Sta per venire alla luce il nuovo Tribunale unico per la famiglia e le persone. La finalità del nuovo nato è buona: unificare procedure e organi giudiziari che si occupano dello stato delle persone, la tutela e protezione dei minori e delle famiglie e porre così fine a quell’intreccio di norme e competenze tra Tribunale per i minorenni e Tribunale ordinario che spesso crea intralci al buon funzionamento della macchina giudiziaria e incertezze interpretative.
Oggi i Tribunali per i minorenni hanno competenza distrettuale e ciò significa che i loro uffici e le loro competenze sono concentrati presso la sede della Corte di appello (Milano ad esempio) e la sua competenza si estende su un territorio vastissimo (dal Tribunale dei minorenni di Milano, ad esempio, dipendono tutte le procedure di mezza Lombardia: Como, Varese, Lecco, Monza, Pavia fino a Sondrio). I nuovi organismi avranno competenza circondariale: e cioè ve ne sarà uno per ciascun Tribunale. Ne guadagnerà il principio di prossimità: procedimenti giudiziari più vicini al territorio e ai suoi cittadini.
Questi Tribunali si occuperanno, tra le altre materie, di riconoscimento e disconoscimento dei figli, separazioni e divorzi, decadenza della responsabilità genitoriale, affido temporaneo, amministrazione del patrimonio del minore, materie del giudice tutelare. Resterà una sede distrettuale che si occuperà del penale, delle adozioni, cittadinanza e immigrazione e funzionerà come giudice di appello per le procedure avanti il tribunale circondariale.
Razionalizzazione, prossimità e semplificazione sono peculiarità positive della riforma, ma il disegno di legge ha sollevato anche molte e severe critiche da parte degli addetti ai lavori: magistrati, avvocati, associazioni.
Il principale rilievo che viene mosso è che il giudice della riforma sarà prevalentemente un giudice unico (collegiale solo per le adozioni e in appello). La caratteristica dei processi minorili, civili e penali, è stata e deve continuare ad essere che la soluzione delle diverse problematiche deve ispirarsi ai criteri della collegialità e multidisciplinarietà. L’affronto della delicata materia minorile deve continuare ad essere caratterizzata dal concorso di competenze del giudice professionale, conoscitore del diritto, ma che, di norma, non ha necessariamente competenze specifiche in materia minorile, e dei giudici onorari invece esperti in scienze umane (psicologi, neuropsichiatri, pedagogisti, criminologi, ecc.).
La mancanza di questa multidisciplinarietà non può certo essere sopperita con il ricorso alle consulenze e perizie che per definizione richiedono ingenti esborsi economici per le famiglie oltre che per lo Stato (sempre a corto di risorse), oltre che tempi lunghi prima di arrivare ad esprimere un parere finale sulle questioni in trattazione con conseguente dilatazione dei tempi di durata del procedimento.
Si pensi, per capire come sia rilevante che le decisioni sui minori si nutrano dell’apporto di soggetti di diverse professionalità e sensibilità, ad una delle caratteristiche del processo avanti il Tribunale dei minorenni in composizione collegiale che ancora oggi resiste: in molti casi i collegi devono essere formati, oltre che da un giudice professionale, da due esperti necessariamente di sesso diverso per poter così godere dei diversi apporti che possono fornire un uomo e una donna.
La risposta dei propugnatori della riforma a queste critiche è che il giudice professionale non sarà solo, ma coadiuvato dal neonato “ufficio del processo” che potrà avvalersi, oltre che dell’apporto di giovani neolaureati, anche dei giudici onorari, ancora operanti, ma le cui funzioni e responsabilità saranno però, come da molti evidenziato, assai ridimensionate in quanto non parteciperanno alla fase decisionale, ma solo a quella istruttoria.
In conclusione l’auspicio è che i parlamentari che stanno per approvare il disegno di legge che istituirà il nuovo Tribunale unico per le persone e la famiglia tengano conto di tutti i suggerimenti provenienti dal mondo giudiziario e delle associazioni, per non disperdere il patrimonio di professionalità e conoscenza che caratterizza oggi il processo minorile.
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