ESODATI ESCLUSI ANCORA IN ATTESA DELLA SALVAGUARDIA

Ospite ieri della trasmissione “L’Italia s’è desta”, in onda su Radio Cusano Campus, Gabriella Stojan ha ricordato che ci sono ancora circa 6.000 esodati rimasti esclusi dalle otto salvaguardie finora varate dopo la riforma pensioni targata Fornero, che sono in attesa di giustizia. Da tempo si continua a parlare di una soluzione per consentire a queste persone, rimaste senza lavoro, ma ancora lontane dalla pensione, di entrare in quiescenza secondo quelle che erano le condizioni prima del 2012, quando avevano firmato gli accordi per gli esodi aziendali. Tuttavia nulla è stato fatto, nonostante le promesse dei politici. Ora, poi, di fronte all’emergenza coronavirus è emerso chiaramente che se si vuole le risorse si possono trovare. Occorre però la volontà di varare un intervento che, nel caso degli esodati esclusi, costerebbe davvero poco, considerato che per le otto salvaguardie finora approvate non sono state spese tutte le risorse stanziate. Vedremo quanto dovrà durare ancora il calvario di questi esodati.



IL PESO DEL LAVORO DI CURA PER LE DONNE

Sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha condiviso un articolo pubblicato recentemente sul sito sull’Ansa riportante i risultati di una ricerca condotta da Valore D per cercare di analizzare il mondo del lavoro in questo periodo critico dettato dall’emergenza coronavirus che sta “obbligando” all’uso dello smart working. “La ricerca conferma che la responsabilità della cura famigliare continua a gravare in prevalenza sulle donne che, soprattutto in questa situazione di emergenza, fanno fatica a conciliare la vita professionale con quella personale. Sarebbe invece auspicabile che proprio momenti di crisi come questi potessero aiutare a sviluppare una maggiore corresponsabilità genitoriale che alleggerisca la donna dal duplice carico famigliare e professionale”, si legge nell’articolo. Non è un caso che il Cods scelga di condividerne il contenuto. Da sempre infatti sostiene che il lavoro di cura delle donne, confermato anche da questa ricerca, debba essere riconosciuto anche ai fini previdenziali.



METASSI “ABOLIRE QUOTA 100 NON RISOLVE PROBLEMI”

Negli scorsi giorni aveva fatto piuttosto “rumore” la proposta di Ettore Rosato e di tutta Italia Viva di abolire la riforma pensioni di Quota 100 per liberare risorse da destinare alla crisi da coronavirus: i pensionati si erano subito alzati in un coro di protesta e la vicenda era poi stata “zittita” dal Governo che aveva invece confermato la riforma di Quota 100 anche peri prossimi mesi, non mettendola in discussone fino alla fine della fase sperimentale.

Oggi tramite il portale “Pensioni per tutti” risponde a tono alla proposta Luigi Metassi, amministratore del gruppo “Comitato Difesa e Tutela pensioni”: «non é abolendo quota 100 che i problemi economici e previdenziali dell’Italia possono essere risolti». Non solo, per Metassi «più preoccupante della pandemia in atto credo ci sia solo l’immutata predilezione dei cittadini per le considerazioni di cortissimo raggio, concepite a stretta misura dei soggettivi obiettivi ambiti. Se qualcuno pensa di risolvere le incombenti criticità economiche abolendo Quota 100 e reddito di cittadinanza» conclude su Pensioni Per Tutti, «vende fumo oppure parla da sprovveduto». (agg. di Niccolò Magnani)



ACCORDO POSTE-CARABINIERI PER CONSEGNA PENSIONI

«Coronavirus, Poste Italiane e Carabinieri insieme per consegnare le pensioni a casa degli over 75 soli. I pensionati potranno chiamare il n. 800.55.66.70 messo a disposizione da Poste o la più vicina Stazione dei Carabinieri per info»: l’annuncio stamane di Poste Italiane conferma quanto avevamo già anticipato nei giorni scorsi su queste stesse pagine. In attesa che una riforma pensioni possa essere non solo impostata ma lanciata nei prossimi mesi assieme al necessario rilancio dell’economia nel Paese distrutto dal coronavirus, il problema attuale per i pensionati si chiama pagamento: e così l’accordo tra PI e CC prevede l’utile consegna a casa dei nuovi assegni del mese di aprile (e fino a quando resterà l’emergenza Covid). Il servizio non viene erogato per chi già delega ad altri soggetti la riscossione, oppure se ha libretto o conto postale o comunque viva/siano nei pressi dell’abitazione i propri familiari. «I Carabinieri si recheranno presso gli sportelli degli Uffici Postali per riscuotere le indennità pensionistiche per poi consegnarle al domicilio dei beneficiari che ne abbiano fatto richiesta a Poste Italiane rilasciando un’apposita delega scritta», si legge nella nota di Poste. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PICCONE

In un articolo pubblicato su Econopoly, blog del sito del Sole 24 Ore, Beniamino Piccone evidenzia come “un punto chiave della ricostruzione post coronavirus sarà disegnare un sistema di tutele per le cosiddette partite Iva”. Per il Professore di Sistema finanziario, “in un’epoca ‘liquida’ (Zygmunt Bauman, cit,) è indispensabile disporre di politiche attive, che non ostacolino bensì facilitino il passaggio da un lavoro a un altro. Il nostro welfare è stato costituito quasi esclusivamente su politiche passive – cassa integrazione ordinaria e straordinaria, cassa in deroga, mobilità, prepensionamenti – le quali si concludono inevitabilmente su un sistema pensionistico che sostiene i pensionandi fin da giovani: a 45 anni si entra in cassa integrazione, poi in mobilità, successivamente si va in pensione, che viene naturalmente calcolata con il sistema retributivo, così si scaricano i costi sulle generazioni successive e sul debito pubblico”.

LA STOP A QUOTA 100

Piccone lancia quindi una proposta di riforma pensioni per trovare le risorse necessarie a questo scopo: “Così come l’Inps eroga un sussidio ai pensionati retributivi, dovrebbe essere una priorità trovare le risorse per ‘tamponare’ i periodi di inattività del lavoratore autonomo. I tedeschi spendono il 10% nel sistema pensionistico, noi oltre il 16%. Impariamo da loro. Per prima cosa chiudiamo quota 100 (vi sembra normale mandare in pensione i medici e gli infermieri e poi ora nel mezzo dell’emergenza Coronavirus doverli richiamare in servizio?) e riduciamo i sussidi esagerati (fino a 15mila euro al mese per 7 anni ai piloti!) regalati ai lavoratori di Alitalia, un vuoto a perdere”.