IL PROBLEMA DEGLI EDILI

Gilberto Pittarello, membro della Segreteria Filca-Cisl di Arezzo, evidenzia che la riforma pensioni con Quota 100 “può andar bene per le grandi fabbriche e chi ha continuità contributiva, non va bene invece per  il settore edile perché, in questo caso, i nostri lavoratori andrebbero in pensione con più di 70 anni visto gli anni di contributi necessari per la quota 100. Consideriamo che un lavoratore edile, per la discontinuità contributiva che caratterizza il settore (mobilità del lavoro e vuoti di contribuzione in molti casi), raggiunge con difficoltà i 30 anni di contributi”. Secondo il sindacalista, quindi, “per il settore edile è necessario portare a termine la fase II dell’accordo sulle pensioni (ultimo sottoscritto tra Governo e Sindacati) ossia la conferma dell’Ape Sociale e la definizione di lavori usuranti. È necessario ampliare la platea, ad oggi sono quelli previsti dal Dlgs 67/2011 e devono essere stati svolti per almeno sette degli ultimi dieci anni, oppure per la metà della vita lavorativa ci vogliono 30 anni di contributi”.



LA CLAUSOLA DI SPESA BIS

Il Governo ha previsto di dar vita a una “clausola di spesa bis” con la riforma pensioni con Quota 100. È quanto spiega Il Sole 24 Ore, specificando che nella lettera inviata da Roberto Gualtieri alla Commissione europea è stato spiegato che “nel 2021 sarà replicato il meccanismo della clausola della spesa legata a garanzia dei nuovi risparmi attesi da Quota 100”. Di fatto, “come già accaduto lo scorso anno su input del Governo giallo-verde, con la Legga di bilancio saranno congelate voci di spesa, prevalentemente dai budget dei ministeri, per un ammontare equivalente delle minori uscite al momento ipotizzate per i pensionamenti anticipati rispetto allo stanziamento originario (8,3 miliardi nel 2020). A giugno, grazie alle indicazioni che arriveranno dai monitoraggi dell’Inps, si tireranno le somme, e sulla base dei risparmi effettivi si sbloccheranno in toto, o in parte, con il Ddl di ‘assestamento’, le somme ora congelate”. Si tratta di “un’operazione decisa dal Mef a ulteriore tutela del bilancio”, spiega il quotidiano di Confindustria.



LA RICHIESTA ANIEF PER GLI INSEGNANTI

Il burnout resta un problema serio nella professione docente e Marcello Pacifico invita il Governo ad “avviare un’inchiesta come abbiamo in passato scritto al Mef perché non ha mai voluto verificare il tasso di segnalazioni di stress da lavoro correlato nell’esercizio della professione del personale docente, Ata e dirigenziale né il numero di patologie invalidanti”. Secondo quanto riporta orizzontescuola.it, il Presidente nazionale dell’Anief evidenzia anche una stortura da risolvere con un intervento di riforma pensioni: “È ora di finirla con la convinzione errata che appiattisce le professioni: siccome stiamo parlando di un lavoro stressante e gravoso, quale è l’insegnamento, è giunta l’ora che i docenti italiani vengano collocati in pensione così come avviene nei Paesi europei con i loro insegnanti: attorno ai 60 anni di età o con meno di 30 anni di contributi e senza particolari decurtazioni sull’assegno di quiescenza. Non più legando l’uscita dal lavoro all’aspettativa di vita, come accade da noi”.



I DATI SULLE PENSIONI EROGATE DALL’INPS

Dati dati comunicati dall’Inps è possibile vedere gli effetti della riforma pensioni con Quota 100. Come riporta agenpress.it, infatti “sono 373.338 le pensioni liquidate dall’Inps con decorrenza nei primi 9 mesi del 2019 con un crollo delle uscite per vecchiaia (63.926 a fronte delle 141.861 dell’intero 2018) dovuto all’innalzamento di cinque mesi nell’anno legato all’aumento dell’aspettativa di vita. Questo aumento insieme all’adeguamento nel 2018 delle età delle donne a quella degli uomini per l’accesso alla pensione e probabilmente anche l’introduzione di Quota 100 ha fatto sì che crescessero invece in percentuale le pensioni anticipate (148.732 a fronte delle 151.881 dell’intero 2018)”. Da segnalare che “l’importo medio delle prestazioni è di 1.384 euro per i lavoratori dipendenti (ma varia molto dai 2.081 delle pensioni anticipate ai 747 euro per le invalidità passando per i 1.158 per le pensioni di vecchiaia) e di 676 euro per i coltivatori diretti (1.472 euro nel caso di pensioni erogate grazie all’anzianità contributiva). Per gli artigiani la prestazione media è di 1.049 euro, per i commercianti di 1.090 euro mentre per i parasubordinati è in media di 244 euro al mese”.

