CISAL: SMANTELLARE LEGGI DINI E FORNERO

A Rimini ha preso il via il Consiglio nazionale della Cisal e il Segretario generale Francesco Cavallaro ha parlato di manovra e riforma pensioni. Secondo quanto riporta Askanews, il sindacalista ha criticato la scelta del Governo di confrontarsi solo con Cgil, Cisl e Uil. “Mentre quando era ministro del Lavoro Di Maio c’era un’inclusione delle organizzazioni sindacali, oggi il ministero è diventato di nuovo un club a circuito chiuso. Noi siamo la quarta confederazione che esiste in Italia, vogliamo dire la nostra. Se fa male a qualcuno che noi diciamo le cose come stanno pazienza, se ne faranno una ragione”, ha detto Cavallaro, aggiungendo poi che “per noi quota 100 non si deve toccare perché si dà almeno una opzione al cittadino per cercare di andare in pensione. Ma per noi la vera riforma delle pensioni dovrebbe essere cominciare a smantellare la Legge Dini e poi a sua volta la Fornero. Perché tra non molto ci accorgeremo che produrrà sempre più poveri”. Cavallaro ha anche ricordato l’importanza di arrivare a una separazione tra previdenza e assistenza.



QUOTA 100, 1,7 MLD CONGELATI DAL GOVERNO

Nella Legge di bilancio ci sarà la conferma della riforma pensioni con Quota 100, oltre che la proroga, per un solo anno, di Ape social e Opzione donna. La misura previdenziale varata la scorso anno viene anche utilizzata come “garanzia” per il rispetto dei parametri di bilancio che sono stati messi nero su bianco nei documenti inviati alla Commissione europea. In particolare, come spiega l’Ansa, c’è “un doppio meccanismo di ‘freezing’ a garanzia della tenuta dei conti: nella bozza della manovra, infatti, oltre al blocco di spese per 1 miliardo, si aggiunge anche un accantonamento specifico per Quota 100. Si prevedono infatti per il prossimo triennio altri risparmi per 1,7 miliardi in totale (300 milioni nel 2020, 900 nel 2021, 500 nel 2022) a garanzia dei quali vengono accantonate risorse equivalenti. Si prevedono poi due monitoraggi l’anno, entro il 15 marzo ed entro il 15 settembre, per liberare i fondi accantonati una volta perseguiti i risparmi”. Dunque una parte dei risparmi che si avranno da Quota 100 andranno prima di tutto usati per confermare il rispetto dei conti pubblici.



PROROGA PER APE SOCIAL E OPZIONE DONNA

Per Guglielmo Loy “non si cambia un sistema pensionistico ogni anno. Quota 100 va rivista. Le donne sono state massacrate dagli ultimi provvedimenti pensionistici, dalla Fornero e anche da Quota 100 che ha premiato i maschi, il pubblico impiego e il nord Italia”. Secondo quanto riporta today.it, il Presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps, parlando durante la presentazione del bilancio sociale dell’Istituto in Sicilia, ha ricordato che la riforma pensioni varata lo scorso anno ha lasciato “scoperta un’intera fascia di popolazione che non può accedere ai 38 anni di contributi. A queste persone va data una risposta con strumenti di flessibilità di uscita diversi dagli attuali”. Per il sindacalista, “il tema della flessibilità di uscita c’è, non tutti i lavori sono uguali, non tutti possono permettersi di arrivare con 42 anni di contributi a 63-64 anni. Ci sono lavori disagevoli, ci sono disoccupati a 63 anni che non hanno i loro anni di contribuzione e che rischiano di dover aspettare i 67 anni. A questa gente va data una risposta”.



