faccio notare che i Cinque Stelle non hanno voluto sapere di introdurre i correttivi al reddito di cittadinanza proposti dalla Lega che ne avrebbero fatto una misura più attenta alle esigenze delle persone con disabilità e delle famiglie”, aggiunge l’esponente del Carroccio.

LOCATELLI REPLICA A ZOCCANO

Locatelli aggiunge anche che è falso sostenere che a causa della crisi di Governo non si potranno utilizzare i fondi stanziati per i caregiver. “Il ministro Fontana ha infatti già inviato per il concerto al ministro Di Maio il decreto per finalizzare da subito i circa 45 milioni di euro del fondo (già potenziato in legge di Bilancio), con cui si destinano risorse per il 2019, in via sperimentale, a favore dei caregiver in nuclei familiari con disabili gravi e con la presenza di minori. Il testo parlamentare è invece fermo in commissione poiché non è stato ancora predisposto dal comitato ristretto e non per la crisi di governo”, spiega Locatelli.