Il caso dei presunti dossieraggi su cui la procura di Perugia sta indagando è già finito sul tavolo del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, e potrebbe accelerare la riforma dei servizi segreti. Uno dei componenti ha riferito al Corriere che la vicenda verrà esaminata con cura, «perché stiamo parlando di cose che potrebbero essere rilevanti per la sicurezza nazionale». Al momento non c’è una convocazione, anche perché il Parlamento resterà chiuso nei prossimi giorni, ma diversi componenti del Copasir hanno espresso la disponibilità a riunirsi anche nella settimana di sosta, pure tramite conference call. Il primo step potrebbe essere quello di sentire l’autorità delegata del governo, cioè Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti. «Chiederemo all’esecutivo che ci dica cosa è successo e soprattutto quali misure si intende prendere per proteggere le istituzioni». L’inchiesta è partita dalla denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, oggetto di alcuni articoli per una consulenza da 2 milioni di euro ottenuta dalla ex Finmeccanica e in presunto conflitto di interessi col suo ruolo governativo.



La vicenda dei dossieraggi e l’ipotesi che alcuni politici possano essere oggetto di attenzioni di schegge impazzite nascoste nelle istituzioni potrebbe, però, accelerare la riforma dei servizi segreti che ha in animo il governo proprio tramite Mantovano. Stando a quanto riportato da Il Giornale, nelle scorse settimane Mantovano, intervenendo al seminario Intelligence economica nell’era digitale alla Luiss School of Government, ha anticipato l’intenzione di una riforma che renda l’intelligence più efficiente e funzionale, evitando sovrapposizioni, anche tramite un nuovo meccanismo di reclutamento, allargando alle università la selezione di nuovi analisti. L’obiettivo è arrivare ad una «migliore articolazione organizzativa soprattutto nel settore economico-finanziario».



I DATI DELL’ANTIMAFIA USATI PER DOSSIER SU POLITICI

Il presunto “mercato” delle segnalazioni di operazioni sospette (Sos) è venuto a galla dopo un articolo di giornale sui guadagni di un ministro e potenziali conflitti di interesse, ma l’attività del luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, indagato per accesso abusivo a sistemi informatici a partire da quell’episodio, e poi rimosso, potrebbe non essere confinata alle notizie uscite sulla stampa. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, potevano servire a individuare altri circuiti, per capire l’uso che ne avrebbero fatto, e come sollecitazioni a svolgere indagini nei confronti anche di soggetti non direttamente collegati alle Sos da cui avevano preso spunto le ricerche. Ma c’è anche l’ipotesi di raccolte dati su singole persone su specifiche richieste o esigenze di amici e conoscenti.



L’oggetto dell’indagine della procura di Perugia è l’attività del “Gruppo Sos” presso cui arrivavano migliaia di segnalazioni tra cui scegliere quelle meritevoli di approfondimento. Da un nome, tramite l’accesso alla banca dati della Direzione nazionale antimafia e ad altri sistemi informatici, a partire dall’Agenzia delle entrate, è possibile raccogliere informazioni da cui costruire la vita di una persona, non solo dal punto di vista economico. Le centinaia di accessi a nomi della politica e non solo, spiega il Corriere, hanno fatto sospettare che le attività difficilmente sarebbero sfociate in indagini correlate alla criminalità organizzata e al riciclaggio. Sarebbero state individuate, infatti, interrogazioni difficilmente riconducibili alla “missione” originaria della Dna. Da qui il sospetto di una possibile deviazione rispetto a fini istituzionali sui trascorsi della struttura dove confluiscono dati sensibili, che possono a loro volta essere usati per ottenere altri dati sensibili.