L’IDEA GIUSTA DI QUOTA 100

Secondo Severino Nappi, “Quota 100 ha rappresentato un grande cambio di passo in materia di pensioni, nella direzione del rispetto dei cittadini”. Questa misura di riforma pensioni “ha valorizzato il diritto del lavoratore di scegliere quando lasciare spazio alla nuova generazione, ricevendo il corrispettivo dei suoi sacrifici in termini commisurati ai contributi versati”. Dunque, secondo il Presidente dell’Associazione Nord, che recentemente ha presentato il progetto “Campania – Il nostro posto”, “è questa la strada giusta: dare dignità al lavoro e alla persona. L’idea di tornare indietro, come sembra proporre questo governo nascondendosi dietro i soliti problemi finanziari,  rivela tutta l’ipocrisia e l’incompetenza dei giallorossi”. “Il problema degli equilibri di bilancio in materia di previdenza si risolve aumentando il numero dei lavoratori e il loro trattamento economico. Anche per questo le misure assistenziali, senza politiche attive del lavoro, sono dannose e costituiscono l’unico vero spreco che non ci possiamo più permettere”, sono le sue parole riportate da anteprima24.it.



SIAM CONTRO INPS

Siam, il sindacato dell’Aeronautica militare, è pronto a inviare una lettera formale a Pasquale Tridico per chiedere che l’Inps si attenga a quanto disposto dal Consiglio di Stato riguardo “il diritto del personale, che ha maturato tra 15 e 20 anni di anzianità al 31 dicembre 1995, a beneficiare di un coefficiente di calcolo della ‘quota A’ più favorevole. Pari a 44% invece di 35%”. Askanews riporta le parole del Segretario generale Paolo Melis, secondo cui l’Inps deve ricalcolare “le pensioni in questione, rinunciando ad intraprendere ulteriori ed improbabili azioni ricorsive alla ricerca di una sentenza inverosimilmente più favorevole, senza mettere in atto un esercizio di pervicace cavillosità per non pagare ciò che evidentemente è giusto. Per di più sperperando il denaro pubblico ed ampliando il suo già spaventoso buco di bilancio”. Un caso quindi che ricorda quello del part-time verticale, tema non toccato dalle recenti misure di riforma pensioni, dove l’Inps si ritrova a soccombere in giudizio.



RIFORMA PENSIONI, IL COMUNICATO USB

Ci sarà anche l’Unione sindacale di base all’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni di lunedì. “La notizia della convocazione al tavolo delle sole Cgil Cisl Uil aveva fatto circolare la preoccupazione che si apprestassero a rimettere mano, in peggio, al sistema pensionistico come hanno fatto per ben otto volte negli ultimi trent’anni. Da Amato a Dini a Maroni fino a Monti e Fornero, Cgil Cisl Uil e governi di vari colori hanno prodotto un aumento clamoroso dell’età pensionabile (in Francia sono a 62, qui da noi già ben oltre i 67), la riduzione delle pensioni, soprattutto quelle medio-basse, e la diffusa sensazione che per i giovani non ci sarà alcuna decente copertura previdenziale”, scrive l’Usb in una nota, evidenziando che “ogni anno dalle pensioni entrano quasi 60 miliardi nelle casse dello Stato e che dal 2007 al 2017 la differenza tra contributi acquisiti e spesa pensionistica è stata di 87 miliardi. Altro che eccesso di spesa!”.



LA CRITICA A CGIL, CISL E UIL

Per l’Usb “la partecipazione al tavolo costituisce la possibilità di avanzare proposte concrete a partire dalla detassazione delle pensioni (siamo ben oltre la media europea), dal contrasto ai fondi privati, dall’abolizione della Fornero e dal rialzo delle pensioni minime. Ma rappresenta anche la possibilità di vigilare sui nuovi tentativi di raccontare frottole per favorire i pescecani delle assicurazioni e i loro brokers di Cgil Cisl Uil. È infatti proprio sull’involuzione del sistema previdenziale che si è consolidato il business della casta sindacale”.