BARBAGALLO CHIEDE RIVALUTAZIONE PIENA
Carmelo Barbagallo ha partecipato ai lavori del Consiglio nazionale della Uilp e ha sollecitato un intervento di riforma pensioni che intervenga anche sul blocco parziale delle indicizzazioni. “I pensionati non sono un costo, ma una risorsa per il Paese: sono il vero ammortizzatore sociale delle nostre famiglie e possono dare ancora un contributo attivo ed essenziale alla nostra economia”, ha detto il Segretario generale della Uil, spiegando che “noi ci stiamo battendo per affermare questi valori e perché si trasformino in scelte conseguenti. Già domani e poi lunedì avremo incontri tecnici con il Governo, per dimostrare l’efficacia delle nostre rivendicazioni”. Barbagallo ha quindi ribadito un concetto già espresso in occasione dell’assemblea nazionale dei quadri e dei delegati di Cgil, Cisl e Uil: “Senza un accordo per la rivalutazione delle pensioni e per la legge sulla non autosufficienza la manifestazione dei pensionati, già indetta per il prossimo 16 novembre, sarà l’inizio di grande mobilitazione generale”.
QUOTA 100, INPS COL MEF: “NON VA RINNOVATA”
Quota 100 scadrà nel 2021 e non verrà rinnovata. Lo ha annunciato Antonio Misiani, viceministro dell’Economia, a Palazzo Madama. Quindi dal 2022 l’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati non dovrebbe più esserci. Ma potrebbero essere previste uscite “morbide” dal sistema di Quota 100. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico a Radio Capital ha spiegato che «la misura deve concludersi nel triennio e poi finire lì». Ritiene che sia «una opzione legittima per chi ha avuto una carriera lavorativa faticosa» ma che la sfrutteranno meno di 200mila persone. Inoltre, si è detto d’accordo con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, secondo cui «è controproducente smontare costantemente quello che c’era prima soprattutto quando si sono determinati diritti acquisiti delle persone che andando in pensione hanno negoziato gli scivoli con le aziende non è serio cambiare» le regole di accesso. Su quota 100: «Sono d’accordo con il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, la misura deve concludersi nel triennio e poi finire lì». (agg. di Silvana Palazzo)
QUANDO QUOTA 100 NON CONVIENE
Non sempre conviene accedere a Quota 100, la misura di riforma pensioni che tanto ha fatto e fa discutere, se ne si ha la possibilità. Un lettore del sito di Repubblica, che si trova in esodo in attesa di andare in pensione nel 2020 con 43 anni e 3 mesi di contributi, ha chiesto all’esperto previdenza se gli convenisse o meno accedere già ora, che ne ha la possibilità, a Quota 100. La risposta, a cura della Fondazione Studi Consulenti del lavoro evidenzia che “nel suo caso rimane più conveniente attendere la fine dell’assegno e aspettare una prestazione più alta, nel suo importo, anticipata e non in Quota 100. Si rammenta inoltre che Quota 100 prevede un regime di incumulabilità reddituale che dura fino al compimento dell’età pensionabile di vecchiaia, del tutto assente nella pensione anticipata ordinaria”. Dunque, di fronte a una possibilità di scelta, sembra che Quota 100 non si riveli la via più vantaggiosa per accedere alla pensione. A chi si troverà nella situazione di poter decidere converrà fare i dovuti calcoli.
LO SCENARIO SULLA SPESA CHE NON TORNA
In un articolo pubblicato su Econopoly, blog del sito del Sole 24 Ore, Maurizio Sgroi analizza alcuni dati presenti nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, in particolare “quelle relative alla nostra spesa pensionistica, i cui andamenti contribuiscono a formare il giudizio sulla sostenibilità del nostro debito pubblico. La spesa risulta leggermente in salita, dopo l’approvazione di quota 100. Ma non è tanto questo che serve sapere- essendo tra l’altro prevedibile – quanto conoscere i fondamenti che reggono le previsioni sulle dinamiche della spesa pensionistica”. Infatti, “la spesa in questione rimane sostanzialmente ai livelli attuali fino a dopo il 2045, quando poi inizia a contrarsi fino ad arrivare al 13% del prodotto dopo un ventennio. Questa proiezione è la base della sostenibilità della nostra spesa pensionistica. Ma cosa c’è alla base della base?”. La risposta è una crescita del Pil superiore a quella che si sta registrando negli ultimi anni e un quadro demografico che appare ottimista. Dunque c’è poco da stare sereni.