PROROGA PER APE SOCIAL E OPZIONE DONNA

Dopo il vertice di maggioranza sulla manovra resta confermata la riforma pensioni con Quota 100, anche se Italia Viva, tramite Luigi Marattin, ha confermato la volontà di presentare l’emendamento per cancellare la misura durante l’iter parlamentare della Legge di bilancio. Considerando che questo deve concludersi entro la fine dell’anno, potremmo avere di fronte a noi più di un mese di “balletto” su Quota 100 con un fuoco incrociato all’interno della maggioranza. Secondo quanto riporta Repubblica, al di là di Quota 100, nel vertice è arrivata la conferma di un anno della proroga di Opzione donna e Ape social: “La prima consente ai soggetti in condizioni di necessità che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi di andare in pensione. Opzione donna è invece garantita a tutte quelle lavoratrici che hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni al 31 dicembre 2019 e un’età pari o superiore a 58 anni (se sono dipendenti) e a 59 anni (se sono autonome)”. Anche in questo caso non sono da escludere emendamenti, magari per una proroga più lunga.

IL TASSO DI RIVALUTAZIONE DEI MONTANTI

Con un comunicato pubblicato alla fine della scorsa settimana, il ministero del Lavoro ha fatto sapere che “l’Istat ha comunicato il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2019, ai sensi dell’art. 1, comma 9, della Legge n. 335 del 8 agosto 1995. Il tasso medio annuo, composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2018, risulta pari a 0,018254 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 1,018254”. Questo dato risulta importante dopo la riforma pensioni che ha introdotto il sistema contributivo. Come spiega Italia Oggi, infatti, “questo significa che mille euro di contribuzione accantonata nell’anno 2018, utile per il nuovo calcolo della pensione con il sistema contributivo”, “nel 2019 valgono soltanto 1.020 euro”. Tutto questo per effetto della scarsa crescita del Pil. Una notizia che non è certo positiva per il futuro pensionistico di molti italiani, soprattutto chi è pienamente nel sistema contributivo.

PENSIONI E COSTITUZIONE

In un’intervista al Foglio, Sabino Cassese arriva a trattare il tema della riforma pensioni con Quota 100 parlando del legame tra diritti e doveri, che sarebbe visibile nell’articolo 4 della Costituzione, laddove si dice che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Per il noto costituzionalista, “di questo articolo noi ricordiamo sempre la prima parte, non la seconda. Ricordiamo i diritti, non i doveri. Ora, la prima parte è diretta alla Repubblica”, mentre la seconda ai cittadini. “C’è un dare e un avere reciproco, tra società e individuo: la prima deve assicurare le condizioni per lavorare, il secondo deve lavorare per concorrere al progresso della società. Se ce ne ricordassimo un po’ più spesso, specialmente quando si parla di quota 100 e di pensioni, vi sarebbe più ‘progresso materiale o spirituale della società’”.

RIFORMA PENSIONI, IL CASO VITALIZI IN TAA

Lo scorso anno il Governo aveva imposto una riforma pensioni per i consiglieri regionali che avrebbe dovuto riguardare tutte le regioni, che se non si fossero adeguate avrebbero rischiato un taglio dei trasferimenti dallo Stato centrale. Il gruppo consiliare Futura denuncia però che “sfidando il comune senso del pudore e la capacità di sopportazione degli elettori, la Südtiroler Volkspartei prova a reintrodurre dalla finestra i privilegi che si vorrebbero far uscire dalla porta. Per non penalizzare una pattuglia di benestanti ex consiglieri, da Durnwalder in giù”. In una nota riportata dall’agenzia giornalistica Opinione, si legge che “la Svp si è presentata al tavolo con 11 emendamenti al ddl n.11 (che ridimensiona i vitalizi attraverso il calcolo contributivo) che ne riducono fortemente l’impatto, cercando – con diverse modifiche alle leggi regionali – di limitare i tagli previsti alle ‘pensioni’ dei consiglieri regionali (e dei loro familiari)”.

LE PAROLE DI GHEZZI

Futura spiega che il Presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, Roberto Paccher, ha fatto alcune aperture alle proposte degli alleati di giunta, “soprattutto rispetto all’introduzione di una nuova ‘indennità differita’ per gli attuali consiglieri regionali”. Per il capogruppo di Futura, Paolo Ghezzi, è però “inaccettabile che la maggioranza regionale non risolva le proprie contraddizioni e le scarichi sulle minoranze”, che “avrebbero dovuto valutare una serie di complessi emendamenti, appena 24 ore prima della seduta della prima commissione regionale”.