Negli ultimi giorni il dibattito politico si è concentrato, oltre che alle polemiche legate all’immigrazione e alla tragedia in terra di Calabria, su Mia, la nuova misura per l’inclusione attiva, immaginata dal Governo Meloni, almeno per le indiscrezioni disponibili, come l’erede del Reddito di cittadinanza grillino.
Cruciale sembra essere, ancora una volta, il tema di come definire chi è, o potrebbe essere, occupabile e chi no. Per le informazioni in nostro possesso, l’Esecutivo sembra aver compiuto una scelta netta a favore delle famiglie con minori, over 60 o disabili al proprio interno. Una scelta, ad esempio, molto diversa, e per certi aspetti più “semplice”, da quella compiuta dal Governo Draghi con l’approvazione del programma GOL che, altresì, mette al centro il sistema di profilazione qualitativa dell’utenza e che si caratterizza, appunto, per una prospettiva di personalizzazione dei percorsi di inserimento/riqualificazione, distinti, appunto, sulla base di una valutazione multidimensionale dei bisogni e dei vincoli.
Questo strumento è chiamato, infatti, a individuare la probabilità teorica di diventare disoccupati di lunga durata sulla base di un set articolato di variabili osservabili, in linea con le migliori esperienze internazionali, quali: età, sesso, residenza, titolo di studio, esperienze lavorative pregresse, ecc.
Nel Programma GOL il momento del cosiddetto “assessment” rappresenta infatti una valutazione complessa e approfondita che parte dalle competenze del lavoratore, dai suoi bisogni, anche oltre la sfera meramente lavorativa, e dalle sue legittime aspirazioni, ma anche dalle concrete opportunità occupazionali che il mercato del lavoro e il sistema delle imprese locali può offrire. Un focus specifico è dedicato, ad esempio, alle sempre più cruciali competenze digitali e linguistiche e ci si propone di misurare anche l’autonomia negli spostamenti e la disponibilità alla mobilità territoriale.
Sulla base del profilo di occupabilità, dell’analisi dello skill gap e della complessità del bisogno, il programma GOL individua così specifici percorsi per 5 diversi gruppi di lavoratori dai bisogni simili.
Ogni percorso si caratterizza, infatti, dalla diversa intensità degli interventi attivati nelle sfere dell’assistenza nella ricerca del lavoro, della formazione professionale e dei servizi complementari alle politiche del lavoro.
Questo modello è da ritenersi, per molti aspetti, ancora “sperimentale” visti i tempi ridotti (da giugno 2022) di concreta implementazione. Le nuove politiche attive, tuttavia, non dovrebbero esimersi dal ricorrere agli strumenti di cui, grazie alle risorse del Pnrr e del Programma GOL, il sistema si è dotato in questi ultimi mesi.
Un primo banco di prova potrebbe essere, quindi, già nelle prossime settimane, proprio quello relativo alla definizione degli “occupabili” nel “nuovo” Reddito di cittadinanza in fase di ridefinizione. L’iter parlamentare, ma anche l’ascolto delle amministrazioni e dei diversi attori chiamati a realizzare le politiche attive, potrebbe, insomma, rappresentare l’occasione per convincere il Governo a tornare sui suoi passi e a scommettere su strumenti, certamente migliorabili, ma innovativi per il nostro Paese.
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