Il 2 settembre è stata una serata memorabile alla Scala. Non per il titolo Rigoletto, molto amato dal pubblico scaligero e presentato di consueto ogni due-tre anni. Non per l’allestimento (firmato da Gilbert Deflo–regia-, Ezio Frigerio-scene, Franca Squarciapino-costumi, Marco Filibeck–luci) datato 1994, elegante e tradizionale e già ripreso (con piccoli adattamenti) una decina di volte. Non per il maestro concertatore – un veterano del repertorio verdiano come Daniel Oren. Non per il protagonista, il quasi ottantenne Leo Nucci che ha interpretato il ruolo oltre 550 volte che ormai impersona, più che il personaggio, se stesso che recita e canta Rigoletto. Ma perché a teatro esaurito – evento insolito alla Scala specialmente all’inizio di settembre – è nata una stella: un giovanissimo soprano albanese dell’Accademia scaligera, Enkeleda Kamani, applauditissima a scena aperta dopo Caro Nome al primo atto, e coperta da vere e proprie ovazioni dopo Sì Vendetta al termine del secondo tanto che lei e Nucci hanno dovuto concedere un bis – altro evento insolito alla Scala.
Enkeleda Kamani è nata a Fushe-Kruje (Albania). Dopo gli studi di canto nella sua città natale si è diplomata all’Università delle Arti di Tirana come miglior allieva. Ha continuato gli studi nella classe del soprano Mariana Leka e ha completato il master biennale con Giuseppe Gipali. Ha frequentato inoltre masterclass con Ermonela Jaho e Elda Laro. Nel 2017 ha vinto il concorso AsLiCo per giovani cantanti lirici per il ruolo di Pamina nel Die Zauberflöte, e si è esibita così nei teatri del Circuito Lirico Lombardo (Bergamo, Como, Brescia, Cremona e Pavia) sotto la direzione di Federico Maria Sardelli. E’ stata inoltre premiata al prestigioso Concorso Internazionale Ottavio Ziino di Roma. Contemporaneamente è ammessa all’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala. Ha già preso così parte a diverse produzioni in scena al Piermarini, ma in Rigoletto era semplicemente perfetta nel ruolo di Gilda: giovane, virginale in un tanto semplice quanto elegante abito bianco (che spiccava rispetto agli sgargianti costumi degli altri), era tenerissima tanto che Nucci se la è stretta al cuore con atteggiamento davvero paterno quando, al calar del sipario, c’è stato un quarto d’ora d’ovazioni. Vocalmente ha affrontato perfettamente il difficile ruolo di Gilda che – al pari di quello della protagonista de La Traviata –richiederebbe due differenti soprano: uno lirico di coloratura nel primo atto che da metà del secondo diventa uno drammatico.
E’ una indicazione non solo della qualità di Enkeleda Kamani, a cui auguriamo di scegliere bene i ruoli futuri in modo di avere un successo lungo e duraturo, ma anche dell’Accademia della Scala, da cui tranne Nucci, provenivano tutti i protagonisti della serata.
Il Duca era Chuan Wang, un tenore cinese trentenne che in questi mesi canta, oltre che a Milano, anche a Ginevra: timbro chiaro, ‘do’ seducenti, molto bravo nella cabaletta ma che deve ancora migliorare i legato ed il fraseggio. Sparafucile era Toni Nezic, un basso profondo croata eccellente nella parte, Maddalena Caterina Piva un’attraente mezzo soprano milanese attiva nel circuito lombardo e Las Palmas. Di spessore tutti gli altri giovani ‘accademici’: Valeria Girardello (Giovanna), Giorgio Lomiselli (Monterone), Ramiro Maturana (Marullo), Kim Hum (Matteo Borsa), Lasha Sesitashvili (Conte di Ceprano), Marika Spadafino (Contessa di Ceprano), Hwan An (Usciere), Francesca Pia Vitale (Paggio). Soltanto scorrere l’elenco di questi nomi consente di afferrare il ruolo internazionale dell’Accademia della Scala.
Grande successo, quindi, non solo per i singoli ma soprattutto per l’istituzione.