CIMBRI: QUOTA 100 NON CE LA POSSIAMO PERMETTERE

Carlo Cimbri, Ceo di Unipol, in un intervento a un convegno organizzato da Il Messaggero, ha parlato della riforma pensioni con Quota 100, evidenziando, secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, che “se c’è crescita, aumenta la gente che lavora e che paga contributi e allora ci si può permettere di abbassare l’età pensionabile, ma se questo non c’è, non si può fare”. A questo proposito su Econopoly, blog del sito del Sole 24 Ore, un articolo di Maurizio Sgrol ricorda i contenuti della recente relazione annuale della Banca d’Italia; “Sulla base delle evidenze disponibili per i paesi dell’area dell’euro e per l’Italia, è poco probabile che l’uscita anticipata di alcune coorti di lavoratori più anziani possa avere ricadute significative sulla domanda di lavoro per gli individui di altre classi di età nel settore privato”. Dunque Quota 100 non aiuterebbe a far aumentare l’occupazione e quindi il numero di lavoratori che contribuiscono a mantenere sostenibile il sistema previdenziale nel lungo termine.



QUOTA 100, STATALI E DOMANDA ALL’INPS

La riforma pensioni con Quota 100 ha previsto, come noto, una finestra di sei mesi per l’ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici, che dovranno dare un preavviso appunto di sei mesi prima di poter lasciare il proprio posto di modo che sia possibile organizzare per tempo i concorsi necessari a evitare disservizi per i cittadini a causa di vuoti d’organico. Un lettore del sito di Repubblica ha chiesto all’esperto pensioni se è vero, come ha sentito, che occorre attendere una risposta di accettazione delle dimissioni prima di poter presentare domanda all’Inps. La risposta a cura della Fondazione studi consulenti del lavoro evidenzia che “in assenza di qualsiasi indicazione puntuale da parte del dipartimento di Funzione Pubblica”, si ritiene che non sia necessaria alcuna risposta di accettazione, “in quanto l’art. 14 c. 6 lett. c del decreto specifica: ‘la domanda di collocamento a riposo deve essere presentata all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi’, senza alcuna menzione di un obbligo di attesa della relativa risposta”.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BENTIVOGLI

Oggi sono scesi in piazza, per uno sciopero generale, i metalmeccanici. Tra le ragioni della protesta anche la richiesta di una riforma pensioni che faccia in modo che si tenga conto delle diverse professioni che vengono svolte. Lo ha ribadito Marco Bentivogli, che da Milano ha detto: “Chiediamo al governo di ridurre le tasse a chi le paga abbassando l’Irpef, fare una vera lotta all’evasione fiscale, sostenere gli investimenti industriali, fare in modo che le pensioni riconoscano le diversità che ci sono nel mondo del lavoro”. Secondo quanto riporta l’Agenzia Sir, il Segretario generale della Fim-Cisl ha anche criticato in maniera piuttosto forte l’esecutivo: “Siamo scesi in piazza perché il governo in quest’anno ha mortificato l’Italia del lavoro, ha mortificato gli italiani onesti con i condoni fiscali. Si è comportato come Schettino: per qualche applauso ha rischiato di far affondare la nave. E adesso ci aspetta un autunno drammatico”. Parole piuttosto forti quelle del sindacalista. Vedremo se arriveranno repliche dagli esponenti del Governo.



I DATI SU QUOTA 100

La riforma delle pensioni con Quota 100 ha favorito l’assunzione di giovani? Non proprio secondo lo studio della Fonduzione Consulenti del Lavoro. Come evidenziato da Paolo Pagliaro a Otto e mezzo, alle 315 mila uscite previste con Quota 100 dovrebbero corrispondere appena 116 mila ingressi di giovani Under 30. Una percentuale piuttosto inferiore rispetto alle attese del Governo M5s-Lega, con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio che si era spinto ad affermare che il nuovo sistema pensioni avrebbe «triplicato i posti di lavoro». Il tasso di assunzione è di 37 su 100, Next Quotidiano sottolinea che nel settore bancario le uscite non verranno rimpiazzate con nuove assunzioni, con i giovani che verranno rimpiazzati da soluzioni di machine learning e artificial intelligence. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DI MAIO

Luigi Di Maio torna a garantire che il Governo non farà passi indietro sulla riforma pensioni e non taglierà i servizi per soddisfare le richieste dell’Ue sui conti pubblici. Secondo quanto riporta agenzianova.com, il vicepremier, parlando alla stampa da Sassari, ha spiegato che l’esecutivo agirà “con responsabilità sicuramente perché noi dobbiamo affrontare la procedura per tutelare i conti dell’Italia ma anche per abbassare le tasse” e ha poi aggiunto che “saremo responsabili ma non fessi. Se qualcuno pensa di tagliare i servizi agli italiani, le pensioni e i soldi per scuole e università, su questo troverà nel governo italiano un muro in cemento armato”. Il ministro del Lavoro ha anche voluto rilanciare un tema a lui caro quale la legge sul salario minimo: “Dobbiamo abbassare le tasse, ridurre i costi, come gli oneri fissi nelle bollette elettriche, e aumentare i salari partendo dal salario minimo ma anche dalla riduzione del cuneo fiscale”, ha detto. Sembra quindi confermata la volontà dell’esecutivo di non fare marce indietro sul fronte previdenza.

