LA RIFORMA DEL GOVERNO CON LE PENSIONI A 64 ANNI E IL RICALCOLO

I sindacati lo hanno fatto intendere in più occasioni e nei tavolo finora convocati con il Governo: la proposta di riforma pensioni che dia la possibilità di uscire dal lavoro a 64 anni, con ricalcolo contributivo fino al raggiungimento dell’età di pensionamento per vecchiaia, non convince affatto.



Al netto di lasciare le attuali forme di anticipo pensionistico per lavoratori precoci e usuranti (Ape Social, Opzione Donna), la flessibilità in uscita richiesta dalle sigle non ha convinto gli stessi sindacati vedendo la proposta formulata dal Ministero del Lavoro. Per il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, in questo modo «un lavoratore perderebbe fino al 30% dell’importo è inaccettabile», nonostante il taglio della pensione riconosce l’anticipo più facilmente e allarga la platea dei beneficiari. Simile la bocciatura che giunge dal mondo Uil, con il confederale Domenico Proietti: «È significativo che il governo riconosca che bisogna introdurre una flessibilità nell’età di accesso alla pensione. Giudichiamo però sbagliata l’idea di legare questa flessibilità al ricalcolo contributivo». (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA

L’inflazione e i rincari energetici cominciano a far sentire i loro effetti specialmente sulle fasce più deboli della popolazione, tra cui i pensionati con gli assegni più bassi. La Cisl, tramite il suo Segretario generale Luigi Sbarra, come riporta ilprimatonazionale.it, chiede al Governo se necessario di adottare “un intervento attraverso uno scostamento di bilancio, perché salvaguardare il reddito delle persone, aiutare le famiglie, sostenere le imprese in difficoltà per noi significa fare debito buono” e ora la crescita del costo dell’energia “sta piegando le famiglie italiane, sta impoverendo il potere d’acquisto, i salari e le pensioni”. Per il sindacalista, “bisogna aumentare i fondi contro il caro bollette, tagliare le tasse sui redditi di lavoratori dipendenti e i pensionati”.



IL PRESSING DEI SINDACATI

Cgil e Federconsumatori Ravenna, intanto, evidenziano che “gli aumenti in atto, se non saranno rapidamente contenuti, avvieranno un preoccupante processo inflazionistico, a partire dell’aumento del prezzo dei generi alimentari, le cui conseguenze graveranno in modo particolare sui lavoratori e sui pensionati”. Come riporta ravennatoday.it, il sindacato e l’associazione dei consumatori sottolineano che “le dinamiche salariali, segnate da ritardi nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali basati su parametri oramai anacronistici, e lo sblocco della rivalutazione delle pensioni sono inadeguati ad affrontare questa emergenza” e chiedono che “anche i gestori dell’energia facciano la loro parte, dati i rilevanti profitti accumulati”.

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