OLTRE IL 50% DEI LAVORATORI NON SA QUANDO ANDRÀ IN PENSIONE
L’Ufficio Studi di Umana ha condotto recentemente un’indagine LinkedIn da cui emerge, come riporta Adnkronos, che oltre il 50% dei lavoratori dipendenti non sa quando e come andrà in pensione e che il 71% di hr manager, c-level o direttori del personale “non ha consapevolezza di quante persone andranno in pensione nella propria azienda nei prossimi tre anni”. Questo nonostante “nove imprese su 10 ritengono utile avere una fotografia delle uscite nei prossimi 36 mesi in ogni dipartimento”. Giuseppe Venier, Amministratore delegato di Umana, ha spiegato che “il sistema pensionistico è molto complesso e spesso i direttori hr non conoscono quante persone andranno in pensione nei prossimi anni. A volte nemmeno gli stessi dipendenti sanno quando matureranno il diritto. E sono soprattutto i giovani che si approcciano al mondo del lavoro che vanno accompagnati, nella complessità delle logiche che governano lo sviluppo delle loro carriere, anche dal punto di vista previdenziale. Oggi più che mai con il sistema contributivo, che richiede che vengano prese le giuste decisioni per tempo”.
PENSIONI DI INVALIDITÀ, I RITARDI NELLE VISITE MEDICHE DI CONTROLLO
Sembra non esserci pace per i percettori delle pensioni di invalidità. Come riporta teleramamews.it, infatti, lo Spi-Cgil di Lecce segnala diversi casi di sospensione del pagamento dell’assegno per mancata presentazione alla visita medica di controllo. Il problema è che gli interessati hanno ricevuto diverso tempo dopo, rispetto all’appuntamento fissato, l’avviso di convocazione da parte dell’Inps. Viene citato il caso di un pensionato, la cui visita era stata fissata per lo scorso 6 dicembre, ma la raccomandata è stata presa in carico da Poste Italiane solo il 1° dicembre ed è stata consegnata il 29 dello stesso mese. Nel frattempo, già il 7 dicembre, era stata firmata la lettera di sospensione della pensione di invalidità. Che è arrivata guarda casa lo stesso 29 dicembre. “L’Inps potrebbe organizzare meglio il meccanismo delle convocazioni, inviando gli inviti con maggiore anticipo”, spiega il Segretario provinciale dello Spi-Cgil Gioacchino Marsano.
GANGA (CISL): PREVIDENZA COMPLEMENTARE SIA ACCESSIBILE A TUTTI
Dopo l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni di ieri, Ignazio Ganga spiega che “per la Cisl la previdenza complementare deve essere accessibile per tutti i lavoratori ed è necessario che le istituzioni adottino iniziative più determinate per incentivare l’iscrizione ai fondi pensione, con particolare riguardo ai giovani”. Roberto Ghiselli, Segretario confederale della Cgil, ritiene “positiva la volontà espressa dal Governo di valutare e dare risposte sulle proposte avanzate, ad iniziare dalla riapertura di un periodo di silenzio/assenso anche preceduto da una campagna di educazione previdenziale, dalla previsione di procedure a tutela della libertà di adesione di tutti i lavoratori e misure che possano contrastare il mancato versamento dei contributi da parte delle aziende, dall’introduzione di fondi negoziali nei settori esclusi come il comparto della sicurezza e dal sostegno agli investimenti dei fondi nell’economia reale e nel welfare del Paese”.
VERSO NUOVO SEMESTRE DI SILENZIO-ASSENSO
Ieri c’è stato un nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni e l’esecutivo ha dato la propria disponibilità a valutare un nuovo periodo di silenzio assenso (che scatterebbe dal 1° gennaio del 2023) di sei mesi per incentivare l’adesione dei lavoratori, tramite il loro Tfr, alla previdenza complementare. Si tratterà anche di capire, come spiega Il Messaggero, se tale misura dovrà valere solo per le imprese sotto una certa soglia di dipendenti oppure a tutte. Questo perché attualmente nelle aziende sopra i 50 dipendenti il Tfr non destinato ai fondi pensione viene trasferito allo Stato e ciò potrebbe quindi determinare “un problema di conti pubblici”. “Il rafforzamento della previdenza complementare è centrale per offrire pensioni dignitose ai futuri pensionati e come tale va tutelata, per fare ciò è necessario investire risorse anche in una campagna informativa che crei una diffusa cultura previdenziale”, ha detto il Segretario confederale della Uil Domenico Proietti dopo l’incontro.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TRIDICO
Intervenendo al webinar “L’Inpgi passa all’Inps. Come cambia la busta paga e il futuro previdenziale dei giornalisti”, Pasquale Tridico, come riporta Adnkronos, ha parlato della novità di riforma pensioni che riguarda i giornalisti, che passeranno sotto l’Inps da lui presieduto. “Fin dal primo gennaio scorso abbiamo pensato alle migliori soluzioni per garantire una transizione senza problemi che tuteli i dipendenti dell’Inpgi, i giornalisti, le aziende contribuenti, all’interno di un mondo, quello dell’Inps, che è abituato a numeri ben più ampi e all’assorbimento di altri istituti di previdenza pubblici e privati, realizzati con successo sempre garantendo professionalità, tutele e benessere per lavoratori all’interno delle integrazioni”.
I LAVORATORI INPGI CHE PASSANO ALL’INPS
“Tra tutti i fondi che abbiamo l’Inpgi rappresenta lo 0,1% dei contribuenti, lo 0,3% dei contributi, lo 0,1% dei pensionati. Il disavanzo di 200 milioni dell’Inpgi per noi è un disavanzo molto piccolo nella gestione complessiva dei fondi dell’Istituto”, ha aggiunto Tridico. Come riporta affaritaliani.it, Marina Macelloni, Presidente dell’Inpgi, ha invece evidenziato: “Siamo riusciti, nelle condizioni di una crisi industriale di cui non si vede la fine e di cui forse ci si occupa anche poco, a ottenere la migliore soluzione possibile”, visto che “giornalisti che hanno un lavoro dipendente e i pensionati saranno garantiti dalla previdenza pubblica” e “abbiamo anche ottenuto la tutela dei lavoratori Inpgi, nessuno perderà il posto di lavoro, perché l’Inps garantirà il posto di lavoro ad almeno 100 persone”.
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