MARATTIN CONFERMA EMENDAMENTO SU QUOTA 100

Dopo il botta e risposta a distanza tra Matteo Renzi e Luigi Di Maio sulla riforma pensioni con Quota 100, anche Luigi Marattin interviene sul tema. Interpellato da affaritaliani.it, il vicecapogruppo di Italia Viva alla Camera, che per primo aveva avanzato la richiesta di cancellare la misura previdenziale varata lo scorso anno, ha detto: “Continuiamo a pensare che sarebbe più utile destinare le risorse di Quota 100 alle famiglie con figli, e presenteremo un emendamento in tal senso in Parlamento. Perché in Parlamento questo si fa: si prova a dar corpo alle proprie idee su come allocare al meglio le risorse pubbliche. A volte si vince, a volte si perde. L’importante è fare sempre le battaglie in cui si crede”. Viene quindi confermata la volontà di Italia Viva di presentare un emendamento alla manovra per chiedere la cancellazione di Quota 100. Resta da capire se passerebbe, se creerebbe nuove tensioni nella maggioranza, specie se il Governo decidesse di porre la fiducia sul testo in cui ci fosse la conferma della Quota 100.

SINDACATI CHIEDONO INCONTRO A CONTE

I Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al Premier Conte per chiedere un incontro “in cui definire i tempi e le modalità con cui entrare nel merito delle tematiche che comunemente si erano individuate”. Il sito di Rassegna sindacale riporta le parole di Maurizio Landini, secondo cui “va aperto un vero tavolo di trattativa su tutte le questioni che riguardano le pensioni, sia in termini di rivalutazione sia in termini di revisione della riforma Fornero, e anche sulla legge sulla non autosufficienza”. Carmelo Barbagallo con una nota ha fatto sapere che per la Uil è “urgente avviare i tavoli sulle specifiche materie individuate: fisco, pensioni, rinnovi contratti, detassazione degli incrementi contrattuali, crisi aziendali, infrastrutture materiali e immateriali, lavoro ai giovani, Mezzogiorno”. Annamaria Furlan in un tweet ha invece ricordato che “in Italia 5,8 mln di pensionati con meno di 1000 euro al mese. Lo abbiamo detto al Governo: rivalutare le pensioni ed affrontare seriamente il tema della non autosufficienza sono più che mai questioni prioritarie”.

QUOTA 100 E GLI ESODATI IMMAGINARI

In un post pubblicato su phastidio.net, Mario Seminerio commenta l’articolo di Tito Boeri relativo alla “polpetta avvelenata” rappresentata da Quota 100 scrivendo che “l’obiezione alla conclusione anticipata di Quota 100 è soprattutto una: non si possono creare nuovi esodati. Certo che no, se poi finiamo come con quelli, veri e soprattutto immaginari, causati dalla legge Fornero, e che hanno fatto la fortuna politica, tra gli altri, di Cesare Damiano. Esodati immaginari perché, spesso, si trattava di persone ‘giovani’ in situazioni di crisi aziendale o disoccupati da collocare in quiescenza senza troppi danni. Il vero esodato è invece colui che, a seguito di accordo con la propria azienda basato sulla persistenza del regime pensionistico, approfitta del medesimo e va in pensione trovandosi poi con un regime mutato ed anni davanti prima di aver diritto all’assegno”. “Quindi, alla fine, Quota 100 diventa un gigantesco ammortizzatore sociale a integrale carico della fiscalità generale”, aggiunge Seminerio nella sua riflessione.

RIFORMA PENSIONI, SINDACATI IN PIAZZA

Quanto fatto dal Governo nella manovra in tema di riforma pensioni non soddisfa Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil che scenderanno in piazza a Roma il 16 novembre. Ivan Pedretti, in un video-messaggio pubblicato sul suo profilo Facebook, riassume così la situazione: “Siamo invisibili, ignorati, inascoltati. Come se non esistessimo. Il governo si è dimenticato ancora una volta dei pensionati. C’è bisogno di tornare ancora una volta in piazza e per questo il 16 novembre con Fnp Cisl e Uilp Uil saremo a Roma al Circo Massimo per una grande manifestazione nazionale”. Il Segretario generale dello Spi-Cgil, secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, ricorda che “al Governo avevamo chiesto poche e semplici cose: una legge nazionale sulla non autosufficienza, perché non ce l’abbiamo e serve davvero al Paese. Una vera rivalutazione delle pensioni e non 40 centesimi in più al mese”.

LE PAROLE DI IVAN PEDRETTI

È noto infatti che la rivalutazione delle pensioni verrà portata al 100% anche per gli assegni compresi tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese, ma ciò si tradurrà in aumento di circa 50 centesimi lordi al mese, giudicati dai sindacati decisamente pochi. Pedretti prosegue quindi l’elenco delle richieste ricordando: “La 14esima, perché aiuta chi è più in difficoltà. Tasse più basse, perché ne paghiamo troppe. Non abbiamo chiesto la luna e non abbiamo preteso tutto e subito perché lo sappiamo in che condizioni versa il Paese. Il 16 novembre sarà una giornata di lotta, ma anche di orgoglio, perché sappiamo che abbiamo ragione e sbaglia chi non ci ascolta”.