SOLO IL 5% DEGLI ITALIANI È PREOCCUPATO

Si continua a parlare della riforma pensioni con Quota 100 e del fatto che le domande pervenute all’Inps sono inferiori alle attese. Chiaramente ciò lascia emergere dei risparmi che potrebbero rivelarsi fondamentali per il Governo, viste le sue difficoltà coi conti pubblici, acuite anche dalla probabile apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Ue. In ogni caso, a parte il numero di domande presentate per Quota 100, sembra che in tema di pensioni gli italiani non abbiano particolari preoccupazioni. L’Istituto Piepoli ha infatti realizzato un sondaggio per la trasmissione Porta a porta che, oltre a raccogliere le intenzioni di voto, ancora favorevoli alla Lega, mostrano che a preoccupare maggiormente gli italiani è il tema del lavoro (43%), davanti a quello della salute (10%) e dell’ambiente (9%). Le pensioni preoccupano solo il 5% degli intervistati. Il tema è meno preoccupante di quello della corruzione (8%), della sicurezza (7%), della giustizia e dell’immigrazione (entrambi al 6%).

RIACCESO IL DIBATTITO SUI VITALIZI IN SARDEGNA

Si sta parlando non poco in questi giorni in Sardegna della riforma pensioni degli ex consiglieri regionali. Massimo Zedda ha infatti accusato la maggioranza di voler reintrodurre i vitalizi, ma Dario Giagoni, capogruppo della Lega, tiene a precisare che “noi della Lega vogliamo abolire i privilegi, non incrementarli”, aggiungendo, secondo quanto riporta l’Ansa, che “la proposta di legge non è altro che il doveroso adeguamento della Regione in materia di contenimento della spesa pubblica attraverso la riduzione dei vitalizi assegnati agli ex consiglieri, contenuto nella legge di bilancio dello Stato”. Giagoni evidenzia che “l’adeguamento poteva essere messo in atto già dalla precedente legislatura che aveva però preferito portare avanti un provvedimento per l’attribuzione di un bonus economico aggiuntivo per i consiglieri a termine del mandato” e “la Lega aveva chiesto ai suoi alleati, allora presenti in Consiglio, di votare contro e rimanere in linea con i principi di abolizione degli sprechi pubblici che deve essere la base della nostra politica”.

QUOTA 100 DISCRIMINATORIA

In un intervento su L’Opinione delle libertà, Roberto Giuliano spiega di ritenere necessario cambiare la Legge Fornero, ma di non essere d’accordo con una riforma pensioni come Quota 100, “perché ritengo questa scelta classista e discriminatoria, perché favorisce i garantiti e cioè coloro che hanno già un lavoro e non pone un tetto o un limite agli aumenti di età che automaticamente scattano, allontanando sempre più, in particolare per i giovani, l’età di quando potranno andare in pensione. La quota 100 non solo favorisce l’andare in pensione ad una buona parte di dipendenti pubblici, ma amplificherà le difficoltà che in alcuni settori nevralgici della Pa già esistono, come ad esempio, nel settore sanitario, dove già da anni abbiamo carenza di personale specialista”. Dal suo punto di vista, “la prima cosa da fare sarebbe stata quella di applicare la quota 100 a tutti quei lavoratori che avendo i requisiti contributivi e l’età prevista risultino disoccupati, altro aspetto era quello di prevedere il cumulo con le casse private per coloro che sempre risultassero disoccupati”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TRIDICO

Pasquale Tridico ieri a Trieste è tornato a parlare di riforma pensioni. Secondo quanto riporta l’Ansa, infatti, il Presidente dell’Inps ha spiegato che Quota 100 “è una misura che dura tre anni ed è assolutamente sostenibile per i conti dell’Inps”. “Oggi abbiamo 140mila domande e si può anche intravedere un risparmio rispetto all’iniziale previsto da quel capitolo”, ha aggiunto Tridico, evidenziando quindi che “da questa misura si ricavano dei risparmi”, secondo il quale Naspi, reddito di cittadinanza e Quota 100 “sono tutti provvedimenti che cercano di dare risposte in un contesto economico difficile” e svolgono “una funzione di stabilizzazione sociale oltre che economica”. “Quando pensiamo ai conti pubblici pensiamo anche che, grazie a quelle misure, l’Inps funge da stabilizzatore automatico della situazione sociale”, ha detto ancora.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SALVINI

Intanto mercoledì sera si è svolto un vertice tra i ministri della Lega, al termine del quale Matteo Salvini, su Twitter, ha postato alcune foto scrivendo: “La squadra di governo della Lega, un gruppo di amici con cui abbiamo messo a punto le nostre proposte sulla riforma della scuola (65.000 insegnanti precari avranno finalmente una cattedra definitiva)…”. Tra le proposte evidenziate dal vicepremier anche quelle “sul sostegno ai disabili (aumento delle pensioni di invalidità e riconoscimento della Lingua dei Segni), sulla riforma fiscale (taglio delle tasse e liberazione di cantieri e opere pubbliche, impianti sportivi nelle periferie compresi)…”.