Con lo scoppio della guerra in Ucraina i Paesi europei hanno iniziato a ridurre la richiesta di gas dalla Russia. Solo in Italia si è passati da una dipendenza pari al 40% all’attuale 9%. Impossibile però, alle condizioni attuali, azzerarla completamente. Nel mentre si è fatto sempre più acceso il ‘pressing’ statunitense nel diventare l’unico fornitore gnl per i paesi europei.
In occasione dei Consiglio sull’Energia Usa -UE tenutosi ieri a Bruxelles si è fatto il punto della situazione. Come ha infatti riportato Le Figaro il segretario di Stato americano Anthony Blinken si è detto soddisfatto di come le esportazioni di GNL americano verso il Vecchio Continente siano più che raddoppiate. Si parla infatti di un + 140% rispetto all’anno precedente. E con l’incontro G7 previsto per la prossima settimana in Giappone sul tema dell’ambiente e del clima, gli Stati Uniti ne approfitteranno per sottolineare la necessità di un’ulteriore riduzione di acquisti di gas russo.
Intanto nella citata riunione le due parti (Usa e UE), con lo sguardo proiettato al prossimo inverno, hanno assunto un impegno congiunto proprio in tal senso: meno dipendenza dalla Russia e accelerazione verso la transizione green, con l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.
Strategie per accelerare il distacco dalla Russia
Washington vuole ridurre ogni dipendenza dalla Russia. Non solo quindi dal gas ma anche con riferimento al nucleare. Ricordiamo però come la Russia rappresenti il terzo fornitore di uranio del continente. E come se non bastasse 5 stati europei sono doppiamente legati a Mosca: Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Finlandia e Slovacchia hanno reattori nucleari che sono stati fabbricati proprio in Russia.
Al riguardo gli Stati Uniti, pur di raggiungere il loro scopo, si sono mostrati pronti a trovare una soluzione tecnologica adeguata per portare questi stati ad un rimpiazzo che permetta di troncare ogni rapporto con Rosatom, società pubblica russa attiva nel settore del nucleare . Soluzione però inattuabile allo stato attuale.
Secondo gli esperti dunque l’unica strategia che potrebbe essere messa in atto potrebbe consistere nell’elevare sanzioni ai paesi che acquistano o continuano a dipendere dalla Russia. Soluzione però anche questa impensabile e troppo estrema, dal momento che, come è stato sottolineato su Europa Today, alcuni portavoce della Commissione Europea hanno più volte ribadito che “le sanzioni devono colpire la Russia più dell’Ue”, e la direzione da intraprendere dovrebbe essere solo nel senso di una riduzione dei consumi.