DAMIANO PRO QUOTA 100 ED ESODATI
Cesare Damiano spiega di essere d’accordo con Nunzia Catalfo e Pasquale Tridico: la riforma pensioni con Quota 100 deve andare avanti fino alla sua naturale scadenza. “Non cambiamo le carte in tavola in corso d’opera. L’esperienza del Governo Monti, con la dolorosa creazione degli esodati, dovrebbe averci insegnato qualcosa. Se i cittadini devono aumentare la loro fiducia nei confronti della politica e delle leggi, non gliele possiamo cambiare sotto il naso. Soprattutto se queste leggi incidono sul futuro delle persone: mi licenzio perché utilizzo Quota 100, oppure non mi licenzio? Perché poi si diventa disoccupati e senza pensione, cioè nuovi poveri”, evidenzia l’ex ministro del Lavoro in una nota. Dal suo punto di vista sarebbe meglio piuttosto preoccuparsi “degli ultimi 6.000 esodati rimasti in trappola, ai quali va data subito una soluzione”. E il suo collega di partito Tommaso Nannicini ha fatto sapere che in commissione Lavoro al Senato si sta lavorando per risolvere il problema degli esodati con la prossima Legge di bilancio.
LA SCELTA SUGLI SCATTI DI ANZIANITÀ
La previdenza complementare è stata ultimamente “snobbata” nei provvedimenti riguardanti la riforma pensioni. Prendono invece sempre più piede iniziative per incentivarla, anche tramite i Contratti collettivi nazionali di lavoro. Da poco è stato firmato quello delle aziende elettriche, che contiene una novità che potrà rivelarsi utile per i lavoratori più giovani. Come spiega Il Sole 24 Ore, infatti, a partire dal 2020 partirà “un percorso di trasformazione dell’istituto degli aumenti periodici di anzianità per i nuovi assunti. Per tutelare il futuro dei giovani le risorse finanziarie degli scatti di anzianità potranno essere versate su base volontaria ai fondi di previdenza complementare”. In buona sostanza, quindi, i dipendenti più giovani potranno decidere di aumentare le risorse da destinare al loro futuro pensionistico senza “intaccare” lo stipendio base. Di fatto rinunciando agli scatti di anzianità potrebbero garantirsi un’integrazione della pensione pubblica totalmente contributiva con una complementare più elevata.
LA MANIFESTAZIONE DEL 16 NOVEMBRE
Sembra che il 16 novembre sarà una data importante in chiave di riforma pensioni. Quel giorno ci sarà infatti una manifestazione dei sindacati dei pensionati, che sta diventando anche una sorta di “ultimatum” per il Governo. Ilfriuli.it riporta le dichiarazioni della Segretaria della Cisl di Udine, Renata Della Ricca, che ricorda come la piattaforma unitaria dei sindacati sia rimasta invariata nonostante il cambio di Governo: “Chiediamo infrastrutture per la crescita economica, investimenti per le energie rinnovabili, rispetto dell’ambiente, un fisco più equo, la riduzione delle tassazioni in busta paga, la rivalutazione delle pensioni ferme da anni e il rinnovo dei contratti e della pubblica amministrazione”. La rivalutazione degli assegni è diventato ora un punto importante delle richieste sindacali e Carmelo Barbagallo, come riporta Il Corriere della Sera, è stato chiaro: “Il 16 novembre, se avremo tutti i risultati, può essere una manifestazione di grande festa; altrimenti quella festa la faremo a coloro che vogliono impedirci di portare a casa i risultati e aumenteremo la mobilitazione”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DEI SINDACATI
A margine dell’assemblea nazionale dei quadri e dei delegati di Cgil, Cisl e Uil svoltasi ieri a Milano, Maurizio Landini ha detto che la riforma pensioni con Quota 100 “non va abolita, abbiamo chiesto che bisogna aprire una vera discussione per rivedere davvero il sistema pensionistico attuale”. Secondo quanto riporta Askanews, il Segretario generale della Cgil ha spiegato che “noi chiediamo una pensione di garanzia ai giovani perché bisogna dare un futuro ai giovani, chiediamo interventi che riconoscono le differenze di genere per le donne, chiediamo che siano riconosciuti i lavori gravosi e che si introduca un sistema di flessibilità in uscita non contingentato da aumenti continui dell’età pensionabile”.
LA RICHIESTE SULLE RIVALUTAZIONI
Annamaria Furlan ha invece sottolineato che “Quota 100 si potrà togliere quando finalmente, attraverso una vera riforma che tolga la legge Fornero, miglioreranno le condizioni previdenziali, se no giù le mani dalle poche possibilità di flessibilità in uscita”. La Segretaria generale della Cisl ha evidenziato anche la necessità di sbloccare le indicizzazioni delle pensioni. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, Carmelo Barbagallo ha invece sottolineato che in tema di riforma pensioni “le nostre richieste sono la correzione della legge Fornero, il cui grave errore è stato quello di mandare in pensione tutti alla stessa età, mentre occorre sapere che i lavori non sono tutti uguali, il mantenimento di quota 100 e l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani”.