CAZZOLA VS GOVERNO: “MANOVRA SENZA VISIONE”

È assai più negativo il commento di Giuliano Cazzola – rispetto ai sindacati nazionali – alla Manovra di Bilancio sul settore delle pensioni: «la logica risponde sempre ai medesimi criteri: il “ristoro”, l’incentivo, lo stanziamento mirato, il rinnovo, la proroga e il rinvio. Se qualcuno pretende una visione o un programma coordinato è pregato di ripassare», scrive l’esperto di lavoro e previdenza nel suo fondo su Startmag.it. Se da un lato la Legge di Bilancio dà attuazione «alla sentenza della Corte costituzionale n. 234 del 2020 riducendo da cinque anni a tre anni l’ambito di applicazione delle riduzioni delle pensioni i cui importi sono superiori a 130.000 euro», dall’altro – prosegue Cazzola – «si prorogano le disposizioni in materia di perequazione automatica dei trattamenti pensionistici introdotte dalla legge di bilancio 2020». Il tutto però senza una vera e propria base di “visione” alla prossima riforma pensioni che andrà giocoforza lanciata dopo la scadenza di Quota 100 a fine 2021. (agg. di Niccolò Magnani)



GHISELLI: “COSA MANCA NELLA MANOVRA SULLE PENSIONI”

«La proposta di legge di bilancio contiene in materia previdenziale alcuni punti per noi importanti che avevamo posto al tavolo di confronto con il Ministro Catalfo», spiega il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli ai colleghi di “Pensionipertutti.it”. Per i sindacati l’avvio della Manovra verso una nuova riforma pensioni post-Quota 100 è sostanzialmente positivo, ma sono diversi i punti che non tornano ancora: ok alla copertura contributiva piena per i part time verticali che superano il minimale retributivo, viene però contestato al Governo di non aver ancora trovato una soluzione stabile e definitiva «nell’ambito della riforma che dovrebbe partire dal 2022, alla quale non vogliamo assolutamente rinunciare». Bene la proroga di Ape Sociale e Opzione Donna ma occorre di più, spiega Ghiselli: «sulla previdenza sono altrettanto evidenti le carenze, prima fra tutte una soluzione definitiva per tutti gli esodati, un rafforzamento dell’Ape sociale e degli interventi per i lavoratori precoci, una modifica dell’Isopensione per renderla accessibile ai lavoratori di tutte le aziende, anche quelle più piccole e meno solide». Manca infine, spiega il sindacalista, «l’estensione della quattordicesima per i pensionati fino a 1500 euro di pensione, le misure per favorire l’adesione dei lavoratori alla previdenza negoziale, un intervento per ridurre le ricadute della variazione negativa del Pil sul montante contributivo, anche questo un aspetto che riguarda in particolare i più giovani».



BOERI: GLI ERRORI DI QUOTA 100

Dopo lo sprone lanciato dal Sottosegretario al Mef Pier Paolo Baretta – sul sostituire e in fretta la riforma pensioni di Quota 100 – è l’ex Presidente Inps Tito Boeri a sottolineare quanto male abbia fatto la legge targata Lega-M5s (Governo Conte-1) ai conti previdenziali già disastrati. «Se il debito pubblico è sostenibile lo è sicuramente anche il bilancio dell’Inps», sottolinea Boeri ma avverte «Con la crisi innescata dal Covid abbiamo avuto uno choc economico terribile, con una riduzione molto forte dei contributi che ha portato a questa situazione. Inoltre ha fatto malissimo ai conti previdenziali una misura come Quota 100». Il buco dei conti Inps evidenziato nelle scorse settimane dall’attuale Presidente Tridico non è indicatore di squilibrio a livello di sistema eppure – conclude Boeri – «L’equilibrio finanziario della previdenza va, infatti, inteso in senso prospettico, garantendo che il valore attuale della spesa futura per pensioni, calcolato su un arco di tempo sufficientemente lungo, non superi quello delle entrate contributive. Entrambe le grandezze sono soggette a variabili demografiche e macroeconomiche oltre che alle regole di funzionamento del sistema». (agg di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SERRACCHIANI

Nell’appuntamento online “Il Punto” di Cesare Damiano, l’ex ministro del Lavoro ha dialogato con la sua collega di partito Debora Serracchiani, attualmente presidente della commissione Lavoro della Camera, a proposito della Legge di bilancio appena approvata dal Governo. Nella manovra ci sono anche misure di riforma pensioni, perciò Damiano e Serracchiani hanno parlato anche di questo. L’ex Presidente del Friuli-Venezia Giulia ha evidenziato che l’Ape social sta funzionando bene e che andrebbe allargata, anche perché quando finirà Quota 100 non si può pensare che non ci sarà nulla di alternativo e l’Ape social, opportunamente modificata, può rappresentare proprio l’alternativa di cui c’è bisogno. Serracchiani ha anche fatto riferimento a una misura proposta proprio da Damiano in favore della platea femminile.

LA PROPOSTA DI LEGGE PER LE DONNE

Infatti, ha spiegato di aver presentato una proposta di legge per fare in modo che vengano riconosciuti 12 mesi di contribuzione per ogni figlio avuto, fino a un massimo di tre anni. In questo modo si aiuterebbero non poche italiane a raggiungere il traguardo pensionistico anche con un assegno dignitoso. Secondo la deputata dem, il tavolo tra Governo e sindacati si dovrà occupare anche di questo tema. Damiano ha voluto ricordare alla collega di non dimenticare, durante l’iter parlamentare della manovra, gli esodati ante-Fornero ancora privi di salvaguardia e i lavoratori precoci. Serracchiani ha risposto che ha assolutamente presente le loro istanze. Vedremo se durante l’iter parlamentare della Legge di bilancio ci saranno quindi modifiche alle misure previdenziali varate dal Governo.