IPOTESI QUOTA 100 A 64 ANNI
Secondo quando riporta Il Sole 24 Ore, il Cnel sta lavorando alla messa a punto di una misura di riforma pensioni per evitare che dopo la fine di Quota 100 ci sia lo “scalone” di cinque anni di cui si è cominciato a parlare prima ancora della stesura della manovra. Inoltre, si vorrebbe studiare una qualche forma di “pensione di garanzia” per i giovani. Il Presidente Tiziano Treu, aggiunge il quotidiano di Confindustria, avrebbe quindi “messo insieme un gruppo di tecnici composto da Alberto Brambilla, Angelo Pandolfo, Cesare Damiano, Marco Leonardi, Michele Raitano, Michele Faioli”. Dato che in questo gruppo c’è Brambilla, non è da escludere che possa essere riportato alla luce il suo progetto di una Quota 100 a partire dai 64 anni di età (quindi con 36 di contributi) con delle penalizzazioni o addirittura il ricalcolo contributivo dell’assegno, come avviene per Opzione donna. Sicuramente si tratterebbe di una Quota 100 sostenibile dal punto di vista dei conti pubblici, ma meno gradita dai lavoratori rispetto all’attuale.
MELONI ATTACCA IL GOVERNO
La notizia di riforma pensioni riguardante un intervento sugli assegni di invalidità e reversibilità pubblicata da Italia Oggi ha avuto una certa eco, raggiungendo anche Giorgia Meloni, che, sulla sua pagina Facebook, non ha risparmiato critiche al Governo, scrivendo in un post quanto segue: “Dopo la miriade di micro-tasse che altro non sono se non un aumento dell’Iva nascosto, i pentapiddini affondano i loro artigli anche sulla previdenza sociale: agli invalidi e alle vedove che hanno già un reddito che supera di 4 volte il trattamento minimo verrà progressivamente tagliata la pensione. Questa è l’Italia al tempo degli incapaci al Governo: tasse a chi lavora, reddito di cittadinanza a nomadi, spacciatori e delinquenti, e taglio delle pensioni a invalidi e vedove. Come mai i parlamentari grillini non ci parlano anche di questo nella loro ridicola parodia di Camera Cafè?”, riferimento quest’ultimo al video di Paola Taverna dedicato alle misure contenute nella manovra che si ispira al programma con protagonisti Paolo e Luca.
2020, CAMBIAMENTI PER INVALIDITÀ E REVERSIBILITÀ
Sembra che nel 2020 potranno esserci dei cambiamenti per quanto riguarda le pensioni di invalidità e di reversibilità. Stando a quanto riportato da Italia Oggi, infatti, ci sarebbe l’intenzione di commisurare l’importo della pensione con altri redditi percepiti dal beneficiario. Nel caso degli assegni di invalidità, ci potrebbe essere anche una riduzione del 50% dell’importo nel caso ci sia un reddito superiore a 5 volte il trattamento minimo. Stesso trattamento si avrebbe anche nel caso degli assegni di reversibilità. C’è da ricordare che la soglia indicata equivale a poco più di 2.500 euro. Più volte in passato si è parlato di interventi di riforma pensioni su questo tipo di prestazioni ed è bene quindi essere cauti perché si sta parlando oltretutto di assegni erogati a soggetti socialmente più deboli. Anche se in linea teorica l’intento di una commisurazione della prestazione rispetto al reddito sembrerebbe rivolta a evitare di erogare risorse a chi ne ha già a disposizione tramite altre fonti di sostentamento.
LA SPESA PER PENSIONI ED EDUCAZIONE
In un editoriale pubblicato sul Messaggero, Francesco Grillo evidenzia che in Italia “investiamo in educazione – dagli asili alle università – 4,3 volte di meno di quello che spendiamo in pensioni”. Di fatto, sottolinea l’economista, il nostro Paese spende più per misure di riforma pensioni e protezione di chi è uscito dal mondo del lavoro che non per la preparazione di chi si deve ancora affacciare sul mercato lavorativo. “La notizia ulteriore è, però, che nel 1992, poco prima, della prima grande riforma della Scuola (e delle Pensioni), quel rapporto era migliore (inferiore a 3); e che esso a leggere la nota al Def – peggiorerà ulteriormente (arrivando a 6) fino al 2040, con un’ulteriore riduzione di quella per la Scuola e un aumento della spesa previdenziale”, spiega ancora Grillo, secondo cui “ci siamo, da soli, intrappolati in un sentiero che ci sta svuotando: dovrebbe essere questo numero a dover occupare il centro del dibattito sulla Finanziaria. Accanto a quello sul Deficit o sul Debito pubblico sul Prodotto Interno Lordo”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TRIDICO
Intervistato dal Messaggero, Pasquale Tridico torna a ribadire che cancellare la riforma pensioni con Quota 100 “sarebbe stato inopportuno, con la frustrazione di legittime aspettative. Allo scadere naturale si può pensare a una revisione complessiva del sistema che abbia l’ambizione di essere strutturale, fermo restando che Quota 100 in sé costituisce già uno scivolo temporaneo per ammorbidire lo scalone per molti che non sono coinvolti dalle altre forme di anticipazione, dopo la riforma del 2011”. Dal suo punto di vista “bisognerà mettere a frutto soprattutto l’analisi della prossima commissione sui lavori gravosi, superando le età di pensionamento uguali per tutti”. Il Presidente dell’Inps ripropone quindi “un sistema di coefficienti che tengano conto appunto della gravosità del lavoro. Sarebbe un modo per prevedere un’età di uscita dal lavoro per ogni categoria, in maniera flessibile”.
LA PROPOSTA SULL’ASPETTATIVA DI VITA
Ovviamente “ci dovrà essere un’età minima, la stabilirà il legislatore”. Per Tridico si potrebbe anche “pensare ad una correzione di una norma che reputo ingiusta, cioè l’incremento dell’aspettativa di vita con effetti sui requisiti di pensionamento per tutti, anche su chi è già vicino alla pensione. Si dovrebbero neutralizzare gli effetti degli incrementi sull’età di pensionamento, da una determinata età in poi, ad esempio da 60 anni: in modo che l’aumento dell’aspettativa di vita sia bloccato per le singole coorti di lavoratori. Per ogni anno di nascita una certa aspettativa, che poi non cresce più. Così si dà certezza”.