RIFORMA PENSIONI. Come promesso da Mario Draghi sono iniziati gli incontri Governo/sindacati per la definizione di una nuova legge previdenziale in sostituzione della Legge Fornero. Ci sono già stati un paio di incontri e altri sono in programma per il 27 gennaio e il 3 febbraio. Sono incontri tecnici che entreranno nel vivo dei tre grandi fondamentali temi che sono stati individuati come oggetto di modifica della legge previdenziale, vale a dire la flessibilità in uscita, la previdenza per i giovani e le donne e la previdenza complementare.



La scorsa settimana, a ridosso dell’inizio degli incontri, il Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) dell’Inps ha fatto un’ulteriore proposta sul tema della flessibilità in uscita che è quello che fa stare col fiato sospeso milioni di lavoratori, ipotizzando una decurtazione del 3% per ogni anno di anticipo rispetto al pensionamento ordinario (67 anni) solamente sulla parte di assegno calcolato con il metodo retributivo, partendo da un’età minima di uscita che potrebbe essere quella dei 63 anni. Se questa ipotesi fosse confermata si potrebbe accedere al pensionamento fino a quattro anni prima del dovuto con una penalizzazione massima del 12% sulla parte retributiva. 



Per fare un esempio pratico, se un lavoratore avesse una pensione di 1.200 euro costituita da 700 euro di parte contributiva e 500 euro di parte retributiva, la riduzione del 3% annua sarebbe effettuata solamente su 500 euro e non su 1.200 euro con una decurtazione massima nei quattro anni di 60 euro anziché di 144. Questa riduzione sarebbe per sempre e giustificata dal maggiore numero di anni di godimento della pensione. Questa proposta si va ad aggiungere a quella del Presidente dell’Inps Tridico che ipotizza una flessibilità in uscita a partire dai 64 anni ottenendo subito la parte di contributivo e poi al raggiungimento del pensionamento ordinario di 67 anni incassare anche la parte di retributivo. Terza proposta sulla flessibilità in uscita è quella chiamata “Opzione Tutti” che permette a partire dai 62 anni e almeno 25 anni di contributi l’uscita dal mondo del lavoro e con il calcolo effettuato per la totalità degli anni lavorati con il sistema contributivo.



È auspicabile anche che Opzione donna diventi strutturale, che sia istituita una pensione di garanzia per i giovani e altri soggetti che possano avere buchi contributivi e che ci sia un’ulteriore implementazione dell’Ape Sociale. 

In questa fase di confronto sarebbe opportuno proporre il riscatto agevolato della laurea senza limitazioni, la possibilità di esercitare attività lavorativa piena per chi è uscito dal mondo del lavoro con Quota 100 o uscirà con Quota 102, operare una rivalutazione dei coefficienti di trasformazione e relativamente ai soli pensionati alzare la no tax area a 10.000 euro di imponibile e operare un azzeramento delle addizionali comunali e regionali per i redditi fino a 30.000 euro e un dimezzamento per i redditi da 30.000 a 40.000 euro di imponibile.

Tornando agli incontri, quelli del 27 gennaio e del 3 febbraio saranno incontri tecnici, successivamente il 7 febbraio è programmato un incontro politico per fare il punto della situazione in cui si potrà vedere finalmente la linea che intende prendere il Governo su un tema così delicato, nonché quanti denari è disposto a mettere sul piatto della previdenza. Se questo incontro fosse confermato sarebbe auspicabile che in quella sede i sindacati e il Governo firmino degli accordi definitivi che possano valere per il futuro. 

Alcuni osservatori politici ed economici ritengono che la prossima elezione del capo dello Stato non inciderà sulla trattativa per una nuova legge previdenziale. Sarà così solamente se Draghi rimarrà a palazzo Chigi almeno fino alla fine dell’anno. Se questo non avverrà e Draghi salirà al Quirinale, le conseguenze saranno inevitabili. Il nuovo Esecutivo senza la guida autorevole di SuperMario difficilmente riuscirà a restare unito, i partiti potrebbero entrare in fibrillazione e si potrebbe giungere al voto anticipato in autunno con conseguenze imprevedibili per la nuova legge previdenziale.

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