IL FLOP DELLA RIFORMA QUOTA 100: I NUMERI

Mentre prosegue lo scontro nella maggioranza sulla proroga o meno di Quota 100 – qui sotto i focus utili per capire lo stato delle cose, attualmente, sul tema della riforma pensioni – l’Osservatorio sui conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli ha prodotto uno studio sul “flop” della misura introdotta dal Governo Conte 1.



Scrivono i due autori della ricerca citata dalla “Stampa”, Edoardo Bella e Luca Brugnara: «Il numero complessivo di beneficiari attesi è stato stimato attorno 290 mila unità nel 2019. Per poi raggiungere le 356 mila unità nel 2021 e infine decrescere sino a 155 mila nel 2028. Tuttavia, le domande di pensionamento accolte nel biennio 2019-2020 sono state inferiori al previsto. L’accesso a Quota 100 è stato riconosciuto a poco più di 193 mila lavoratori nel 2019 (-33,4% rispetto a quelli attesi) per poi raggiungere le 266 mila unità nel 2020 (-18,7%)». Anche il numero di aderenti alla Quota 100 non è stato alto come pensato dai tecnici di Lega e M5s che hanno reso possibile la riforma pensioni ora in scadenza, «La misura è stata utilizzata prevalentemente da uomini, con redditi medio-alti e con una incidenza percentuale maggiore nel settore pubblico».



QUOTA 100, LO SCONTRO RENZI-SALVINI

La riforma pensioni di Quota 100 non ci sarà nel 2022, o quantomeno gran parte del Governo punta a non rinnovarla: dopo l’annuncio la scorsa settimana del Ministro dell’Economia Daniele Franco, la conferma arriva da più parti dell’esecutivo e dalle pochissime “voci filtrate” da Palazzo Chigi. Gli unici a puntare decisamente su una proroga della misura, con magari qualche correttivo, resta la Lega di Salvini che mira a ribadire l’uscita dal lavoro come possibilità a 62 anni di età e 38 di contributi.

Intervistato da “La Stampa” il leader del Carroccio ha spiegato ieri come proseguirà la richiesta della Lega di un Green Pass più ragionevole e anche di una Quota 100 per l’intero anno 2022: «È viva, costa 400 milioni e io lavoro perché resti anche nel 2022». Contrarissimo invece Matteo Renzi che, dall’intervento a ‘24 Mattino’ su Radio24, sottolinea «Se la conferma di Quota 100 nel 2022 è il motivo per il quale Salvini sta lavorando, per me si può anche riposare. Quota 100 è un meccanismo populista: per dire che la Lega ha abolito la Fornero, hanno preso una determinata categoria di persone, solo quella, permettendogli di andare in pensione con un trattamento agevolato».



RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI DURIGON

Una misura «da cancellare» ha poi ribadito sempre Renzi riferendosi alla riforma pensioni approvata dal Governo Conte-1, «Rdc, Quota 100 e i decreti sicurezza siano da consegnare al ricordo nel più breve tempo possibile». All’orizzonte però, tra le diverse discussioni su quale possa essere la misura inserita nella prossima Manovra di Bilancio, si fa largo una precisa proposta dell’ex sottosegretario al MEF, Claudio Durigon. Lo spiega il “Messaggero” in un retroscena apparso stamattina: «il governo Draghi studia un meccanismo per sostituire Quota 100 e permettere di andare in pensione a 62 anni di età fino al 2024». Questo trapela da fonti del Tesoro, con il progetto messo in campo proprio dall’ex sottosegretario dimissionario per la vicenda del parco di Latina. La proposta dell’uomo di fiducia di Salvini è quella di replicare comunque i parametri di quota 100, ovvero 62 anni di età e 38 di contributi, anche se non è escluso che alla fine prevalga una soluzione più drastica, con la “quota” a 101 o a 102.