ELEZIONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: LA PROSSIMA SARÀ DECISA DAI CITTADINI?

Con lo spettacolo a cui abbiamo assistito con l’elezione del presidente della Repubblica è tornata in auge la discussione sulla necessità di approvare una riforma dei poteri del capo dello Stato, instaurando il sistema di presidenzialismo o semipresidenzialismo. Di questa ipotesi si è iniziato a parlare soprattutto dopo la conferenza stampa di fine anno del premier Draghi, quando è parso a diversi analisti che il presidente del Consiglio stesse avanzando la propria candidatura per il Quirinale. A quel punto sono stati in molti a chiedersi se un profilo come quello di Mario Draghi sarebbe stato “utile” anche sul Colle più alto della politica italiana.



L’obiezione posta dagli scettici era infatti quella che il presidente della Repubblica non ha grande possibilità di incidere sulla vita politica del Paese, se non al momento di apporre la propria firma sulle leggi o durante le crisi di governo.

Non la pensa in questo modo Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, che sulle pagine del Financial Times ha firmato un editoriale spiegando che “per decenni la presidenza della Repubblica è stata marginale, e largamente cerimoniale. Ma più di recente, di fronte a un panorama politico sempre più frammentato, i presidenti hanno usato i poteri conferiti dal ruolo in modo sempre più efficace. Gli ultimi due capi dello Stato hanno agito in un modo paragonabile a un mix di presidenti non esecutivi e di pontefici secolari“.



RIFORMA POTERI CAPO DELLO STATO: SEMI-PRESIDENZIALISMO E PRESIDENZIALISMO

Ad evocare una riforma dei poteri del presidente della Repubblica in senso semi-presidenzialista è stato, fra gli altri, il ministro dello Sviluppo Economico, il leghista Giancarlo Giorgetti, dichiarando nell’ultimo libro di Bruno Vespa che “Mario Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il Presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole“. Un esempio di semi-presidenzialismo è la Francia, dove il potere esecutivo è condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro; il capo dello Stato è eletto direttamente dal popolo e nomina il secondo sulla base del risultato elettorale.



Il presidenzialismo è invece in vigore negli Stati Uniti, dove l’inquilino della Casa Bianca è sia il capo dello Stato sia il capo del governo.